È utile riposare in tutti i tipi di rischio o, al contrario, può risultare dannoso?
Gli effetti negativi del riposo in gravidanza sono ingravescenti, in modo direttamente proporzionale alla durata e al grado di restrizione dell’attività fisica.
La riduzione del movimento influisce negativamente sulla circolazione sanguigna con la possibilità che possano insorgere flebotrombosi ed embolia secondaria. Se gli stimoli provenienti dal moto diminuiscono, il corpo è disabilitato e indotto ad alterazioni dell’equilibrio e della coordinazione.
È più facile che venga alterato il ritmo sonno-veglia, poiché l’inattività muscolare crea debolezza data dalla diminuzione della densità ossea. Non è esclusa un’alterazione nelle vie digestive e funzionali dell’intestino, con eventuale comparsa diemorroidi. Da un punto di vista psico-sociale, il distacco dai lavori domestici o dal lavoro può causare sintomi depressivi o la dipendenza parziale o totale dal personale di casa.Per quanto riguarda il feto, esso potrebbe subire una diminuzione di peso alla nascita, dettata dal lungo periodo di riposo.
Ne consegue che il periodo a letto nelle gravidanze a rischio è consigliato, ma va valutata sempre la durata, poiché la paziente dovrebbe ricorrervi solo quando utile e per il tempo più breve possibile.
Cosa potrebbe succedere nel primo trimestre?
I dolori pelvici e la perdita di sangue dai genitali caratterizzano campanellini d’allarme e dovrebbero far pensare a probabili problemi di portare avanti la gravidanza.
Gli esami del HCG nel sangue per valutare l’evoluzione della gravidanza sono stati sostituiti dall’ecografia, che permette di evidenziare il distacco placentare e di monitorizzare nel tempo l’ematoma retroplacentare. In questo caso, ci si mette a riposo fino a che la placenta non si è risistemata; ci si può muovere solo per esigenze fisiologiche, per l’igiene personale o in alternativa al letto, ci si siede in poltrona.
Nel 2° trimestre si corrono meno rischi perché la placenta ha una maggiore aderenza all’utero, ma sul finire e, dunque, verso la 25ma settimana, potrebbe comparire un segno da verificare che potrebbe presagire una gravidanza prematura. Spesso si tratta di dolori crampiformi dovuti all’indurimento dell’utero, ma che non destano preoccupazione; tuttavia questi dolori vanno esaminati ecograficamente, per stabilire la lunghezza del collo dell’utero e l’apertura dell’orifizio uterino interno, così come la presenza di ernia del sacco amniotico nel canale cervicale. Solo di fronte ad un risultato ecografico di questo tipo si potrebbe pensare ad unparto prematuro. In presenza di tali dubbi e presentimenti, è opportuno assumere farmaci e ridurre l’attività fisica per ritardare il parto.
Nel 3° trimestre, fonte di maggiore rischio è la placenta previa che si individua attraverso un’ecografia morfologica. Quando la placenta è previa ovvero si trova o davanti alla testa o alla spalla o infine ai piedi del feto – a seconda di come è posizionato – possono insorgere complicanze durante il travaglio: al momento della dilatazione uterina che dovrebbe consentire al feto di uscire, la placenta che copre parzialmente o in toto l’orifizio uterino potrebbe provocare forti emorragie o distaccarsi.
Per evitare tutto ciò si consiglia riposo assoluto, nella speranza che la placenta possa riposizionarsi nella posizione consona o marginale (placenta previa marginale).
Quali sono gli esercizi di ginnastica suggeriti quando si è a letto?
La postura più sicura per madre e feto è sul fianco sinistro con le ginocchia appena piegate per evitare la compressione della vena cava o della aorta; la posizione supina è sconsigliata perché potrebbe causare un abbassamento della pressione e uno senso di mancamento.
- COLLO: gli esercizi consistono nel rilassare le spalle, nel piegare ed estendere il collo ed inclinare la testa da un lato e dall’altro ruotandolo a destra e a sinistra.
- SPALLE: alzare spalle e braccia fino all’orecchio poi abbassarla e ripetere lo stesso esercizio con l’altra spalla. Poi alzare le due spalle contemporaneamente e riabbassarle.
- MANI: stringere una pallina o un oggetto di piccole o medie dimensione di forma rotonda di gomma o comunque di un materiale duro.
- BACINO E TRONCO: contrarre i muscoli del pavimento pelvico come se si volesse bloccare lo stimolo dell’urinazione. Ripetere l’esercizio più volte.
- SCHIENA: piegare le ginocchia ed inclinare quanto possibile il lato basso della schiena a destra e a sinistra.
- ANCHE ED ARTI INFERIORI: le anche vanno estese, flesse e ruotate più volte.
- CAVIGLIE: muovere i piedi con la punta verso l’alto e verso il basso e ruotarli in senso orario ed antiorario.
È raccomandabile la supervisione di un fisioterapista la prima volta che si effettuano gli esercizi. Va aggiunto che, se durante gli esercizi compaiono affanno, contrazioni uterine, dolori addominali o pelvici o infine – più raramente – perdite vaginali, la ginnastica deve essere interrotta. La pratica giornaliera di questi esercizi permetterà alla gestante di arrivare al giorno del parto in condizioni muscolari appropriate.
Fonte L’esercizio fisico nelle gravidanze a rischio (High risk Pregnancy) trad. di S.Alberico, 2013.
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