Un incredibile passo avanti è stato fatto nel campo medico per risolvere la situazione di tante donne che hanno problemi di infertilità.
Dopo 10 anni di ricerche e sperimentazioni, una donna svedese, la cui identità non è stata resa nota, ha partorito un bambino sano che ha portato in grembo grazie ad un utero che le è stato donato!
Il bambino è nato il mese scorso grazie ad un parto cesareo alla 31° settimana di gestazione dopo che la donna aveva sviluppato sintomi di preeclampsia e il ritmo cardiaco del bimbo iniziava a dare segni di sofferenza.
La donna ha 36 anni ed è nata con una malformazione genetica chiamata MRKH (sindrome di Mayer-Rokitansky-Küstner-Hauser) a causa della quale si nasce con ovaie funzionanti ma senza utero.
Quasi 2 anni fa, una cara amica di famiglia di 61 anni, definita così dalla neomamma, le ha donato il suo utero e i dottori sono stati in grado di raccogliere dalle ovaie sane le uova per poterle fertilizzare e congelare.
Un anno dopo il trapianto dell’utero sulla neo mamma, dopo una terapia antirigetto, i dottori hanno trasferito un embrione nel ventre della donna e dopo tre settimane il test di gravidanza risultava già positivo!
Liza Johannesson,ginecologa dell’Università di Gothenburg dichiara:
“Penso che questa storia abbia un enorme impatto in quanto offre realisticamente una speranza a quelle donne, e indirettamente anche uomini, che hanno sempre pensato che non avrebbero mai potuto avere un figlio.”
Nel gennaio scorso, i medici svedesi avevano già annunciato che una donna, grazie alla donazione dell’utero da parte di sua madre, era riuscita a rimanere incinta, presumibilmente, incrociando i dati, si tratta proprio della stessa che ha partorito il mese scorso.
La Mrkh affligge una donna su 4500 e, inoltre, molte coppie nel mondo si trovano a combattere contro patologie simili che portano allo stesso frustrante risultato di non riuscire a concepire o portare avanti una gravidanza.
Questa tecnica può davvero potenzialmente risultare vincente e aiutare migliaia di donne in futuro.
Ora si tratta di ottimizzare il progetto, renderlo ancora più sicuro e affidabile, stabilire anche se l’utero debba venire rimosso dopo il parto o possa accogliere altre future gravidanze. I problemi principali sembrano essere collegati ai farmaci anti-rigetto utilizzati che, a lungo andare, potrebbero danneggiare l’utero.
Fonte: BBC
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