L’uso di cannabis durante la gravidanza è correlato a un significativo aumento del rischio che il bambino nasca con un disturbo dello spettro autistico. A indicarlo è il più vasto studio di questo tipo mai condotto e firmato da un gruppo di ricercatori dell’Ottawa Hospital Research Institute (Canada), che hanno anche pubblicato un articolo su Nature Medicine.
Nell’ottobre del 2018 il Canada ha legalizzato la produzione, la vendita e l’uso di cannabis a uso ricreativo (l’uso terapeutico era ammesso dal 2001); sottraendo a un mercato nero del valore di circa 3 miliardi di dollari gran parte dei 5 milioni di consumatori del Paese.
La legalizzazione ha comportato un leggero aumento dei consumatori, valutato nell’ordine del 3-5 percento, ma ha anche permesso l’inizio di studi su vasta scala degli effetti del consumo della sostanza.
Lavori precedenti avevano suggerito un aumento del rischio di parto pretermine tra le gestanti che facevano uso di cannabis. Tuttavia il nesso causale diretto tra le due circostanze era difficile da provare, perché spesso le gestanti avevano consumato anche altre sostanze, tra cui tabacco, alcool e oppioidi, ed no si riusciva a trovare un numero adeguato di soggetti disposti ad ammettere l’uso di sostanze illegali.
Nel nuovo studio, focalizzato sulla possibile relazione tra cannabis e autismo, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a tutte le nascite avvenute nello stato dell’Ontario tra il 2007 e il 2012. Su mezzo milione di donne coinvolte, circa 3mila (0,6 per cento) hanno dichiarato di aver consumato cannabis durante la gravidanza.
Di queste, 2.200 hanno riferito di non aver assunto altre sostanze nello stesso periodo.
La scelta di uno studio retrospettivo relativo ad anni non recentissimi è stata dettata sia dalla necessità di una base di dati abbastanza ampia sia dal fatto che solo di rado la diagnosi di autismo è precoce. Nella maggioranza dei casi, infatti, è eseguita fra i due e i quattro anni di età.
Dall’analisi dei dati è emerso che l’incidenza dell’autismo era del 4 per mille all’anno tra i bambini esposti alla cannabis in gravidanza, contro il 2,42 tra i bambini non esposti.
I ricercatori sottolineano di non aver potuto stabilire in modo abbastanza preciso quanta cannabis consumassero le gestanti, con che frequenza, in quale periodo della gravidanza, né la modalità di consumo. Il che lascia ancora margini di incertezza.
Tuttavia, sostengono, nel complesso si tratta di un risultato molto affidabile e ora intendono approfondire la ricerca per stabilire eventuali, ulteriori connessioni tra uso di cannabis durante la gravidanza e sviluppo neurologico del bambino.
“Speriamo che le nostre scoperte aiutino le donne e i loro medici a prendere decisioni informate su ciò che è meglio per loro e per il loro bambino”, osserva Daniel Corsi, epidemiologo e coautore dello studio. Sembra che un certo numero di donne abbia assunto infatti la sostanza espressamente per curare le nausee mattutine tipiche della gestazione.
Fonte https://www.nursetimes.org/autismo-uso-di-cannabis-in-gravidanza-accresce-i-rischi-per-il-bambino/97811
Nell’ottobre del 2018 il Canada ha legalizzato la produzione, la vendita e l’uso di cannabis a uso ricreativo (l’uso terapeutico era ammesso dal 2001); sottraendo a un mercato nero del valore di circa 3 miliardi di dollari gran parte dei 5 milioni di consumatori del Paese.
La legalizzazione ha comportato un leggero aumento dei consumatori, valutato nell’ordine del 3-5 percento, ma ha anche permesso l’inizio di studi su vasta scala degli effetti del consumo della sostanza.
Lavori precedenti avevano suggerito un aumento del rischio di parto pretermine tra le gestanti che facevano uso di cannabis. Tuttavia il nesso causale diretto tra le due circostanze era difficile da provare, perché spesso le gestanti avevano consumato anche altre sostanze, tra cui tabacco, alcool e oppioidi, ed no si riusciva a trovare un numero adeguato di soggetti disposti ad ammettere l’uso di sostanze illegali.
Nel nuovo studio, focalizzato sulla possibile relazione tra cannabis e autismo, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a tutte le nascite avvenute nello stato dell’Ontario tra il 2007 e il 2012. Su mezzo milione di donne coinvolte, circa 3mila (0,6 per cento) hanno dichiarato di aver consumato cannabis durante la gravidanza.
Di queste, 2.200 hanno riferito di non aver assunto altre sostanze nello stesso periodo.
La scelta di uno studio retrospettivo relativo ad anni non recentissimi è stata dettata sia dalla necessità di una base di dati abbastanza ampia sia dal fatto che solo di rado la diagnosi di autismo è precoce. Nella maggioranza dei casi, infatti, è eseguita fra i due e i quattro anni di età.
Dall’analisi dei dati è emerso che l’incidenza dell’autismo era del 4 per mille all’anno tra i bambini esposti alla cannabis in gravidanza, contro il 2,42 tra i bambini non esposti.
I ricercatori sottolineano di non aver potuto stabilire in modo abbastanza preciso quanta cannabis consumassero le gestanti, con che frequenza, in quale periodo della gravidanza, né la modalità di consumo. Il che lascia ancora margini di incertezza.
Tuttavia, sostengono, nel complesso si tratta di un risultato molto affidabile e ora intendono approfondire la ricerca per stabilire eventuali, ulteriori connessioni tra uso di cannabis durante la gravidanza e sviluppo neurologico del bambino.
“Speriamo che le nostre scoperte aiutino le donne e i loro medici a prendere decisioni informate su ciò che è meglio per loro e per il loro bambino”, osserva Daniel Corsi, epidemiologo e coautore dello studio. Sembra che un certo numero di donne abbia assunto infatti la sostanza espressamente per curare le nausee mattutine tipiche della gestazione.
Fonte https://www.nursetimes.org/autismo-uso-di-cannabis-in-gravidanza-accresce-i-rischi-per-il-bambino/97811
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