Parliamo di malformazioni* perché non sono rare come si pensa (incidenza complessiva del 3% sui nati, World Health Organization, 2012). e, se associate a noti fattori di rischio (ad es., fumo di sigaretta, diabete, esposizione a interferenti endocrini), aumentano la possibilità di sviluppare seri problemi della gravidanza, quali ritardi di crescita e di sviluppo, prematurità, aborti spontanei. Ma la maggior parte di questi eventi possono essere prevenuti da un ambiente di vita e di lavoro sano, da un uso intelligente e cauto di farmaci e soprattutto dalla sicurezza e qualità nutrizionale dell’alimentazione.
Proviamo a tradurle in una proposta di decalogo, in primo luogo per la donna che sta pianificando una maternità e in generale per tutte le donne in età fertile
1) PESO E GLICEMIA – Diabete e obesità, con gli squilibri metabolici ed endocrini che comportano, sono tra i principali fattori di rischio per la salute fetale. Bisogna quindi fare attenzione al sovrappeso, che può essere il primo passo verso questi problemi. Da evitare anche il sottopeso, visto che il grasso corporeo è un tessuto essenziale per il metabolismo e una riserva energetica (importantissima per la gravidanza e l’allattamento), non un peccato estetico di cui liberarsi.
Occorre dunque adottare un modello alimentare equilibrato e vario come può essere la dieta mediterranea, privilegiando gli alimenti di origine vegetale, mantenendo intatti i nutrienti dei cibi con metodi semplici di preparazione e cottura, e mangiando con sobrietà e convivialità. Va bene controllare l’indice di massa corporea e il girovita per misurare l’accumulo di grasso viscerale (da evitare), ricordandosi però, che l’alimentazione deve essere proporzionata alla struttura fisica, al metabolismo, all’attività e all’età di ciascuna donna.
2) FOLATI E ACIDO FOLICO – I folati sono naturalmente presenti soprattutto negli alimenti vegetali quali verdure a foglia verde, agrumi, kiwi e in concentrazione molto alta nel lievito di birra.
L’acido folico è la forma sintetica (più stabile rispetto ai folati naturali) e si trova negli integratori o è aggiunto ad alcuni alimenti “fortificati” (ad es. i cereali per la colazione, succhi di frutta, latte UHT…).
Ambedue sono forme della vitamina B9 che protegge i tessuti in moltiplicazione (quindi anche l’embrione). Per le donne incinte il fabbisogno giornaliero raddoppia, per evitare gravi problematiche di formazione del sistema nervoso (difetti del tubo neurale). L’alimentazione equilibrata e mediterranea può aiutare, ma per una realistica ed efficace tutela delle gravidanze vulnerabili l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda un’integrazione con 0,4 mg (400 mcg) al giorno di acido folico, da cominciare un mese prima del concepimento e continuare ad assumere per i primi 3 mesi**.
3) VITAMINA B12 – L’adeguato apporto di vitamina B12 è essenziale per mantenere le “riserve” di folati nei tessuti e soprattutto per poterli utilizzare nella fase di sintesi del DNA. Ne basta molto poca, ma è indispensabile. Si trova quasi solo negli alimenti di origine animale (pesce, uova, latticini, carne). I vegani, potrebbero presentare una carenza di B12 (soprattutto nel momento di maggiore fabbisogno, cioè la prima e cruciale fase della gravidanza, l’organogenesi) Non si tratta di rinunciare alle proprie scelte di vita. È però importante che le donne vegane controllino il proprio status di B12, assumendo eventualmente alimenti fortificati (ad es. latte di soia), e anche integratori di questa vitamina.
4) IODIO – L’apporto inadeguato di iodio è ben inquadrato da anni come problema di sanità pubblica dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Ministero della Salute. Secondo i dati dell’ISS il 10% della popolazione presenta problemi associati a un apporto insufficiente di iodio. La carenza si ripercuote immediatamente e direttamente sulla funzionalità tiroidea. Durante gran parte della gravidanza la tiroide materna funziona anche per coprire le esigenze del metabolismo fetale. Le conseguenze più gravi dell’insufficienza iodica, pertanto, si osservano sulla crescita e soprattutto sullo sviluppo del sistema nervoso del feto. Per questo è importante un apporto equilibrato degli alimenti ricchi di iodio: pesce e frutti di mare, latte e latticini, alghe (attenzione perché sono molto ricche di iodio: anche l’eccesso fa male alla tiroide) oltre a usare sale iodato in cucina (“poco sale e iodato” secondo la raccomandazione di ISS e Ministero della Salute) e chiedere che lo si usi nelle mense e nei ristoranti frequentati.
In alcuni casi le donne con patologie tiroidee devono consultare il proprio medico.
5) INTEGRATORI, ALIMENTI SALUTISTICI – Occorre evitare le carenze di nutrienti causate spesso da “diete fai.da-te”, ma anche gli eccessi… I nutrienti si devono assumere in primis attraverso i cibi della dieta quotidiana. Supplementi e alimenti fortificati vanno presi quando serve (v. sopra) e dietro indicazione del medico. In gravidanza vanno evitate le integrazioni con vitamina A, perché a dosi alte è teratogena, cioè può causare alterazioni nello sviluppo dell’embrione. Per la donna in età fertile l’assunzione raccomandata è di 600 μg/giorno, senza eccedere i 3.000 μg/giorno…
Tra gli alimenti il più ricco in vitamina A è il fegato, di cui è sconsigliato il consumo frequente e abituale durante la gravidanza e anche durante la menopausa (l’eccesso di vitamina A è anche un fattore di rischio per l’oseoporosi, EFSA 2009). Quanto detto vale per la vitamina A preformata, presente come tale negli alimenti di origine animale; altro discorso invece per i carotenoidi, precursori della vitamina A, presenti nei vegetali (es., carote), che venendo metabolizzati in modo diverso, non presentano un rischio teratogeno.
Fonte https://ilfattoalimentare.it/alimentazione-e-gravidanza-mantovani.html
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