Il peccato originale esiste. Qualche giorno fa facevo dei piani per un'uscita serale con la mia compagna, basando tutto il progetto sull'assunto che il nostro cucciolo sarebbe stato coi nonni. Non mi è neanche venuto in mente di chiedere se per caso avessero altri impegni o ne avessero voglia, perché i nonni dicono sempre di si. Ragionando a mente fredda mi sono reso conto che i nonni, prima di essere tali, sono genitori e che io, prima di essere genitore, sono figlio: quindi i nonni stando con i nipoti, ovviamente con tutto il piacere e l'amore incondizionato che i legami di sangue portano con sé, in pratica sono dei genitori che danno una mano al proprio figlio per gestire il figlio di quest'ultimo.
Sembra un ragionamento contorto ma vengo subito al punto: dal momento in cui arriva un figlio, tutto il resto della nostra vita sarà legato a lui. Non è banale pensarci. Guardando il mio giovanissimo erede gattonare incerto sul tappeto tra i giocattoli sparsi, mi è capitato di pensare che tra una ventina d'anni sarà un adulto totalmente separato da noi e che il nostro ruolo di genitori sarà in qualche modo concluso. Poi mi sono reso conto che quando chiamo i nonni per stare col nipote, in realtà sono un figlio che sta chiedendo l'aiuto dei genitori. Ancora.
E i nonni sono pronti a correre per vedere ed intrattenere il nipote, ma anche per assolvere a quel ruolo di genitori che in realtà non si conclude mai. Ci ho messo due paragrafi per spiegare questo semplicissimo concetto, ma sono quelle piccole intuizioni che mi cambiano la prospettiva sulla vita.
Chi dice che avere un figlio è la cosa più bella del mondo non dice tutta la verità. E' la più importante, la più sconvolgente, la più emozionante, la più impegnativa, la più totalizzante... ma non si può ridurre ad una cosa “bella”. Anche perché oltre al bello c'è anche il “brutto”. Ciò che per noi è logico e naturale, perché ormai ci siamo adattati alla folle routine della vita moderna, per il bambino è incomprensibile. Si fa presto a dire che i piccoli non capiscono niente e gli adulti devono educarli a stare al mondo, ma come si può prendere sul serio qualcuno che cerca di convincerti che sia normale alzarsi la mattina al suono di un aggeggio elettronico e separarsi dalle persone che ami per infilarsi nel traffico andando in un posto che molto spesso non gli piace dal quale poi torna dopo dieci ore, di malumore? Se ci mettiamo nei panni del bambino ritroviamo invece tutta la logica basica che saremmo noi a dover ripassare: quando ho fame piango, quando ho sonno dormo, quando ho cacca spingo; per il resto voglio solo giocare ed essere coccolato: la perfezione.
Non ci sono sbavature, non ci sono ammennicoli, non c'è niente di sbagliato. Quindi ho avuto un'altra di quelle intuizioni che mi cambiano la prospettiva sulla vita: ho capito che il compito del genitore è quello di traghettare il figlio dalla perfetta logica della natura alla folle quotidianità moderna, cercando di ridurre al minimo i traumi insiti in questo passaggio, che continuiamo a subire anche noi ogni mattina al suono della sveglia. Ma allora dov'è il peccato originale di cui si parlava all'inizio? E' la presa di coscienza che il figlio che abbiamo deciso di mettere in questo pazzo mondo sarà la nostra salvezza, in senso sia altruistico che egoistico. La natura è la cosa più forte che esiste e ovviamente l'istinto del proseguimento della specie trionfa su qualsiasi razionalizzazione. Ma avendo ormai snaturato la natura con i nostri ritmi moderni, l'appiglio più forte a quella che potremmo chiamare “la vita vera” è rappresentata dalla presenza del suo frutto più prezioso: nostro figlio. Il suono della sveglia è meno fastidioso (anche dopo una notte insonne) se prima di alzarti dal lettone puoi giocare un po' con lui e i suoi rituali mattutini.
Il mio per esempio per molti mesi ha parlato al lampadario in una lingua tutta loro, adesso invece vuole attorcigliare il caricatore del telefono e fare a pezzi un fazzoletto di carta ed ogni mattina sono felice di poterlo assecondare. Il traffico è meno noioso se cerchi di immaginare quello che sta facendo lui in quel momento, che può essere cercare di tirarsi su in piedi da solo,gattonare sul tappeto alla ricerca di cose orribili da mettere in bocca, ciucciare la tetta della sua mamma, schiacciare un pisolino. E lo stress, le scadenze, la riunione e il malumore da ufficio scompaiono nel momento in cui apri la porta di casa e lui ti riconosce e ti fa un sorriso; la cosa più bella, naturale ed importante che si possa ricevere nella follia delle giornate moderne. Dunque è anche per ringraziare i figli di questo dono inestimabile, e ovviamente con tutto il piacere e l'amore incondizionato che i legami di sangue portano con sé, che saremo per tutta la vita pronti a sostenerli ed aiutarli. Loro non ci hanno chiesto niente, li abbiamo messi al mondo un po' per salvarci: è giusto che il nostro compito sia quello di tenere in salvo loro, cercando di renderli migliori di noi. Non sono i figli a dovere tanto ai genitori, ma il contrario. E' questo il peccato originale.
Fonte http://www.pianetamamma.it/la-famiglia/diventare-papa-la-famiglia/figli-salvezza-genitori.html
Nessun commento:
Posta un commento