Il mio dono è arrivato 8 anni dopo un grande dolore e dopo una strada difficile, ma quando finalmente l'ha fatto è stata la gioia più grande e immensa mai ricevuta in tutta la mia vita.
Anno 2006, per me era iniziato male e non sapevo che sarebbe finito ancora peggio.
Era il mese di agosto e dopo essere stata messa a dura prova durante mesi, mia madre ha iniziò a sentirsi male, sembrava fosse il cuore, ma poi iniziò con altri sintomi e per il 20 ottobre si spense la sua vita. Rimasi da sola in una casa che per me era troppo grande e sola.
I mesi nell'ospedale mi fecero ammalare. Stress e lutto diceva il dottore. Dolore e solitudine dicevo io. Nel frattempo però avevo conosciuto qualcuno che abitava lontano da me, qualcuno che non faceva per me. Era divorziato, con un figlio e 15 anni maggiore di me.
Casualità triste: mentre mia madre veniva ricoverata suo padre moriva. Lui era diventato un punto di riferimento per me. Ci vedevamo spesso e mangiavamo insieme. Io avevo dei problemi per mangiare e lui mi spronava a farlo.
All'inizio del seguente anno venne a trovarmi e in quel momento compresi che era diventato il mio amore. Un anno dopo mi trasferii da lui, lasciando famiglia, con la quale non andavo più d'accordo, lavoro, casa e amici. Niente di quello aveva più valore, volevo una famiglia accanto a lui, una nuova famiglia e una nuova vita.
Nel 2009 ci sposammo e provai a rendere reale il nostro sogno. Giunse il 2010 e niente. Qualcosa mi diceva che c'erano dei problemi e questa idea mi portò a fare delle indagini. Attesi molto per un appuntamento in un centro di procreazione assistita, nel frattempo iniziammo con i rapporti mirati. Ma non succedeva niente.
C'erano dei problemi e c'era anche la mia età, 36 anni. Lista di attesa per la prima Icsi: un anno! Mi sentivo impazzire, non potevo aspettare tanto. Il tempo passava lentamente e il mio sogno era ancora nel cassetto. Così mi recai in un centro privato. Grosso sbaglio.
Prima del procedimento tutti erano gentili e spiegavano tutto, poi divenni un numero che "rovinava la statistica". Mi sentivo da schifo quando mi dicevano: "Stai producendo poco, ti dovrei aumentare i dosaggi".
Finii i dosaggi delle medicine molto alte e alla fine mi sentii morire quando la dottoressa con nessuna delicatezza mi disse che c'era solo un embrione molto brutto e che sicuramente sarebbe arrivato il ciclo. Quanto ho parlato con il mio embrioncino... quanto volevo che andasse avanti, ma niente da farsi.... le predizioni di quella tizia si avverarono.
Durante il tentativo avevo SEMPRE mal di testa fortissimo e dolori forti alle ossa, ma tanto i dottori del centro, come il mio dottore, dicevano che era stress. Non mi arresi e per quando giunse la chiamata con esito negativo del primo centro, io ero decisa ad andare avanti. Altra delusione.
Fui trattata come una gallina vecchia che non fa uova. Non ero più un numero, ero soltanto un problema. "Insomma ti daremo un dosaggio alto e vedremo se così fai qualcosa". Non rispondevo bene e in più i dolori erano tornati, mi sentivo male fisicamente e moralmente, a quel punto non mi fidavo più dai medici. Decisi di non dare peso a quelli che cercarono di convincermi dicendo: "Cosa vuoi, hai le ovaia di una cinquantenne!
Lo sai che questa potrebbe essere la tua ultima opportunità? Non li sentii più e fuggii da loro".
Nuovo centro e nuovo tentativo, ero diffidente, ma tutto era diverso: i dosaggi delle medicine, le parole dei medici, delle infermiere, tutta un'altra cosa. Era andata meglio, c'erano 4 embrioni, ma nessuno ce la fece. I dolori erano tornati, ovvio era lo stress no? Cominciai i preparativi per il quarto tentativo nel centro dove tutti erano carini.
