Grazie ad una collaborazione internazionale tra l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, l’Università di Messina e la Medical University of Graz (Austria) è stato pubblicato uno studio sul melanoma in gravidanza.
Fino ad oggi, è stato riportato che il melanoma associato alla gravidanza ha una mortalità superiore del 17-56% rispetto al melanoma nelle donne non incinte.
Il ruolo degli ormoni sessuali, i cambiamenti dello stato immunitario e l’aumento della formazione di vasi linfatici durante la gravidanza sono meccanismi biologici che potrebbero spiegare il peggior risultato della melanoma in gravidanza; tuttavia, la prognosi peggiore potrebbe essere semplicemente dovuta a un ritardo diagnostico e terapeutico.
Se si sospetta un melanoma, la biopsia eccisionale con lidocaina è sicura, indipendentemente dallo stato gestazionale, e quindi deve essere eseguita senza indugio.
Per quanto riguarda la stadiazione (cioè la valutazione del melanoma), l’ecografia e la risonanza magnetica sono considerate le tecniche più sicure, ma recenti evidenze dimostrano che gli studi radiografici (inclusa la tomografia computerizzata) possono essere appropriati, se i benefici superano chiaramente i rischi.
L’indicazione e la tempistica della biopsia del linfonodo sentinella sono ancora oggetto di discussione: poiché ha solo un significato che serve alla formulazione della prognosi, può essere accettabile ritardare la procedura fino a dopo il parto.
Se l’intervento chirurgico richiede l’anestesia generale e non può essere differito, il secondo trimestre è il più sicuro per eseguirlo, ma il rapporto rischio-beneficio deve essere valutato con una discussione multidisciplinare che coinvolge il paziente.
Il trattamento del melanoma metastatico durante la gravidanza è difficile, poiché gli agenti tradizionali e l‘immunoterapia sono controindicati.
Per quanto riguarda lo sviluppo e il benessere fetale, il melanoma in gravidanza non è associato a un rischio più elevato di parto pretermine o programmato, taglio cesareo e mortalità fetale, essendo al contrario correlato a una maggiore dimensione del neonato in età gestazionale; le metastasi placentari e fetali sono rare.
Dovrebbe essere sempre preferito un approccio multidisciplinare su misura, rivolgendosi a centri altamente specializzati; il counseling della madre è necessario per capire le sue prospettive e priorità.
Fonte https://www.triesteallnews.it/2020/08/07/nuovo-studio-sul-melanoma-in-gravidanza/
Fino ad oggi, è stato riportato che il melanoma associato alla gravidanza ha una mortalità superiore del 17-56% rispetto al melanoma nelle donne non incinte.
Il ruolo degli ormoni sessuali, i cambiamenti dello stato immunitario e l’aumento della formazione di vasi linfatici durante la gravidanza sono meccanismi biologici che potrebbero spiegare il peggior risultato della melanoma in gravidanza; tuttavia, la prognosi peggiore potrebbe essere semplicemente dovuta a un ritardo diagnostico e terapeutico.
Se si sospetta un melanoma, la biopsia eccisionale con lidocaina è sicura, indipendentemente dallo stato gestazionale, e quindi deve essere eseguita senza indugio.
Per quanto riguarda la stadiazione (cioè la valutazione del melanoma), l’ecografia e la risonanza magnetica sono considerate le tecniche più sicure, ma recenti evidenze dimostrano che gli studi radiografici (inclusa la tomografia computerizzata) possono essere appropriati, se i benefici superano chiaramente i rischi.
L’indicazione e la tempistica della biopsia del linfonodo sentinella sono ancora oggetto di discussione: poiché ha solo un significato che serve alla formulazione della prognosi, può essere accettabile ritardare la procedura fino a dopo il parto.
Se l’intervento chirurgico richiede l’anestesia generale e non può essere differito, il secondo trimestre è il più sicuro per eseguirlo, ma il rapporto rischio-beneficio deve essere valutato con una discussione multidisciplinare che coinvolge il paziente.
Il trattamento del melanoma metastatico durante la gravidanza è difficile, poiché gli agenti tradizionali e l‘immunoterapia sono controindicati.
Per quanto riguarda lo sviluppo e il benessere fetale, il melanoma in gravidanza non è associato a un rischio più elevato di parto pretermine o programmato, taglio cesareo e mortalità fetale, essendo al contrario correlato a una maggiore dimensione del neonato in età gestazionale; le metastasi placentari e fetali sono rare.
Dovrebbe essere sempre preferito un approccio multidisciplinare su misura, rivolgendosi a centri altamente specializzati; il counseling della madre è necessario per capire le sue prospettive e priorità.
Fonte https://www.triesteallnews.it/2020/08/07/nuovo-studio-sul-melanoma-in-gravidanza/
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