venerdì 23 ottobre 2015

Differenze di stile educativo tra padre e madre

I litigi tra coniugi riguardano spesso le differenze di vedute su come educare i figli.
 
       Ciascuno infatti si rifà generalmente allo stile educativo che ha esperito nella propria famiglia di origine  e cerca di comportarsi o in modo conforme o in modo difforme rispetto a questo modello, a seconda del giudizio che ne ha.
       Cerca cioè di comportarsi come i suoi genitori si sono comportati in circostanze simili con lui, oppure cerca di fare tutto il contrario, perché vorrebbe evitare di commettere gli stessi errori dei propri genitori.


       Accade però che non sempre ci si trova d’accordo, anche su decisioni che non sono di eccezionale importanza. Anzitutto sarebbe meglio che in simili questioni non venissero coinvolti terzi, come nonni, zii ed altri parenti. E’ ai genitori che spetta il compito, tutt’altro che semplice, di educare il proprio figlio e nessuno può sostituirli in questo ruolo.
       E’ necessario venirsi incontro, discutendo pacificamente e cercando di trovare una soluzione che sia accettabile e soddisfacente per entrambi e che alla fine veda i genitori concordi e pronti a fornire al bambino in crescita una risposta coerente.

       Questo perché i precetti educat
ivi che i genitori stabiliscono servono a creare un insieme di regole che devono essere chiare, anche se non inflessibili, all’interno delle quali il bambino possa riuscire a discriminare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, inadatto, precoce, esagerato. E stabilire questo limite è compito della famiglia. E’ inoltre poco edificante se un membro della coppia, non riuscendo a concepire uno stile educativo diverso dal proprio, anzichè discuterne pacificamente con il partner continua a comportarsi secondo il proprio criterio , a volte screditando apertamente l’altro davanti al figlio o dando messaggi educativi che vanno in direzione opposta rispetto a quelli del partner. 

       Almeno in materia di educazione non si è su un campo di battaglia. Se si vogliono ottenere dei risultati, nel comune interesse di scegliere ciò che è giusto per il bambino, è necessario cooperare e raggiungere posizioni di comune accordo, sforzandosi di comprendere il punto di vista dell’altro, senza per forza dover rinunciare al proprio, ma con il coraggio di mettersi sempre in discussione, considerando la possibilità di mediare.

       Cooperare è importante anche in virtù del fatto che padre e madre hanno un ruolo diverso, ma complementare per quanto riguarda l’educazione del figlio: l’amore materno è per sua natura incondizionato, forse in virtù del fatto che fin dal concepimento e durante tutta la gravidanza mamma e bambino sono un solo corpo. Inoltre il legame quasi simbiotico tra mamma e bambino prosegue almeno per tutto il primo anno di vita del bambino, quando quest’ultimo è del tutto dipendente dalle cure materne per la sua stessa sopravvivenza.
 
       L’amore paterno, pur essendo un sentimento potentissimo, nel corso del tempo va incontro alle cosiddette condizioni di merito. I padri conservano cioè un rapporto più realistico con il proprio figlio e soprattutto durante l’adolescenza diventano una figura di riferimento importantissima , la cui mancanza è considerata un fattore di vulnerabilità psicologica. La letteratura scientifica abbonda di descrizioni cliniche nelle quali il “padre periferico”, cioè mancante, poco presente o disinteressato, è un fattore di rischio di sviluppo di disagio psichico per il figlio in crescita. 

       Anche nell’ambito di alcuni tests psicologici proiettivi ciò che viene considerato connesso alla figura materna viene generalmente associato al passato, alle proprie radici, mentre ciò che si riferisce al padre è espressione dell’investimento nel futuro, della capacità di proiettarsi in avanti.
       Quindi è come se la figura materna trasmettesse l’importanza di un aspetto più introverso del carattere, mentre il padre fornisse lo spunto all’estroversione, che a loro volta possono essere ricondotti a componenti della personalità di ciascuno, di tipo più femminile o più maschile, entrambe presenti in misura differente in ciascuno di noi, come messo in luce dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nei suoi archetipi di Anima ed Animus.
       Due ruoli distinti e complementari dunque, quello paterno e quello materno, nella faticosa opera di educazione del figlio, che trovano la loro sintesi in uno sforzo congiunto di cooperazione e reciproca comprensione



Fonte http://www.pianetamamma.it/la-famiglia/la-coppia/differenze-di-stile-educativo-tra-padre-e-madre.html

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