Una malattia silenziosa
L’endometriosi è una malattia che colpisce circa 14 milioni di donne in Europa. Tre milioni solamente in Italia. I principali sintomi sono dolore addominale nel periodo del ciclo mestruale, dolore nei rapporti sessuali, un senso di stanchezza diffuso e alternanza stipsi-diarrea. «Sono però sintomi che in molti casi vengono ricondotti ad altre patologie. Ed è per questo che l’endometriosi viene diagnosticata mediamente dopo 10 anni dalla prima visita». «La presenza anomala di cellule dell’endometrio, vale a dire il tessuto che riveste la parete interna dell’utero, in altri organi, provoca sanguinamenti interni, infiammazioni e aderenze. Gli effetti possono essere una diminuzione della riserva ovarica, alterazioni morfofunzionali dell’endometrio, ma anche aderenze che danneggiano gli organi interni: elementi che influiscono in modo negativo sulla salute riproduttiva della donna, provocandone infertilità».
Perché proprio a me?
Non esiste un’unica causa riconosciuta. «L’endometriosi dipende da fattori genetici – il rischio è infatti sei volte superiore se in famiglia madre o sorella ne soffrono -, ma anche da fattori ambientali come l’esposizione a fattori chimici inquinanti». È però una patologia cronica e che non tende a guarigione. «Esistono diverse modalità di intervento che possono restituire una buona qualità della vita alle pazienti. L’importante è non rinunciano al sogno di poter diventare mamme».
Se voglio un figlio
Il binomio problemi di infertilità ed endometriosi è presente in quasi il 30 per cento delle donne in età riproduttiva. Non sempre però la malattia provoca dolore, ma è certo che in molti casi non è possibile arrivare ad una gravidanza in modo naturale. «Occorre un approccio multidisciplinare dove al fianco dell’esperienza del medico si pone quella del biologo. Infatti abbiamo registrato un incremento delle gravidanze agendo sulle infiammazioni che l’endometriosi provoca: abbassando i livelli di autodifesa dell’organismo, le possibilità di una maternità aumentano», conclude Bellavia. «Resta sempre la raccomandazione di sottoporsi a visite periodiche».
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