Decisi di fare più indagini per conto mio e chiesi al mio medico di base di prescrivere gli esami, inclusi quelli delle malattie autoimmuni. Avevo letto dei sintomi e sapevo che possono essere causa di aborti, ma non di infertilità.
C'erano due valori che non andavano e quando andai da un reumatologo lui mi disse che non era niente, dicendomi: "Ovviamente sei stressata, vai al mare e rilassati". Ok, era la fine di luglio del 2012 e così feci, mi godetti una bellissima giornata al mare, presi tantissimo sole.
La mattina seguente mi sentivo male, non riuscivo a muovermi dal letto dai dolori alle ossa, faceva male tutto, piangevo dal dolore e tutti i medici erano già in vacanza, mi rifiutai di andare al pronto soccorso (anche lì trattata da stressata) e così trovai un immunologo a 4 ore da casa. Diagnosi: possibile malattia autoimmune.
Per non farla ancora più lunga, dopo mille esami a gennaio del seguente anno mi diagnosticarono il lupus, incompatibile con la pma, che indirettamente era la causa dei peggioramenti. Mi sentivo distrutta, sola, arresa, in più il mio matrimonio andava male.
A questo punto volevo fare l'eterologa o adottare, ma lui non era d'accordo, voleva che facessi un altro tentativo. La cosa più crudele che mi disse fu: "Se non fai un tentativo il figlio non sarà tuo, sarebbe solo mio".
La malattia era stabile per via dei medicinali, ma la mia paura era reale. Andammo in Spagna e anche loro mi dissero che la cosa meno rischiosa da fare era un'eterologa. Tornammo, io lo vedevo triste e io mi sentivo di andare verso il "mattatoio". Presi appuntamento nel mio centro con un altro dottore che poteva vedermi il giorno dopo. Esposi il mio caso e ne discutemmo tanto.
Studiai bene la situazione, si poteva tentare con l'autorizzazione del mio immunologo però. Rimanemmo due ore e questa volta c'erano dei medicinali diversi. Alcuni per proteggermi, altri per potenziare al massimo gli altri. Questo dottore stava facendo il possibile per aiutarmi!
Ma ormai non volevo illudermi. Lo facevo solo per accontentare mio marito. Avevo deciso di divorziare dopo che il tentativo fisse finito. Sicuramente mi sarei ammalata di più. Cosa dirvi, l'ho vissuta male, avevo paura di stare male, il tentativo non andava bene, c'era solo un follicolo.
I giorni passarono e diventò un embrione, anzi ne furono trasferiti due. I dolori però erano tornati, ma non lo volevo dire a nessuno. Passarono dieci giorni e una mattina mi svegliai sentendomi bene. Niente dolori o mal di testa e una idea mi frullava in testa. E se... la notte prima dell'esame delle beta feci un test di gravidanza.
Li odiavo quei test, sempre davano risultato negativo. Ma questa volta era diverso, c'era qualcosa, c'era una linea debole, quasi inesistente! Non dormii più. Fui la prima ad arrivare al centro per fare delle analisi, attesi con ansia il mio turno e quando il dottore mi chiamò e disse: "Auguri sei incinta", io non capii più niente.
Non so come uscii da lì, aspettai che mio marito venisse a prendermi e non dissi niente, non ci riuscivo. Lui pensò che era andata male e mentre mi abbracciava dissi: "Ci porti a..."
La felicità era immensa, ma anche la paura, la gravidanza era a rischio, sono stati nove mesi in cui non diedi niente per scontato. Il mio miracolo di vita si avverò in aprile del 2014. Quel giorno mi sentivo vicina a mia madre, non avevo più paura.
Iniziava una nuova avventura. La strada non è stata facile, ma a volte vale la pena lottare e seguire l'istinto e non mollare mai anche quando te dicono che sei vinta. Spero che la mia storia possa essere utile a qualcuna.
di Elita
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