GIOIA SGARLATA
Il solo che poteva portare avanti perché ha 49 anni ed è nell'età limite concessa dalla legge per ricevere in dono gli ovociti da un'altra. Della donatrice non sa nulla. « So soltanto che è siciliana, sana, che ha caratteristiche fisiche simili alle nostre, e che anche lei è dovuta ricorrere alla fecondazione in vitro per un problema del marito – dice dall'ospedale dove è ancora ricoverata - Non smetterò mai di esserle grata e di portarla nel mio cuore». Giusi nella sua culletta dorme insieme agli altri neonati: la cuffietta rosa le copre il capo e nella stanza è un via vai di parenti, fiori, complimenti. Luigi, 43 anni, ha gli occhi lucidi. «Non poteva che nascere adesso, a Natale – dice – perché Giusi è la figlia dell'amore e del dono della vita ». La storia di Rita e Luigi comincia sette anni fa, subito dopo il matrimonio. Per anni provano ad avere figli. Senza successo. «Insufficienza ovarica », la diagnosi.
Hanno origini modeste. Sono emigrati dalla Sicilia in cerca di lavoro. Luigi l'ha trovato, dipendente in un ente assistenziale del centrosud: 1200 euro al mese. Lei invece è casalinga e ogni tanto si dà da fare con lavoretti saltuari di baby sitter, ma niente di più. Così, tra affitto e bollette, lo stipendio pare non bastare mai. «Ci siamo informati più volte in questi anni sull'eterologa ma non avevamo mai potuto tentarla perché per noi era troppo costosa. Andare all'estero avrebbe significato spendere intorno a 10 mila euro, non potevamo – racconta Rita – Quando il divieto è crollato abbiamo iniziato a sperare. I costi, erano più accessibili: 4 mila e 500 euro. Ci siamo rivolti al Clinica Andros di Palermo, perché io volevo stare qui, vicino alla mia famiglia. Sapevo di avere poco tempo e avevo bisogno di sentirmi protetta ». Tutto, come per «miracolo - dice Rita che è cattolica e praticante - è andato liscio». «Il professore Allegra mi ha chiamato dopo qualche mese per dirmi che aveva trovato una donatrice: c'era la compatibilità del gruppo sanguigno e la somiglianza dei tratti somatici. Insomma, potevo tentare ». Ancora però non era detta l'ultima parola. «Non tutte le donne riescono a portare avanti la gravidanza al primo tentativo», dice Adolfo Allegra, primario della Andros. Per Rita, invece, questo è accaduto senza problemi. La clinica è l'unica in Sicilia ad effettuare la diagnosi preimpianto degli embrioni con una tecnologia all'avanguardia (Illumina MiSeq) e tra le sei strutture private accreditate dalla Regione «anche se la Pma in convenzione che abbatterebbe i costi per le coppie, introducendo un ticket di mille euro, non è ancora partita nonostante il primo decreto risalga all'ottobre 2012», dice Allegra.
Ma oggi i riflettori sono sul sorriso di Luigi e Rita e sul viso tondo di Giusi. Una storia a lieto fine a cui tra qualche giorno si aggiungerà quella del piccolo Enzo, il figlio della donatrice. Lei, una siciliana di 33 anni diventerà mamma i primi di gennaio. «Anche lei – dice il primario - ha dovuto fare ricorso alla pma per diventare mamma per una causa maschile di infertilità e ha voluto donare 5 dei 13 ovuli che le erano stati prelevati per la fecondazione in vitro». Gli embrioni di Giusi e del futuro Enzo sono stati fecondati lo stesso giorno, sotto lo stesso tetto. Crescendo poi nelle pance delle loro mamme al suono delle voci dei loro papà. Né i genitori né i figli si conosceranno mai. Ma una cosa è certa: per tutti loro questo sarà un Natale speciale.
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