Il dato relativo alla mortalità, infatti, è in netto calo (è sceso, infatti, del 5,3%) e Medici Senza Frontiere precisa che se una persona contagiata dal virus Hiv inizia tempestivamente il trattamento ha il 96% di probabilità di vivere per lungo tempo senza che la malattia si manifesti nella sua fase più conclamata. L’Italia fa registrare uno dei tassi di mortalità per Aids più bassi del mondo.
Ma l’allarme resta alto e riguarda soprattutto le donne e gli adolescenti. Aumentano, infatti, le donne contagiare dal virus soprattutto a seguito di un rapporto sessuale non protetto e in tutto il mondo si è registrato un aumento del 33% di nuove infezioni nella popolazione tra i 10 e i 19 anni.
Unaids, il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/aids, ha dichiarato che le strategie che vedono impegnati nella lotta all’Aids nel prossimo futuro riguardano diverse categorie a rischio e numerosi interventi. Il massimo impegno è destinato ai bambini a rischio di trasmissione del virus da parte dei genitori.
E l’ultimo Rapporto di Unaids fa registrare progressi proprio in riferimento alle nuove infezioni in età pediatrica: nell’ultimo biennio le infezioni sono diminuite del 24% e in sei Paesi - Burundi, Kenya, Namibia, Africa del sud, Togo e Zambia - il numero di bambini infettati dal virus Hiv è sceso di almeno il 40% tra il 2009 e 2011.
La ricerca non si ferma in questo campo. Una ricerca australiana ha messo a punto un programma che permette agli uomini sieropositivi di concepire un figlio con l’inseminazione artificiale senzarischiare di contagiare i figli o la propria compagna. Le modalità di questa tecnica sono state pubblicate sul Medical Journal of Australia e prevedono un trattamento del seme in modo da minimizzare il rischio che contenga il virus HIV e poi la fecondazione assistita. La prima sperimentazione ha visto coinvolti 37 uomini sieropositivi con compagne sieronegative che sono stati seguiti per sette anni durante i quali sono venuti alla luce 19 bambini, nessuno dei quali sieropositivo.
L’AIDS segna pesantemente la vita dei bambini. Si calcola che il numero dei bambini orfani o resi vulnerabili dall’HIV/AIDS toccherà quota 25 milioni entro il 2020 e 18 milioni di essi abita nell’Africa sub sahariana.
La trasmissione materno-fetale
La principale via di contagio tra i bambini è rappresentata dalla trasmissione verticale: più del 95% dei casi di HIV positivo è riscontrato in bambini figli di donne sieropositive. Non è ancora chiaro se il virus passi da madre a figlio durante la gravidanza, durante il parto o dopo il parto (con l’allattamento), ma numerosi studi sembrano confermare che il ricorso al taglio cesareo riduca sensibilmente il rischio che il bambino venga contagiato.
L’HIV congenito è in netto declino nel nostro Paese. Se negli anni Ottanta la sua incidenza era del 25/30%, negli anni Novanta era già scesa al 10-15%.
Ridurre il rischio che una mamma sieropositiva trasmetta il virus al proprio bambino è stata una delle grandi sfide della ricerca degli ultimi anni e oggi grazie all’introduzione di nuove terapie (soprattutto la zidovudina a mamma e figlio) e al sempre più ampio ricorso al taglio cesareo ha permesso di ridurre significativamente il numero di bambini che nascono sieropositivi e ha fatto diminuire anche il numero di donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza dopo aver scoperto di essere sieropositive.
Tuttavia è bene ricordare che il parto cesareo è un intervento chirurgico a tutti gli effetti e che nelle donne sieropositive e immunodepresse può aumentare il rischio di complicanze post operatorie come infezioni, anemia, endometrite, iperpiressia e coagulopatie.
Fonte http://www.paginemamma.it/it/572/concepimento/speciale-concepimento/detail_166452_bambini-sieropositivi.aspx?c1=41&c3=8483
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