Perché le donne rimandano una gravidanza
Prendersi cura di un bimbo significa mettere da parte se stesse e la propria vita al cospetto di chi ha necessità di attenzione e accudimento. Assumersi delle responsabilità e rinunciare a qualcosa che si è conquistato con fatica e sacrificio non è sempre facile. Forse, anche per questo, le donne rimandano la gravidanza.
In realtà, i tempi sono cambiati e rispetto alle generazioni precedenti agli anni ’70, periodo nel quale il primo concepimento avveniva prima dei 30 anni, spesso seguito da altre gravidanze, le donne moderne partoriscono oltre questa età poiché la necessità di affermarsi sul piano lavorativo le “costringe” a rimandare un eventuale concepimento verso i 40 anni. Pertanto il numero dei figli per donna si è notevolmente abbassato. Ma al di là del fattore “prevalentemente socio-economico, che sottolinea l’evoluzione di una figura maggiormente autonoma ed indipendente rispetto a quella maschile, le donne non più considerate solo un tacco a spillo, sono messe a dura prova dal trinomio amore-figli-carriera.
In questo contesto, sembra non siano più disposte ad assumersi la responsabilità di un compagno o comunque di una situazione che possa porle in una condizione di rinuncia rispetto alla propria autorealizzazione” (Ameruoso, 2010). Per questo la scelta di rinviare il concepimento è plausibile. Ma l’avanzamento dell’età cronologica le pone dinanzi ad un orologio biologico che sfocia nella difficoltà a realizzare un progetto fino ad allora considerato secondario.
La donna affronta una sua evoluzione con progressiva crescita interiore accompagnata da fasi specifiche legate alla sua sessualità. La comparsa del menarca, la maturità sessuale -nella quale può scegliere o meno di divenire mamma- e la menopausa hanno un significato specifico dal punto di vista psicologico e intimo. Diventare genitrice diventa quindi un’opzione proprio per l’attuale possibilità di rimandare ad oltranza la gravidanza.
Ma quali sono le motivazioni che spingono una donna a rinviare la maternità?
Il procrastinare è spesso legato ad un rifiuto della stessa poiché la donna sente di non esserne all’altezza, di non potere essere una buona educatrice e di non essere in grado di accudire un figlio come meriterebbe. Altre volte i fattori sono connessi ad una risposta psiconevrotica conseguente a situazioni traumatiche riferite al passato o a un rapporto conflittuale con la figura materna interiorizzata. Altre ancora al rigetto di un possibile cambiamento dell’immagine corporea che viene ancora preservata in virtù di una giovinezza che non si vuol abbandonare.
Qualche considerazione. L’argomento induce a riflettere sulla complessità della maternità sia per quanto concerne la prospettiva di realizzare una famiglia e sia la possibilità di togliere del tempo a sé per dedicarsi completamente alla crescita di un figlio. Può capitare che alcune donne, arrivate alla soglia dei 40 anni, sentano la necessità di essere al pari delle amiche che hanno già vissuto l’esperienza del parto, ma non avvertono un reale bisogno di essere madri. Oppure percepiscono che la loro riserva ovarica sta per terminare, che la menopausa si avvicina e allora si spingono a provare.
In effetti, il desiderio di una gravidanza è differente dal desiderare di essere madre. E qui a soffrire è soprattutto la psiche. Essere madre in età adulta, dopo aver affrontato gran parte delle sfide che la vita richiede, comporta, in vero, una maturità diversa e la scelta può essere quella di coronare finalmente un sogno. Realizzare con gioia un progetto di vita rimandato da tanto può risultare un arricchimento e può aiutare la risoluzione di conflitti interiori e sciogliere dei nodi tenuti in vita da sempre. Questo richiede una preparazione psicologica e una organizzazione che potrebbe essere particolarmente significativa per chi avanza l’idea di un imminente concepimento, realizzandola.
