Aumenta la probabilità di impianto
Uno dei fattori più importanti, che influenzano il successo del trattamento di fecondazione in vitro, è la salute dell’embrione selezionato per il trasferimento nel grembo materno. Al momento i medici possono controllare i livelli di cromosomi ed embrioni studiandoli al microscopio, nel tentativo di scegliere quelli con le migliori possibilità di essere impiantati nell’utero. Questo però genera un tasso di successo del 60-65 per cento, il che significa che quattro interventi su dieci non funzionano. Invece, con il nuovo test, che costerebbe solo 200 sterline (circa 270 euro), i medici potranno controllare i livelli del Dna mitocondriale, cioè quello contenuto all’interno dei mitocondri, così come i cromosomi, eliminando degli embrioni difettosi e aumentando le probabilità di impianto a circa il 75 per cento.
Sempre più efficace la fecondazione in vitro
“Nessuno può contestare che la fecondazione in vitro abbia avuto un enorme successo – osserva il professor Dagan Wells del Centro di Ricerca Biomedica di Oxford – In qualsiasi scuola, almeno un bambino è nato con la fecondazione in vitro. Tuttavia ancora molte pazienti non riescono a rimanere incinte e alcune di esse hanno provato più volte il trattamento. Questo – sottolinea – comporta molte implicazioni emotive e finanziarie. C’è un grande desiderio di dare una maggiore certezza del risultato. Alcune donne hanno lo zero per cento di possibilità”. In diverse cliniche negli Stati Uniti si sperimenta già questa nuova procedura e gli scienziati inglesi ora sperano che la Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) conceda loro l’autorizzazione a utilizzarla, entro sei mesi, in Gran Bretagna.
Attenzione al Dna mitocondriale
“Studiando gli interventi che non vanno a buon fine, ci siamo accorti che c’era troppo Dna mitocondriale e in questi casi non avviene l’impianto – spiega ancora il dottor Wells – Per un buon risultato, bisogna prendere un piccolo numero di cellule cinque giorni dopo la fecondazione dell’ovulo. In questo modo, la possibilità d’impianto aumenta a circa il 70-80 per cento. Alcuni embrioni hanno livelli anormali di Dna mitocondriale e ciò significa che non possono essere impiantati”. Gli fa eco il dottor James Toner della Society for Assisted Reproductive Technology: “Questo studio ci fornisce nuove conoscenze che possiamo usare per aiutare le pazienti a ottenere il migliore risultato possibile e solleva domande interessanti circa l’invecchiamento riproduttivo femminile.”
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