Chi abita infatti nella regione "giusta" non è tenuta a pagare per effettuare la fecondazione assistita, o meglio, le donne del nord sono soggette al rimborso di ogni spesa relativa a questo tipo di operazione.
Così, in un periodo di pesanti difficoltà economiche per la sanità, di governatori che fanno i salti mortali per non chiudere in rosso i bilanci, di fondi nazionali che aumentano troppo poco, qualcuno ha detto basta: la fecondazione omologa ed eterologa non si rimborsa più, resta a carico dei pazienti, ma solo al sud. La Puglia è apparentemente la più motivata a non rimborsare più la pma ma anche Calabria, Sicilia e Campania hanno detto stop. Qualcosa si muove anche in Trentino Alto Adige. Non ancora chiara la situazione nel Lazio. Ai centri pubblici o convenzionati toscani, umbri, lombardi, veneti o emiliani in questi giorni stanno arrivando lettere del proprio assessorato che invita a informarsi sulla provenienza dei pazienti: chi arriva da una delle regioni che non paga deve avere un foglio della Asl che attesta un rimborso oppure deve pagare a prezzo pieno.
L'Italia dunque, anche in questo caso, è spaccata a metà.
E ad affliggere la pma nel nostro Paese sono anche le liste di attesa. "Da noi, meta di aspiranti genitori in arrivo da tutt'Italia, ci vuole oltre un anno per l'omologa - ha detto Carlo Bulletti, primario dell'ospedale di Cattolica - Riguardo all'eterologa, abbiamo 450 coppie in attesa. Mancano i gameti, facciamo l'egg sharing ma non ci sono donatori a sufficienza".
Fonte http://www.intelligonews.it/articoli/12-ottobre-2015/31586/fecondazione-il-sud-paga-pegno-costa-solo-alle-donne-del-mezzogiorno
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