La gravidanza determina un profondo mutamento della condizione fisica di una donna. In alcune ipotesi la gestazione può anche determinare una modifica di situazioni pre-esistenti comportandone un aggravamento o un miglioramento. In particolare, nel corso del tempo, sono stati effettuati moltissimi studi sul rapporto fra gravidanza e scoliosi. In passato, ad esempio, molti medici, qualora le donne fossero state affette da una alterazione alla schiena, arrivavano a sconsigliare una gravidanza, considerandola addirittura a rischio. Si riteneva, infatti, che la scoliosi, soprattutto nelle forme più gravi, non consentisse di sopportare il peso del pancione e lo sforzo di un parto naturale. Questa impostazione, nel corso del tempo, è stata ampiamente superata e gli studiosi hanno rilevato come sia possibile una gestazione in presenza di questa patologia, con le dovute precauzioni.
Cos’è la scoliosi
In una persona che non soffre di alterazioni lombari, la colonna vertebrale si presenta dritta sul piano frontale, mentre possono essere evidenziate delle curvature di carattere fisiologico sul piano sagittale. La scoliosi è una curvatura sul piano frontale della colonna vertebrale ed è associata ad una rotazione delle vertebre maggiore all’apice della curva. Questa alterazione coinvolge circa il 3% della popolazione mondiale e può essere determinata da malformazioni congenite della colonna vertebrale, da patologie genetiche, da problematiche neuromuscolari o da una diversa lunghezza degli arti inferiori. La scoliosi, di conseguenza, può comportare una differente altezza delle spalle, una posizione della testa decentrata rispetto al bacino, un’inclinazione verso un lato del corpo e la presenza di altezze differenti delle costole.
Scoliosi e gravidanza
La scoliosi coinvolge circa il 4% delle donne in attesa di un bambino. Come abbiamo accennato, in passato si riteneva che questa alterazione, soprattutto nelle sue forme più gravi, non potesse essere compatibile con nove mesi di gestazione e con lo sforzo di un parto naturale. Un’impostazione ampiamente superata da studi più recenti. Se è vero, infatti, che la gestazione in alcuni casi può determinare un peggioramento delle condizioni della schiena, va comunque rilevato che la scoliosi non comporta alcun rischio diretto per la gravidanza. Anzi, recentissimi studi scientifici hanno evidenziato come non esista alcuna differenza significativa nella progressione della curvatura della colonna vertebrale fra donne che hanno avuto una gravidanza e donne che non hanno portato a termine una gestazione. Secondo gli studiosi, quindi, avere una o più gravidanze non sembra possa influenzare la progressione della curva nella scoliosi, soprattutto nelle sue forme più lievi. Uno studio dell’Università del Maryland, in particolare, ha affermato come le donne che sono state trattate per scoliosi non presentano alcun rischio aggiuntivo per complicanze durante la gravidanza.
L’effetto della relaxina
Una delle problematiche più “fastidiose” relative alla scoliosi può riguardare non tanto la fase della gravidanza, ma quella successiva al parto. Durante la gestazione, infatti, l’organismo produce un ormone, chiamato relaxina, che agisce soprattutto sui tessuti connettivi e sulle cartilagini e ha la funzione di rendere il corpo della donna più flessibile. Un adattamento fisiologico e strutturale che possa facilitare il parto. I livelli di questo ormone raggiungono il picco nel corso del primo trimestre per poi diminuire progressivamente. L’effetto specifico consiste nel rilasciamento della muscolatura del pavimento pelvico materno e nella riduzione della contrattilità della muscolatura uterina. La relaxina rimane in circolo anche dopo il parto e, secondo l’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale (Isico), proprio in questa fase possono prodursi alcune problematiche: la colonna vertebrale e i legamenti, “ammorbiditi” dall’ormone possono risentire della mancanza del feto che con la sua massa provoca un effetto compensativo che impedisce alla schiena di curvarsi.
Gli esercizi fisici per migliorare le condizioni della schiena
La possibilità di un aggravamento delle condizioni della schiena dopo il parto, a causa dell’effetto della relaxina, può rendere consigliabile la realizzazione di esercizi fisici “preventivi”. Questi ultimi, infatti, possono favorire il rilassamento e ridurre eventuali conseguenze fisiche fastidiosi sia durante la gravidanza, sia dopo il parto. In particolare, yoga e pilates sono fondamentali per il mantenimento di una postura corretta e per prevenire un aggravamento delle condizioni lombari.
La scoliosi e l’epidurale
Una preoccupazione molto spesso correlata al rapporto fra scoliosi e gravidanza riguarda la possibilità o meno di effettuare questo tipo di anestesia in presenza di una simile alterazione lombare. Da questo punto di vista è importante distinguere i diversi tipi di scoliosi. Qualora questa si presenti in forma lieve non sussiste alcuna problematica nell’effettuazione dell’epidurale. Nelle ipotesi in cui la curvatura spinale sia più accentuata occorre distinguere se questa colpisca la parte superiore o quella inferiore della colonna vertebrale. Nella prima ipotesi non vi è alcun problema nella somministrazione di un’anestesia epidurale, mentre nel secondo caso potrebbero presentarsi maggiori difficoltà per l’anestesista. Questo caso, infatti, potrebbe rendere complesso l’inserimento del catetere epidurale al fine della somministrazione dei farmaci antidolorifici. Appare opportuno, quindi, nel caso in cui la donna sia affetta da una forma grave di scoliosi un consulto preventivo con il ginecologo e l’anestesista che potrebbero valutare soluzioni alternative all’epidurale. Inoltre, occorre precisare che a differenza di quanto si riteneva in passato, la presenza di una forma di scoliosi, anche grave, non obbliga necessariamente ad un parto cesareo. Sarà il ginecologo, caso per caso e sulla base di un quadro complessivo, a valutare l’opportunità di questa opzione rispetto ad un parto naturale.
