Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’infertilità colpisce il 15% delle coppie nei Paesi industrializzati (il 30% in Italia), è una patologia e come tale richiede una terapia appropriata di medicina riproduttiva. Ma non solo. Ogni centro di procreazione medicalmente assistita (pma) – prevede la normativa italiana – dovrebbe fornire consulenza e supporto psicologico a chi ne abbia necessità. “Tuttavia, riscontro quotidianamente quanto questo diritto sia ancora poco tutelato e, purtroppo, scarsamente conosciuto dalle coppie che vivono questo disagio”.
Parole di Raffaella Visigalli, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, che partendo da questa constatazione firma il saggio “Desiderare un figlio. Un sostegno psicologico per affrontare i trattamenti di fecondazione omologa ed eterologa” (FrancoAngeli, 142 pagine, 18 euro). “Nella mia esperienza professionale rilevo ancora ‘tanta sofferenza’ e quello che più mi colpisce è il disorientamento delle coppie di fronte al dolore: spesso soffrono in silenzio e, nei casi peggiori, attraverso i sintomi”, prosegue l’autrice. Molti si chiudono in un isolamento ostile, condizionato da rabbia, vergogna, invidia verso chi è stato capace di concepire naturalmente un figlio. Sentimenti che si possono diffondere anche fra familiari e amici. Un piccolo inferno quotidiano.
Le coppie non fertili “conoscono molto bene gli aspetti medici che caratterizzano la loro condizione”, prosegue Visigalli. Ma sono spesso poco preparate “a gestire con efficacia gli aspetti psicologici. Possono così apparire smarrite, disorientate e indifese” anche di fronte alle emozioni che compaiono durante un percorso di riproduzione medicalmente assistita. Purtroppo, in Italia manca ancora “la cultura di considerare la consulenza psicologica come parte essenziale e integrale del protocollo clinico applicato ai casi di infertilità”. Sul tema, difettano di sensibilità anche i medici, che spesso non suggeriscono questo percorso “per mancanza di tempo, di competenze” o, più semplicemente, perché “timorosi di aumentare la sensazione di essere difettose di queste coppie non solo a livello fisico, ma anche psicologico”.
Eppure, farsi sostenere da uno psicoterapeuta in questa fase può risultare molto utile, sottolinea l’autrice: per “tutelare il legame” di coppia, impedendo che le difficoltà finiscano per avvelenare la relazione; per affrontare questa esperienza “con meno sofferenza“, nella consapevolezza che non è possibile cancellare il dolore determinato dal trauma dell’infertilità; per avere più probabilità di successo nei trattamenti che si intende affrontare, ben sapendo che “mente e corpo sono due entità imprescindibili l’una dall’altra”. L’esperienza dell’impossibilità di procreare naturalmente segna le coppie, le porta su un ottovolante emotivo, facendole oscillare continuamente dalla rassegnazione alla speranza. Persino un percorso di pma coronato da un esito favorevole può prostrarle dal punto di vista psicofisico, finendo per sprofondarle in uno stato di ansia perenne, che coinvolge ogni aspetto della maternità: dalla gravidanza al parto, alla crescita del bambino, “premio” prezioso per tanta fatica e, come tale, da iper-proteggere. “Questa è la ragione per cui il supporto psicologico è spesso indispensabile anche alla fine di un trattamento che ha avuto esito positivo”, sostiene Visigalli.
Il volume ha un approccio sistemico al tema ed è ricco di spunti interessanti. Comincia con la storia di una coppia che scopre di non essere fertile e decide di sottoporsi a un trattamento di pma, prosegue con la disamina medica del problema, analizza i fattori psicologici legati alla scelta di ricorrere alla riproduzione assistita, fornendo suggerimenti utili a superare i momenti critici del percorso. La trattazione chiude affrontando il tema della fecondazione eterologa, dagli aspetti giuridici e storici a quelli psicologici, “tra cui la delicata questione della scelta di svelare o no la modalità speciale di concepimento al figlio”. Il linguaggio adottato da Raffaella Visigalli, semplice e diretto, rende questo libro uno strumento utile a tutti: alle coppie in difficoltà, naturalmente, ma anche a parenti e amici che spesso, in queste circostanze, non sanno come aiutare chi soffre.
