Le malformazioni dell’utero possono avere un ruolo determinante nell’ambito della fertilità femminile ed, in particolare, essere all’origine di aborti o parti pretermine. Occorre precisare come le malformazioni uterine sono generalmente correlate a un’interruzione dello sviluppo dell’apparato genitale durante la fase embrionale e possono svilupparsi in maniera isolata od essere correlate ad altre malformazioni. Da questo punto di vista, secondo le statistiche, la forma più diffusa di malformazioni uterine è rappresentata dall’utero setto. Questa rappresenta circa il 5/10% di questo tipo di problematiche che colpiscono l’apparato genitale femminile. L’utero setto si caratterizza per la presenza di un setto fibroso nella cavità uterina che può estendersi fino al collo o occupare parzialmente la cavità. In quest’ultima ipotesi si parla più propriamente di “utero subsetto”. In particolari ipotesi questa condizione può rendere complessa una gravidanza, in queste ipotesi è consigliabile procedere ad un intervento chirurgico ad hoc finalizzato al ripristino della piena funzionalità della cavità uterina.
L’utero setto: la classificazione
L’utero setto rientra nell’ambito di quelle che sono definite come “malformazioni mulleriane”. Si tratta di anomalie di carattere anatomico che hanno origine in difetti nello sviluppo dei dotti di Muller. Questi ultimi sono piccoli condotti genitali presenti in uno stadio embrionale che, in seguito alla stimolazione degli estrogeni, si uniscono e formano l’intero apparato riproduttivo femminile. L’arresto nelle fasi di sviluppo che portano alla formazione dell’apparato riproduttivo è all’origine di questo tipo di malformazioni. Si stima che queste problematiche colpiscano nel complesso il 7% delle donne fertili e il 25% delle donne con una storia di aborti ripetuti.
L’utero setto: caratteristiche generali
L’utero è un organo muscolare cavo che unitamente alle ovaie, alle tube di Falloppio e alla vagina forma l’apparato riproduttivo femminile. In particolare quest’organo ha la funzione di accogliere l’ovulo fecondato e consentirne lo sviluppo. Da un punto di vista anatomico è possibile distinguerlo in due zone: il corpo e la cervice. Nelle ipotesi di utero setto il corpo uterino presenta una malformazione che consiste nella formazione di una “parete divisoria” a sezione longitudinale che si sviluppa dalla base dell’utero verso la cervice. Questa condizione può essere totale e di conseguenza separare l’intera cavità dal corpo dell’utero o parziale. L’utero setto, generalmente, si forma durante lo sviluppo dell’embrione intorno alla tredicesima settimana.
La sintomatologia
Da un punto di vista generale, nella maggior parte dei casi una simile malformazione ha un carattere del tutto asintomatico. Di conseguenza, una donna pur avendo un utero setto può non accorgersi mai di questa problematica. Questa condizione, quindi, nella maggior parte dei casi viene scoperta soltanto in seguito ad accurati esami diagnostici. Soltanto in sporadici casi le pazienti hanno riferito una sintomatologia dolorosa nel corso dei rapporti sessuali. Nonostante l’assenza quasi generale di sintomi, l’utero setto può comportare effetti negativi rilevanti su una gravidanza e essere all’origine di aborti spontanei e parti prematuri.
L’effetto dell’utero setto su una gravidanza
L’utero setto, come appena precisato, può incidere in maniera importante sulla fertilità e sull’esito di una gravidanza. Secondo recenti statistiche questa anomalia strutturale dell’utero è presente in circa il 13% dei casi di aborto spontaneo e, in generale, aumenta del 46% il rischio di un aborto entro il quinto mese di gravidanza. Inoltre, l’utero setto può essere all’origine di parti prematuri e di distacchi della placenta. Da questo punto di vista, si stima che l’incidenza di questa problematica su tali eventi sia pari quasi al 25%. In particolare, il parto prematuro è determinato dal ridotto spazio per il feto causato dalla presenza di questa malformazione. Fra le altre complicazioni che questo può determinare nell’ambito di una gestazione è possibile annoverare la posizione podolica del feto, episodi emorragici post partum e un ritardo nella crescita fetale.
La diagnosi di utero setto
La diagnosi di questa malformazione, in genere, procede per gradi. Il primo step è rappresentato da un’ecografia transvaginale seguita da un’isterosalpingografia. Quest’indagine, diretta a fornire un’immagine dell’interno della cavità uterina, potrà consentire di accertare la presenza di un utero setto e valutarne l’entità. Tuttavia, in alcune ipotesi, qualora sia difficile distinguere fra utero setto e utero bicorne (malformazione uterina derivante dalla presenza di due corni al posto di un’unica cavità uterina), sarà necessario procedere ad un’ultrasonografia tridimensionale. Si tratta di un tipo di indagine che grazie alla tecnologia tridimensionale consente con assoluta certezza di valutare la presenza di un utero setto.
