Un ricordo lontanissimo, ma preciso: il mio primo giorno di asilo. Ero tra le braccia di mamma. <<Ciao amore>>, mi disse. Poi le maestre le fecero cenno di andare. Ci guardammo a lungo negli occhi, fino a che lei apri’ la porta e uscì piano piano dalla mia visuale. Avevo appena compiuto tre anni. Per diventare davvero madre, una donna non può continuare ad essere figlia, però quel ricordo e’ insistente. Come si può sopravvivere quando il tuo cuore batte anche di poco lontano da te? Cara mamma, oggi e’ il tempo nel quale accade ciò che appariva impensabile appena qualche anno fa, quando al tuo compleanno ti annunciai con un biglietto che aspettavo un bambino. <<Auguri nonna>>, ti scrissi. Sotto il velo delle mie nuove paure, mi hai insegnato da zero: a medicargli il cordone, a come fare il bagnetto, persino a cambiargli il centesimo pannolino. Ci sei nelle mie notti insonni al telefono, durante le ore di angoscia dopo ogni vaccino, siamo sopravvissute alle febbri, ai capricci, alle centinaia di macchinine e pezzetti di Lego sparsi per casa.
Mi hai insegnato quando in famiglia e’ importante chiudere un occhio. Come in tutti i percorsi di vita importanti, l’asilo e’ soltanto la primissima tappa. Siamo giusti, bisognerebbe esserlo, nei confronti di tutte le mamme. Quel giorno a scuola la tua uscita di scena ha rappresentato l’inizio di tutte le cose. La vera forza e’ stata la tua, mamma. Sono venuti esami più duri, il primo giorno di elementari, le pagelle, gli esami, la traversata dell’adolescenza. Le prime sere con gli amici, le partenze d’estate. La prima volta in cui la mattina non mi hai vista; il pomeriggio nemmeno e la sera non mi hai rimboccato le coperte. Sono trascorsi 24 mesi e da allora non ho ancora passato una sola notte senza mio figlio. E’ rimasto qualche ora col padre; c’è stata la prova del nido; quella sera in cui avevo una cena e l’ho lasciato dormire con la baby sitter, ma poi sono andata a riprendermelo.
L’idea che Federico non veda il mio viso come prima cosa al mattino confesso che e’ insostenibile. Lo sapranno capire come lo capisco io? E se non mangia chi e’ che insisterà come me per convincerlo a mandar giù le verdure? La prima volta senza di me si ricorderà di non farsela addosso? Si accorgeranno se gli viene la febbre? Il tempo passa veloce, mamma. Ricordo ancora il tuo sguardo quel giorno all’asilo e il sorriso stupendo che da allora mi protegge e sospinge alla stessa maniera. Oggi che sono io che mi avvio poco per volta a guardare mio figlio con quella sensazione di abbandono e impotenza di chi resta, insegnami a lasciar andare con la stessa tua forza positiva. Quella che solo una madre conosce dopo aver consegnato al mondo il suo dono più grande.
Fiorella Corrado
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