Fonte http://www.quimamme.it/con-il-pancione/2015/09/30/desiderare-un-figlio-un-aiuto-dallo-psicologo/
Parole di Raffaella Visigalli, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, che partendo da questa constatazione firma il saggio “Desiderare un figlio. Un sostegno psicologico per affrontare i trattamenti di fecondazione omologa ed eterologa” (FrancoAngeli, 142 pagine, 18 euro). “Nella mia esperienza professionale rilevo ancora ‘tanta sofferenza’ e quello che più mi colpisce è il disorientamento delle coppie di fronte al dolore: spesso soffrono in silenzio e, nei casi peggiori, attraverso i sintomi”, prosegue l’autrice. Molti si chiudono in un isolamento ostile, condizionato da rabbia, vergogna, invidia verso chi è stato capace di concepire naturalmente un figlio. Sentimenti che si possono diffondere anche fra familiari e amici. Un piccolo inferno quotidiano.
Le coppie non fertili “conoscono molto bene gli aspetti medici che caratterizzano la loro condizione”, prosegue Visigalli. Ma sono spesso poco preparate “a gestire con efficacia gli aspetti psicologici. Possono così apparire smarrite, disorientate e indifese” anche di fronte alle emozioni che compaiono durante un percorso di riproduzione medicalmente assistita. Purtroppo, in Italia manca ancora “la cultura di considerare la consulenza psicologica come parte essenziale e integrale del protocollo clinico applicato ai casi di infertilità”. Sul tema, difettano di sensibilità anche i medici, che spesso non suggeriscono questo percorso “per mancanza di tempo, di competenze” o, più semplicemente, perché “timorosi di aumentare la sensazione di essere difettose di queste coppie non solo a livello fisico, ma anche psicologico”.
Eppure, farsi sostenere da uno psicoterapeuta in questa fase può risultare molto utile, sottolinea l’autrice: per “tutelare il legame” di coppia, impedendo che le difficoltà finiscano per avvelenare la relazione; per affrontare questa esperienza “con meno sofferenza“, nella consapevolezza che non è possibile cancellare il dolore determinato dal trauma dell’infertilità; per avere più probabilità di successo nei trattamenti che si intende affrontare, ben sapendo che “mente e corpo sono due entità imprescindibili l’una dall’altra”. L’esperienza dell’impossibilità di procreare naturalmente segna le coppie, le porta su un ottovolante emotivo, facendole oscillare continuamente dalla rassegnazione alla speranza. Persino un percorso di pma coronato da un esito favorevole può prostrarle dal punto di vista psicofisico, finendo per sprofondarle in uno stato di ansia perenne, che coinvolge ogni aspetto della maternità: dalla gravidanza al parto, alla crescita del bambino, “premio” prezioso per tanta fatica e, come tale, da iper-proteggere. “Questa è la ragione per cui il supporto psicologico è spesso indispensabile anche alla fine di un trattamento che ha avuto esito positivo”, sostiene Visigalli.
Il volume ha un approccio sistemico al tema ed è ricco di spunti interessanti. Comincia con la storia di una coppia che scopre di non essere fertile e decide di sottoporsi a un trattamento di pma, prosegue con la disamina medica del problema, analizza i fattori psicologici legati alla scelta di ricorrere alla riproduzione assistita, fornendo suggerimenti utili a superare i momenti critici del percorso. La trattazione chiude affrontando il tema della fecondazione eterologa, dagli aspetti giuridici e storici a quelli psicologici, “tra cui la delicata questione della scelta di svelare o no la modalità speciale di concepimento al figlio”. Il linguaggio adottato da Raffaella Visigalli, semplice e diretto, rende questo libro uno strumento utile a tutti: alle coppie in difficoltà, naturalmente, ma anche a parenti e amici che spesso, in queste circostanze, non sanno come aiutare chi soffre.
Fonte http://www.quimamme.it/con-il-pancione/2015/09/30/desiderare-un-figlio-un-aiuto-dallo-psicologo/
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