Donare non solo gli organi, dopo la morte, ma anche lo sperma. Uno studio di due bioeticisti inglesi supporta l’ipotesi che questo possa avvenire, aprendo un dibattito etico sul tema. Nel Regno Unito, scrivono gli autori, gli uomini dovrebbero poter esprimere o meno il proprio consenso per la donazione volontaria dello sperma estratto al momento della morte. Secondo gli autori l’operazione è tecnicamente possibile ed è ammissibile dal punto di vista etico, anche considerato il contesto inglese, in cui i donatori di sperma sono pochi mentre la domanda è in crescita. Lo studio con la riflessione è pubblicato sul Journal of Medical Ethics.
Donazione dello sperma post-mortem
Da un lato la donazione di sperma da cadavere risulta possibile, come spiegano gli autori, attraverso una procedura chirurgica o elettroeiaculazione per l’estrazione del seme, tecnica già note e in uso in altre situazioni. Una volta accertato che si può fare, i ricercatori si sono posti una domanda per capire se dal punto di vista etico si possa ammettere. “Se è moralmente accettabile che le persone possano donare i loro tessuti per alleviare le sofferenze di altri individui nei trapianti per varie malattie, non riteniamo che ci siano ragioni per non estendere questo principio anche per risolvere altre forme di sofferenza, come l’infertilità”, scrivono gli autori, Nathan Hodson dell’università di Leicester e Joshua Parker del Wythenshawe Hospital a Manchester.
Oltre ad aumentare le possibilità di concepire per le coppie che soffrono di infertilità, questa donazione potrebbe far crescere l’offerta e la diversità del seme, rispondendo all’esigenza di ampliare le caratteristiche etniche dei donatori. Ma anche per chi decide di donare dopo la morte potrebbero esserci dei benefici in termini di benessere psicologico, spiegano gli autori, come l’idea che si possa aiutare gli altri e che comunque si continui la propria linea genetica.
Preoccupazioni per la salute
Una grande preoccupazione riguarda la salute del donatore deceduto e il fatto che il bambino possa avere dei problemi. Esistono studi, si legge in un articolo sul Bmj collegato alla pubblicazione, che lo sperma prelevato fino a 48 ore dopo la morte possa dare il via a gravidanze di successo e alla nascita di bambini sani. Inoltre screening sui donatori e analisi sullo sperma, come avviene per i donatori viventi, possono escludere la presenza di alterazioni genetiche e stimare i rischi per la salute. Secondo il Nuffield Council on Bioethics, una fondazione nata nel 1991 nel Regno Unito, che studia i problemi etici, molte persone concepite con la donazione di gameti cercano informazioni mediche sul donatore o la donatrice. Alcuni studi mettono in evidenza che questa ricerca non ha come finalità primaria quella di stringere un rapporto con la persona, ma quella avere informazioni sulle sue origini. Per questo, scrivono gli autori, non ci sono ragioni evidenti per cui la morte già avvenuta del donatore rappresenti un problema.
Gli ostacoli
Alcuni ostacoli potrebbero essere posti dalla famiglia del defunto che ha espresso la volontà di donare lo sperma. In questo caso, l’uso del seme potrebbe riaprire il dibattito sulla questione del veto familiare, che occorre quando la famiglia annulla i precedenti desideri relativi alla donazione (di organi) della persona deceduta. “L’elemento centrale è che ciò che pensa la famiglia, incluso il partner sopravvissuto e ancora legato al defunto, non giustificano il divieto di utilizzare lo sperma raccolto dopo la morte, soprattutto se il deceduto ha specificato il desiderio di donare”, scrivono gli autori. Un’altra sfida riguarda il problema di garantire l’anonimato del donatore (il donatore può scegliere se essere anonimo o meno) e questa sarà una questione che deve essere approfondita. Infine, dato che nel Regno Unito i finanziamenti per la fecondazione delle coppie che soffrono di infertilità rimane un argomento controverso, spiegano gli eticisti, non si sa chi dovrebbe pagare per il prelievo dello sperma dopo la morte. In ogni caso gli autori aggiungono un tassello verso la donazione di sperma post-mortem concludendo che è “sia fattibile che moralmente ammissibile”.
