giovedì 8 ottobre 2015

10 domande sulla fase espulsiva del parto

          Quando inizia il periodo espulsivo vuol dire che, ormai, la nascita è vicina. Ma le spinte non sono uguali per tutte. C’è chi le trova più dolorose delle contrazioni e chi, al contrario, le accoglie come una liberazione. C’è chi si accorge del loro arrivo subito e chi, invece, non sente il premito. Possono durare poco oppure sembrare infinite. Per togliere ogni dubbio sulla fase più emozionante e istintiva del parto, ecco le risposte alle 10 domande più diffuse tra le future mamme.

1. QUALI SONO I SEGNALI TIPICI?

          Nella maggior parte dei casi, tra il periodo dilatante e quello espulsivo si ha una breve fase di transizione: tutto tace, come nella quiete che precede la tempesta. Questo è il primo segnale. Poi, si comincia ad avvertire un irresistibile premito, cioè una forte pressione sul retto e si ha una gran voglia di spingere. È una sensazione molto forte, in cui il corpo prende il sopravvento.

2. QUANTO DURA?

          In genere, al primo figlio la fase espulsiva dura mediamente un’ora, un’ora e mezza. Molto dipende dalla posizione della testa del bambino, da quanto è grosso. Nei parti successivi, invece, di solito non supera la mezz’ora, ma può limitarsi anche a un quarto d’ora. Questo perché il corpo ricorda i parti precedenti e, a livello mentale, la mamma sa già di che cosa si tratta ed è più facile, per lei, ‘lasciar andare’ il bambino.

3. È PIÙ O MENO DOLOROSA DELLE CONTRAZIONI?

          Non si possono fare paragoni, si tratta di un ‘dolore’ diverso. Alcune donne trovano che questo momento sia più facile da affrontare perché permette una partecipazione più attiva. Alla discesa del bebè si contribuisce con le spinte, coinvolgendo i muscoli addominali. Ci si concentra di più su questa sensazione di premito e meno sulla contrazione, come avviene, invece, durante la fase dilatante. In qualche modo, può essere anche gratificante sentire la potenza del proprio corpo, ma è una questione molto soggettiva.

4. PERCHÉ ALCUNE DONNE DICONO DI NON SENTIRE LO STIMOLO A SPINGERE?

          Può dipendere dalla posizione della testa del bambino, che non preme abbastanza o che è ancora troppo alta. Ma nella maggior parte dei casi basta aspettare. A volte, da parte della futura mamma può esserci anche un tabù, una sorta di pudore: la sensazione di premito è di tipo anale e può spaventare o non essere accettata. Insomma, spesso è solo questione di tempo ed è sufficiente qualche contrazione in più. In ogni caso, la donna deve arrivare a percepire da sola le spinte per riuscire a sfruttarle con efficacia.

5. COME MAI AD ALCUNE DONNE VIENE DETTO DI NON SPINGERE PERCHÉ “È TROPPO PRESTO”?

          Talvolta può succedere di avvertire troppo anticipatamente la voglia di spingere. Se l’ostetrica dice che non è ancora il momento è perché la dilatazione non è ancora completa. Allora, si può usare il respiro per contrastare il premito e renderlo più lieve. Dopo aver inspirato, si soffia via l’aria a lungo, come per spegnere una candela, utilizzando la parte del corpo sopra il diaframma. Così non si utilizzano i muscoli addominali.

6. QUAL È LA POSIZIONE PIÙ ADATTA DA ASSUMERE?

          Quella che si assume istintivamente. E la si trova solo provando, cercando di mettersi nel modo più comodo possibile, in quello che fa sentire meno dolore. Se l’ostetrica non vuole lasciare la libertà di mettersi come si vuole, bisogna insistere per farle capire che in quella posizione ci si sente meglio. In genere, stare sedute o accovacciate è comodo per molte mamme. Alcune, però, preferiscono distendersi.

7. ESISTE UN MODO “GIUSTO” DI SPINGERE?

          La regola principale è approfittare della contrazione per spingere forte e rilassarsi durante la pausa. Occorre concentrarsi e quando si inizia ad avvertire l’inizio della contrazione, inspirare profondamente; poi, immaginando di dover andare di corpo, si utilizzano i muscoli addominali per spingere verso il basso. Da un punto di vista mentale, serve pensare che ci si sta ‘aprendo’ e che il bambino non va trattenuto, ma deve essere lasciato libero di andare verso il mondo esterno… per poterlo accogliere tra le nostre braccia.

8. COME BISOGNA RESPIRARE?

          La respirazione corretta è fondamentale e, volendo, può essere accompagnata dall’emissione della voce. In questa fase, infatti, può servire prendere aria e urlare: dopo aver inspirato, si espira utilizzando tutti i muscoli sotto il diaframma, accompagnandosi con una vocalizzazione dai toni bassi, un urlo che esprime la forza della spinta verso il basso. Meglio evitare, invece, gli acuti che conducono la voce verso l’alto (come per soffiare), perché questi non aiutano e fanno solo sprecare energia. Molti consigliano di trattenere il fiato durante la spinta, cioè di rimanere in apnea. Ma non sempre si riesce a farlo: alcune mamme gonfiano soltanto il viso e il collo senza generare alcun effetto sulla pancia. In questo modo, l’unico risultato è la rottura dei capillari, perché tutta l’energia inviata comprime i tessuti.

9. CHE COS’È LA MANOVRA DI KRISTELLER? È UTILE?

          Quando la fase espulsiva si prolunga troppo e si ritiene necessario accelerare i tempi, si ricorre alla manovra di Kristeller: in sincronia con le contrazioni, dall’esterno del pancione il medico preme con il braccio sul fondo del’utero, cioè subito sotto lo sterno. A quel punto, però, non si può fare a meno neanche dell’episiotomia per evitare gravi lacerazioni. Questa manovra, come ogni altra, è utile soltanto in caso di necessità, cioè solo in caso di sofferenza fetale o quando la spinta non è sufficientemente energica e questo non per ‘colpa della mamma incapace di spingere’, ma perché non sempre i bimbi si posizionano perfettamente. Nella maggior parte dei casi, invece, non serve a nulla. La mamma sa come partorire e il bebè sa come nascere. Solo in pochi casi c’è bisogno di qualche aiuto.

10. L’EPISIOTOMIA È INDISPENSABILE?

          No, affatto! Lo dice anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità: l’incisione va eseguita soltanto in caso di necessità e mai di routine. L’unica indicazione davvero valida per il taglio del perineo (lo spazio tra vagina e retto) è la sofferenza fetale. Se il bambino sta male, allora bisogna farlo nascere subito. E per accelerare i tempi ben venga l’episiotomia, anche solo per guadagnare un minuto in più! L’incisione può essere fatta anche per evitare serie lacerazioni. Ma nient’altro la può giustificare. Spesso si dice che serve per prevenire i prolassi dell’utero, ma la letteratura internazionale ci dice che queste patologie non sono la conseguenza del mancato taglietto, ma dipendono dalla struttura dei propri tessuti.

Fonte http://www.dolceattesa.rcs.it/2015/10/10-domande-sulla-fase-espulsiva-del-parto/

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