Cos’è la scoliosi
In una persona che non soffre di alterazioni lombari, la colonna vertebrale si presenta dritta sul piano frontale, mentre possono essere evidenziate delle curvature di carattere fisiologico sul piano sagittale. La scoliosi è una curvatura sul piano frontale della colonna vertebrale ed è associata ad una rotazione delle vertebre maggiore all’apice della curva. Questa alterazione coinvolge circa il 3% della popolazione mondiale e può essere determinata da malformazioni congenite della colonna vertebrale, da patologie genetiche, da problematiche neuromuscolari o da una diversa lunghezza degli arti inferiori. La scoliosi, di conseguenza, può comportare una differente altezza delle spalle, una posizione della testa decentrata rispetto al bacino, un’inclinazione verso un lato del corpo e la presenza di altezze differenti delle costole.
Scoliosi e gravidanza
La scoliosi coinvolge circa il 4% delle donne in attesa di un bambino. Come abbiamo accennato, in passato si riteneva che questa alterazione, soprattutto nelle sue forme più gravi, non potesse essere compatibile con nove mesi di gestazione e con lo sforzo di un parto naturale. Un’impostazione ampiamente superata da studi più recenti. Se è vero, infatti, che la gestazione in alcuni casi può determinare un peggioramento delle condizioni della schiena, va comunque rilevato che la scoliosi non comporta alcun rischio diretto per la gravidanza. Anzi, recentissimi studi scientifici hanno evidenziato come non esista alcuna differenza significativa nella progressione della curvatura della colonna vertebrale fra donne che hanno avuto una gravidanza e donne che non hanno portato a termine una gestazione. Secondo gli studiosi, quindi, avere una o più gravidanze non sembra possa influenzare la progressione della curva nella scoliosi, soprattutto nelle sue forme più lievi. Uno studio dell’Università del Maryland, in particolare, ha affermato come le donne che sono state trattate per scoliosi non presentano alcun rischio aggiuntivo per complicanze durante la gravidanza.
L’effetto della relaxina
Una delle problematiche più “fastidiose” relative alla scoliosi può riguardare non tanto la fase della gravidanza, ma quella successiva al parto. Durante la gestazione, infatti, l’organismo produce un ormone, chiamato relaxina, che agisce soprattutto sui tessuti connettivi e sulle cartilagini e ha la funzione di rendere il corpo della donna più flessibile. Un adattamento fisiologico e strutturale che possa facilitare il parto. I livelli di questo ormone raggiungono il picco nel corso del primo trimestre per poi diminuire progressivamente. L’effetto specifico consiste nel rilasciamento della muscolatura del pavimento pelvico materno e nella riduzione della contrattilità della muscolatura uterina. La relaxina rimane in circolo anche dopo il parto e, secondo l’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale (Isico), proprio in questa fase possono prodursi alcune problematiche: la colonna vertebrale e i legamenti, “ammorbiditi” dall’ormone possono risentire della mancanza del feto che con la sua massa provoca un effetto compensativo che impedisce alla schiena di curvarsi.
Gli esercizi fisici per migliorare le condizioni della schiena
La possibilità di un aggravamento delle condizioni della schiena dopo il parto, a causa dell’effetto della relaxina, può rendere consigliabile la realizzazione di esercizi fisici “preventivi”. Questi ultimi, infatti, possono favorire il rilassamento e ridurre eventuali conseguenze fisiche fastidiosi sia durante la gravidanza, sia dopo il parto. In particolare, yoga e pilates sono fondamentali per il mantenimento di una postura corretta e per prevenire un aggravamento delle condizioni lombari.
La scoliosi e l’epidurale
Una preoccupazione molto spesso correlata al rapporto fra scoliosi e gravidanza riguarda la possibilità o meno di effettuare questo tipo di anestesia in presenza di una simile alterazione lombare. Da questo punto di vista è importante distinguere i diversi tipi di scoliosi. Qualora questa si presenti in forma lieve non sussiste alcuna problematica nell’effettuazione dell’epidurale. Nelle ipotesi in cui la curvatura spinale sia più accentuata occorre distinguere se questa colpisca la parte superiore o quella inferiore della colonna vertebrale. Nella prima ipotesi non vi è alcun problema nella somministrazione di un’anestesia epidurale, mentre nel secondo caso potrebbero presentarsi maggiori difficoltà per l’anestesista. Questo caso, infatti, potrebbe rendere complesso l’inserimento del catetere epidurale al fine della somministrazione dei farmaci antidolorifici. Appare opportuno, quindi, nel caso in cui la donna sia affetta da una forma grave di scoliosi un consulto preventivo con il ginecologo e l’anestesista che potrebbero valutare soluzioni alternative all’epidurale. Inoltre, occorre precisare che a differenza di quanto si riteneva in passato, la presenza di una forma di scoliosi, anche grave, non obbliga necessariamente ad un parto cesareo. Sarà il ginecologo, caso per caso e sulla base di un quadro complessivo, a valutare l’opportunità di questa opzione rispetto ad un parto naturale.
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