Fonte http://www.pianetamamma.it/gravidanza/gravidanza-curiosita/perche-donne-rimandano-gravidanza.html
Prendersi cura di un bimbo significa mettere da parte se stesse e la propria vita al cospetto di chi ha necessità di attenzione e accudimento. Assumersi delle responsabilità e rinunciare a qualcosa che si è conquistato con fatica e sacrificio non è sempre facile. Forse, anche per questo, le donne rimandano la gravidanza.
In realtà, i tempi sono cambiati e rispetto alle generazioni precedenti agli anni ’70, periodo nel quale il primo concepimento avveniva prima dei 30 anni, spesso seguito da altre gravidanze, le donne moderne partoriscono oltre questa età poiché la necessità di affermarsi sul piano lavorativo le “costringe” a rimandare un eventuale concepimento verso i 40 anni. Pertanto il numero dei figli per donna si è notevolmente abbassato. Ma al di là del fattore “prevalentemente socio-economico, che sottolinea l’evoluzione di una figura maggiormente autonoma ed indipendente rispetto a quella maschile, le donne non più considerate solo un tacco a spillo, sono messe a dura prova dal trinomio amore-figli-carriera.
In questo contesto, sembra non siano più disposte ad assumersi la responsabilità di un compagno o comunque di una situazione che possa porle in una condizione di rinuncia rispetto alla propria autorealizzazione” (Ameruoso, 2010). Per questo la scelta di rinviare il concepimento è plausibile. Ma l’avanzamento dell’età cronologica le pone dinanzi ad un orologio biologico che sfocia nella difficoltà a realizzare un progetto fino ad allora considerato secondario.
La donna affronta una sua evoluzione con progressiva crescita interiore accompagnata da fasi specifiche legate alla sua sessualità. La comparsa del menarca, la maturità sessuale -nella quale può scegliere o meno di divenire mamma- e la menopausa hanno un significato specifico dal punto di vista psicologico e intimo. Diventare genitrice diventa quindi un’opzione proprio per l’attuale possibilità di rimandare ad oltranza la gravidanza.
Ma quali sono le motivazioni che spingono una donna a rinviare la maternità?
Il procrastinare è spesso legato ad un rifiuto della stessa poiché la donna sente di non esserne all’altezza, di non potere essere una buona educatrice e di non essere in grado di accudire un figlio come meriterebbe. Altre volte i fattori sono connessi ad una risposta psiconevrotica conseguente a situazioni traumatiche riferite al passato o a un rapporto conflittuale con la figura materna interiorizzata. Altre ancora al rigetto di un possibile cambiamento dell’immagine corporea che viene ancora preservata in virtù di una giovinezza che non si vuol abbandonare.
Qualche considerazione. L’argomento induce a riflettere sulla complessità della maternità sia per quanto concerne la prospettiva di realizzare una famiglia e sia la possibilità di togliere del tempo a sé per dedicarsi completamente alla crescita di un figlio. Può capitare che alcune donne, arrivate alla soglia dei 40 anni, sentano la necessità di essere al pari delle amiche che hanno già vissuto l’esperienza del parto, ma non avvertono un reale bisogno di essere madri. Oppure percepiscono che la loro riserva ovarica sta per terminare, che la menopausa si avvicina e allora si spingono a provare.
In effetti, il desiderio di una gravidanza è differente dal desiderare di essere madre. E qui a soffrire è soprattutto la psiche. Essere madre in età adulta, dopo aver affrontato gran parte delle sfide che la vita richiede, comporta, in vero, una maturità diversa e la scelta può essere quella di coronare finalmente un sogno. Realizzare con gioia un progetto di vita rimandato da tanto può risultare un arricchimento e può aiutare la risoluzione di conflitti interiori e sciogliere dei nodi tenuti in vita da sempre. Questo richiede una preparazione psicologica e una organizzazione che potrebbe essere particolarmente significativa per chi avanza l’idea di un imminente concepimento, realizzandola.
Fonte http://www.pianetamamma.it/gravidanza/gravidanza-curiosita/perche-donne-rimandano-gravidanza.html
Nessun commento:
Posta un commento