Vediamo allora in breve quali sono le più comuni caratteristiche della fase dei prodromi, per riuscire a riconoscerla più facilmente e provare a gestirla. Innanzi tutto, è bene sapere che non è semplice scovare suggerimenti “universali” per via della grande variabilità degli avvenimenti che possono presentarsi in questo periodo e delle loro tempistiche; la stessa durata della fase prodromica è estremamente incostante (da qualche ora a qualche giorno) e non tutte le mamme hanno il “piacere” di sperimentarla. In condizioni fisiologiche, è preferibile trascorrere questo periodo di tempo nel calore e nella familiarità della propria casa, dove ci si sente a proprio agio e si riesce a fronteggiare al meglio lo stress evitando di stravolgere le abitudini quotidiane. In prodromi, le contrazioni uterine sono di breve durata (circa 10-20 secondi) e intervallate da periodi di pausa tendenzialmente lunghi; si manifestano in maniera irregolare essendo piuttosto variabili per frequenza, durata ed intensità e spesso si accompagnano all’espulsione del tappo mucoso (una formazione densa di colore biancastro-giallognolo con striature marroni), indicativa di una iniziale trasformazione del collo uterino in senso maturativo.
Inizialmente, le contrazioni sono percepite come “fastidiose” ma con il tempo e l’incalzare del ritmo e della durata diventano progressivamente sempre più dolorose; il dolore è localizzabile dapprima a livello addominale e pelvico (ricorda vagamente i crampi mestruali), per poi diffondersi in modo più marcato nell’area lombo-sacrale, coccigea e a livello della sinfisi pubica.
Fortunatamente, i rimedi per alleviarlo sono molti! Quali? Per esempio, assumere posizioni suggerite dall’istinto, applicare una borsa dell’acqua calda nella zona dolente, farsi massaggiare, sfruttare la digitopressione, la musica e le essenze profumate. Anche fare un bagno o una lunga doccia calda sfruttando i benefici dell’acqua può aiutare: se in seguito le contrazioni cessano significa che i tempi non sono ancora maturi, se diventano incalzanti allora probabilmente il travaglio si sta avvicinando.
Per via del fatto che il periodo prodromico è spesso lento e faticoso, nelle mamme si alimentano il senso di frustrazione e sconforto; il consiglio è quello di rifuggire la razionale logica della pianificazione e non lasciarsi abbattere dall’idea di non vedere “una fine temporale” per questo stadio. Tutto ciò che accade al corpo in fase prodromica non è fine a se stesso, è indispensabile: le modificazioni trasformative del collo uterino (rammollimento, cambiamento di posizione e raccorciamento della lunghezza) permettono la successiva dilatazione e prendono avvio proprio nel periodo prodromico, il quale, pur nella sua incostanza, risulta importante esattamente quanto il travaglio. E’ bene quindi provare a lasciarsi andare, abbandonarsi al momento, attorniarsi di persone energicamente positive e iniziare a sperimentare quanto conosciuto attraverso il corso preparto. Secondo il principio in base al quale il movimento “pro-muove” il parto, strategie quali fare una camminata, i mestieri di casa, fingere di salire le scale e ondeggiare il bacino con movimenti circolari aiuteranno a superare questo periodo, tenendo le mamme impegnate e favorendo l’insorgenza del travaglio. Quando le contrazioni avranno acquisito maggiore regolarità e coordinazione (almeno 2 in 10-15 minuti, della durata di 30-40 secondi), è possibile che il travaglio sia prossimo ed è quindi opportuno afferrare la valigia e recarsi in ospedale! E’ inoltre consigliabile rivolgersi al pronto soccorso in caso di rottura delle membrane con scolo di liquido amniotico dai genitali (indipendentemente dalla frequenza/durata delle contrazioni), perdita di sangue rosso vivo, mancata percezione dei movimenti fetali o nel caso si viva un’ansia intensa all’idea di restare in casa in fase prodromica.
E’ vero, i periodi del parto hanno una durata imprevedibile, ma la Natura è meravigliosa e ha offerto alle donne il dono dell’istinto di modo che sapessero esattamente come e quando agire: nella quasi totalità dei casi, non è mai “troppo tardi” per arrivare a destinazione!
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