Fonte https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/01/24/donazione-sperma-dopo-morte/?refresh_ce=
Donazione dello sperma post-mortem
Da un lato la donazione di sperma da cadavere risulta possibile, come spiegano gli autori, attraverso una procedura chirurgica o elettroeiaculazione per l’estrazione del seme, tecnica già note e in uso in altre situazioni. Una volta accertato che si può fare, i ricercatori si sono posti una domanda per capire se dal punto di vista etico si possa ammettere. “Se è moralmente accettabile che le persone possano donare i loro tessuti per alleviare le sofferenze di altri individui nei trapianti per varie malattie, non riteniamo che ci siano ragioni per non estendere questo principio anche per risolvere altre forme di sofferenza, come l’infertilità”, scrivono gli autori, Nathan Hodson dell’università di Leicester e Joshua Parker del Wythenshawe Hospital a Manchester.
Oltre ad aumentare le possibilità di concepire per le coppie che soffrono di infertilità, questa donazione potrebbe far crescere l’offerta e la diversità del seme, rispondendo all’esigenza di ampliare le caratteristiche etniche dei donatori. Ma anche per chi decide di donare dopo la morte potrebbero esserci dei benefici in termini di benessere psicologico, spiegano gli autori, come l’idea che si possa aiutare gli altri e che comunque si continui la propria linea genetica.
Preoccupazioni per la salute
Una grande preoccupazione riguarda la salute del donatore deceduto e il fatto che il bambino possa avere dei problemi. Esistono studi, si legge in un articolo sul Bmj collegato alla pubblicazione, che lo sperma prelevato fino a 48 ore dopo la morte possa dare il via a gravidanze di successo e alla nascita di bambini sani. Inoltre screening sui donatori e analisi sullo sperma, come avviene per i donatori viventi, possono escludere la presenza di alterazioni genetiche e stimare i rischi per la salute. Secondo il Nuffield Council on Bioethics, una fondazione nata nel 1991 nel Regno Unito, che studia i problemi etici, molte persone concepite con la donazione di gameti cercano informazioni mediche sul donatore o la donatrice. Alcuni studi mettono in evidenza che questa ricerca non ha come finalità primaria quella di stringere un rapporto con la persona, ma quella avere informazioni sulle sue origini. Per questo, scrivono gli autori, non ci sono ragioni evidenti per cui la morte già avvenuta del donatore rappresenti un problema.
Gli ostacoli
Alcuni ostacoli potrebbero essere posti dalla famiglia del defunto che ha espresso la volontà di donare lo sperma. In questo caso, l’uso del seme potrebbe riaprire il dibattito sulla questione del veto familiare, che occorre quando la famiglia annulla i precedenti desideri relativi alla donazione (di organi) della persona deceduta. “L’elemento centrale è che ciò che pensa la famiglia, incluso il partner sopravvissuto e ancora legato al defunto, non giustificano il divieto di utilizzare lo sperma raccolto dopo la morte, soprattutto se il deceduto ha specificato il desiderio di donare”, scrivono gli autori. Un’altra sfida riguarda il problema di garantire l’anonimato del donatore (il donatore può scegliere se essere anonimo o meno) e questa sarà una questione che deve essere approfondita. Infine, dato che nel Regno Unito i finanziamenti per la fecondazione delle coppie che soffrono di infertilità rimane un argomento controverso, spiegano gli eticisti, non si sa chi dovrebbe pagare per il prelievo dello sperma dopo la morte. In ogni caso gli autori aggiungono un tassello verso la donazione di sperma post-mortem concludendo che è “sia fattibile che moralmente ammissibile”.
Fonte https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/01/24/donazione-sperma-dopo-morte/?refresh_ce=
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