Esiste una relazione tra la misura dell’intervallo tra due gravidanze e l’aumento del rischio di parto prematuro?
Lo conferma una recente ricerca, presentata al Pregnancy Meeting di San Diego.
Gli studiosi sono riusciti a dimostrare la presenza di un evidente nesso tra la distanza ridotta tra due gravidanze e il pericolo di partorire prematuramente o che il bambino nasca sottopeso, quando anche il primo parto sia avvenuto prima del tempo.
La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 11.500 donne che avevano già vissuto l’esperienza di un parto prematuro, di per sé considerato fattore di rischio di recidiva.
Analizzando la forbice temporale tra un parto e l’altro, i dati evidenziano un aumento del pericolo che anche la seconda nascita avvenga prematuramente, quando l’intervallo è inferiore a dodici mesi.
La conclusione dello studio è che le donne con alle spalle un parto prematuro, avvenuto al di sotto delle 37 settimane di gestazione, dovrebbero attendere almeno un anno prima di concepire e portare a termine una nuova gravidanza. Diversamente, infatti, crescerebbe per la madre il rischio di partorire prima della scadenza dei normali nove mesi di gestazione, esponendo il bambino al pericolo di nascere sottopeso o esposto a numerose complicazioni.
Questa conclusione conferma la già sospetta esistenza di un legame tra le gravidanze ravvicinate e il rischio di non portare a compimento l’intero periodo di gestazione, aprendo interessanti scenari di prevenzione.
I risultati sono stati pubblicati dalla Society for Maternal-Fetal Medicine, una delle associazioni americane più importanti di medicina ginecologica e ostetrica.
Composta da oltre 2000 membri in possesso di competenze tecniche di altissimo livello, l’associazione si occupa di condividere e divulgare le sue conoscenze per la prevenzione delle malattie del feto e delle complicazioni legate al parto.
Durante il Pregnancy Meeting , organizzato con cadenza annuale, le ricerche in materia vengono esposte e discusse al fine di definire le nuove linee di lavoro e proiettare le risorse verso nuovi settori di indagine, finalizzati alla prevenzione.
Grazie ai dati raccolti, come spiega il Dott. Bouchra Koullali – tra i coordinatori della ricerca – la futura madre a rischio di parto prematuro potrà pianificare meglio le future gravidanze, avendo cura di attendere almeno un anno prima di affrontare una nuova esperienza di gestazione.
Questa semplice precauzione potrà contribuire sensibilmente a ridurre il rischio di parti precoci, proteggendo il bambino dalle conseguenze nocive che ne conseguono.
Tra i tanti effetti negativi della nascita prima del termine naturale della gestazione, infatti, si annoverano oltre alle dimensioni corporee e peso ridotti, anche le possibili difficoltà respiratorie e anomalie della pressione sanguigna.
Fonti
Study Finds Variation of the Interval Between First and Second Pregnancy Can Influence Recurrent Spontaneous Preterm Birth
Lo conferma una recente ricerca, presentata al Pregnancy Meeting di San Diego.
Gli studiosi sono riusciti a dimostrare la presenza di un evidente nesso tra la distanza ridotta tra due gravidanze e il pericolo di partorire prematuramente o che il bambino nasca sottopeso, quando anche il primo parto sia avvenuto prima del tempo.
La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 11.500 donne che avevano già vissuto l’esperienza di un parto prematuro, di per sé considerato fattore di rischio di recidiva.
Analizzando la forbice temporale tra un parto e l’altro, i dati evidenziano un aumento del pericolo che anche la seconda nascita avvenga prematuramente, quando l’intervallo è inferiore a dodici mesi.
La conclusione dello studio è che le donne con alle spalle un parto prematuro, avvenuto al di sotto delle 37 settimane di gestazione, dovrebbero attendere almeno un anno prima di concepire e portare a termine una nuova gravidanza. Diversamente, infatti, crescerebbe per la madre il rischio di partorire prima della scadenza dei normali nove mesi di gestazione, esponendo il bambino al pericolo di nascere sottopeso o esposto a numerose complicazioni.
Questa conclusione conferma la già sospetta esistenza di un legame tra le gravidanze ravvicinate e il rischio di non portare a compimento l’intero periodo di gestazione, aprendo interessanti scenari di prevenzione.
I risultati sono stati pubblicati dalla Society for Maternal-Fetal Medicine, una delle associazioni americane più importanti di medicina ginecologica e ostetrica.
Composta da oltre 2000 membri in possesso di competenze tecniche di altissimo livello, l’associazione si occupa di condividere e divulgare le sue conoscenze per la prevenzione delle malattie del feto e delle complicazioni legate al parto.
Durante il Pregnancy Meeting , organizzato con cadenza annuale, le ricerche in materia vengono esposte e discusse al fine di definire le nuove linee di lavoro e proiettare le risorse verso nuovi settori di indagine, finalizzati alla prevenzione.
Grazie ai dati raccolti, come spiega il Dott. Bouchra Koullali – tra i coordinatori della ricerca – la futura madre a rischio di parto prematuro potrà pianificare meglio le future gravidanze, avendo cura di attendere almeno un anno prima di affrontare una nuova esperienza di gestazione.
Questa semplice precauzione potrà contribuire sensibilmente a ridurre il rischio di parti precoci, proteggendo il bambino dalle conseguenze nocive che ne conseguono.
Tra i tanti effetti negativi della nascita prima del termine naturale della gestazione, infatti, si annoverano oltre alle dimensioni corporee e peso ridotti, anche le possibili difficoltà respiratorie e anomalie della pressione sanguigna.
Fonti
Study Finds Variation of the Interval Between First and Second Pregnancy Can Influence Recurrent Spontaneous Preterm Birth
Nessun commento:
Posta un commento