Utero setto: l’approccio chirurgico
In presenza di una diagnosi di utero setto e qualora l’estensione dello stesso possa determinare complicanze nell’ambito di una futura gravidanza, la soluzione più idonea consiste nell’approccio chirurgico. L’intervento d’eccellenza in questa ipotesi è rappresentato dalla metroplastica isteroscopica. Questo approccio chirurgico consente la correzione per via isteroscopica dell’anomalia congenita del corpo uterino. L’intervento è finalizzato alla rimozione del tessuto fibroso che costituisce il setto. L’efficacia di un tale trattamento ai fini di una futura gravidanza è stata ampiamente confermata dalle statistiche. Nelle pazienti che in seguito alla diagnosi di questa malformazione fanno ricorso alla tecnica chirurgica è stata accertata una riduzione delle percentuali di aborto dall’80% al 15%, mentre la percentuale di parti pretermine è diminuita fino al 7%.
L’utero setto: la classificazione
L’utero setto rientra nell’ambito di quelle che sono definite come “malformazioni mulleriane”. Si tratta di anomalie di carattere anatomico che hanno origine in difetti nello sviluppo dei dotti di Muller. Questi ultimi sono piccoli condotti genitali presenti in uno stadio embrionale che, in seguito alla stimolazione degli estrogeni, si uniscono e formano l’intero apparato riproduttivo femminile. L’arresto nelle fasi di sviluppo che portano alla formazione dell’apparato riproduttivo è all’origine di questo tipo di malformazioni. Si stima che queste problematiche colpiscano nel complesso il 7% delle donne fertili e il 25% delle donne con una storia di aborti ripetuti.
L’utero setto: caratteristiche generali
L’utero è un organo muscolare cavo che unitamente alle ovaie, alle tube di Falloppio e alla vagina forma l’apparato riproduttivo femminile. In particolare quest’organo ha la funzione di accogliere l’ovulo fecondato e consentirne lo sviluppo. Da un punto di vista anatomico è possibile distinguerlo in due zone: il corpo e la cervice. Nelle ipotesi di utero setto il corpo uterino presenta una malformazione che consiste nella formazione di una “parete divisoria” a sezione longitudinale che si sviluppa dalla base dell’utero verso la cervice. Questa condizione può essere totale e di conseguenza separare l’intera cavità dal corpo dell’utero o parziale. L’utero setto, generalmente, si forma durante lo sviluppo dell’embrione intorno alla tredicesima settimana.
La sintomatologia
Da un punto di vista generale, nella maggior parte dei casi una simile malformazione ha un carattere del tutto asintomatico. Di conseguenza, una donna pur avendo un utero setto può non accorgersi mai di questa problematica. Questa condizione, quindi, nella maggior parte dei casi viene scoperta soltanto in seguito ad accurati esami diagnostici. Soltanto in sporadici casi le pazienti hanno riferito una sintomatologia dolorosa nel corso dei rapporti sessuali. Nonostante l’assenza quasi generale di sintomi, l’utero setto può comportare effetti negativi rilevanti su una gravidanza e essere all’origine di aborti spontanei e parti prematuri.
L’effetto dell’utero setto su una gravidanza
L’utero setto, come appena precisato, può incidere in maniera importante sulla fertilità e sull’esito di una gravidanza. Secondo recenti statistiche questa anomalia strutturale dell’utero è presente in circa il 13% dei casi di aborto spontaneo e, in generale, aumenta del 46% il rischio di un aborto entro il quinto mese di gravidanza. Inoltre, l’utero setto può essere all’origine di parti prematuri e di distacchi della placenta. Da questo punto di vista, si stima che l’incidenza di questa problematica su tali eventi sia pari quasi al 25%. In particolare, il parto prematuro è determinato dal ridotto spazio per il feto causato dalla presenza di questa malformazione. Fra le altre complicazioni che questo può determinare nell’ambito di una gestazione è possibile annoverare la posizione podolica del feto, episodi emorragici post partum e un ritardo nella crescita fetale.
La diagnosi di utero setto
La diagnosi di questa malformazione, in genere, procede per gradi. Il primo step è rappresentato da un’ecografia transvaginale seguita da un’isterosalpingografia. Quest’indagine, diretta a fornire un’immagine dell’interno della cavità uterina, potrà consentire di accertare la presenza di un utero setto e valutarne l’entità. Tuttavia, in alcune ipotesi, qualora sia difficile distinguere fra utero setto e utero bicorne (malformazione uterina derivante dalla presenza di due corni al posto di un’unica cavità uterina), sarà necessario procedere ad un’ultrasonografia tridimensionale. Si tratta di un tipo di indagine che grazie alla tecnologia tridimensionale consente con assoluta certezza di valutare la presenza di un utero setto.
Utero setto: l’approccio chirurgico
In presenza di una diagnosi di utero setto e qualora l’estensione dello stesso possa determinare complicanze nell’ambito di una futura gravidanza, la soluzione più idonea consiste nell’approccio chirurgico. L’intervento d’eccellenza in questa ipotesi è rappresentato dalla metroplastica isteroscopica. Questo approccio chirurgico consente la correzione per via isteroscopica dell’anomalia congenita del corpo uterino. L’intervento è finalizzato alla rimozione del tessuto fibroso che costituisce il setto. L’efficacia di un tale trattamento ai fini di una futura gravidanza è stata ampiamente confermata dalle statistiche. Nelle pazienti che in seguito alla diagnosi di questa malformazione fanno ricorso alla tecnica chirurgica è stata accertata una riduzione delle percentuali di aborto dall’80% al 15%, mentre la percentuale di parti pretermine è diminuita fino al 7%.
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