Diventare mamme quando si soffre di una disabilità è possibile. Per garantire un’assistenza multidisciplinare alle donne che desiderano coronare il sogno della maternità, l’Ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant’Anna di Torino ha attivato un ambulatorio dedicato.
Diventare mamma si può
Quando si convive con una disabilità motoria importante, presente dalla nascita o insorta in seguito a un incidente, i dubbi e i timori legati al desiderio di diventare mamma possono essere davvero tanti. In passato era radicata l’idea che in questi casi non fosse possibile avere un bambino, ma oggi sappiamo che non è così. “Quello che non sia possibile diventare mamma è un luogo comune da sfatare”, afferma Paola Castagna, responsabile dell’Ambulatorio Disabilità al Sant’Anna di Torino. “In Italia ci sono 70mila donne con una lesione midollare. In molti casi la disabilità è la conseguenza di un trauma, come incidenti stradali o cadute. Le donne che hanno desiderato una gravidanza prima dell’incidente per un periodo spostano necessariamente l’attenzione su se stesse, spesso si sentono ‘rotte’, ma il sogno di una maternità rimane e, con un’assistenza adeguata, può essere realizzato”.
Da progetto sperimentale a servizio consolidato
L’Ambulatorio Disabilità dell’Ospedale Sant’Anna nasce nel 2008 come progetto sperimentale, ma in breve si trasforma in un ambulatorio strutturato e diventa il punto di riferimento per patologie e controlli ginecologici di routine di donne con disabilità, comprese coloro che desiderano intraprendere una gravidanza. “L’ambulatorio risponde a un’esigenza importante: le donne con disabilità fisica o psicologica hanno bisogno di un servizio dedicato, con professionisti appositamente formati e spazi che garantiscono l’accessibilità alle cure, grazie all’assenza di barriere architettoniche”, spiega la dottoressa Castagna. Inizialmente l’ambulatorio forniva assistenza ginecologica, poi il servizio si è ampliato comprendendo anche l’ambito ostetrico. “L’85% degli accessi riguarda problematiche ginecologiche e controlli di routine e, in questi anni, abbiamo effettuato 1200 visite”, spiega l’esperta. “Ma abbiamo seguito anche 50 future mamme, accompagnandole dal periodo precedente al concepimento fino alla nascita. Tra le mamme che si sono rivolte al nostro ambulatorio ci sono donne con lesioni midollari, paraplegia, tetraparesi e spina bifida”.
Si comincia con il counselling preconcezionale
Il primo passo quando una donna con una disabilità motoria o psicologica desidera diventare mamma è quello di procedere con un attento counselling precocezionale. “Nel corso di questo primo colloquio, che coinvolge la donna e il suo compagno, si effettua una valutazione di rischi e possibilità”, considera Paola Castagna. “Una volta ricevute tutte le informazioni necessarie, la scelta è sempre della coppia. Il coinvolgimento del futuro papà sin da questa fase è fondamentale: è un percorso da vivere insieme, tenendo presente che è nel momento in cui si decide di cercare una gravidanza che si diventa genitori”.
L’assistenza di un’équipe multidisciplinare
L’altra condizione indispensabile è quella di garantire alla donna l’assistenza di un team di esperti. “La futura mamma viene seguita nei nove mesi da ostetrica, ginecologa e infermiera dell’ambulatorio”, spiega la dottoressa Castagna. “La nostra équipe è in collegamento con gli specialisti che seguono la donna in base alla sua patologia. E prima della nascita, che avviene, nella maggior parte dei casi, tramite taglio cesareo, la futura mamma conosce l’anestesista che sarà presente al parto.
Così, si crea una rete assistenziale che supporta la donna e le garantisce la necessaria continuità nel corso dei nove mesi. Una volta nato il bimbo, il punto di riferimento per il periodo del puerperio sono i servizi territoriali. La neomamma torna all’ambulatorio per la visita di controllo fissata quaranta giorni dopo il parto”.
Un supporto anche emotivo nei nove mesi
Quando si vive l’esperienza della gravidanza i dubbi sono sempre tanti, ma quali sono i timori di una futura mamma che convive con una disabilità importante? “In genere, le future mamme seguite nel nostro ambulatorio sono serene, perché la gravidanza è il risultato di una scelta consapevole e informata e perché sanno di poter contare su un’assistenza specialistica”, considera la dottoressa Castagna. Ma se la futura mamma sente il bisogno di un supporto di tipo emotivo, viene indirizzata al servizio di psicologia clinica dell’Ospedale Sant’Anna. “Se, però, la donna ha uno psicologo di riferimento, il suggerimento è di portare avanti il percorso già intrapreso”, spiega l’esperta. “Qualora non sia effettivamente necessario, è infatti preferibile non inserire ulteriori figure professionali per evitare che si senta disorientata”.
E dopo la nascita?
Un’ansia frequente già nel corso dei nove mesi è quella per il ‘dopo’. Le paure e le preoccupazioni delle future mamme sono spesso legate alle difficoltà che dovranno superare per prendersi cura al meglio del loro piccino. “In questo caso, a rassicurare la donna è la presenza di una rete familiare e amicale disponibile e attenta, già abituata a ‘esserci’ e prendersi cura”, spiega l’esperta.
Disabilità, un messaggio incoraggiante
Le donne di Torino e dintorni possono rivolgersi all’Ambulatorio Disabilità del Sant’Anna, ma chi abita in una città dove non è attivo un ambulatorio dedicato come deve regolarsi? “Il suggerimento è di trovare un ospedale di riferimento sul proprio territorio e cominciare il percorso preconcezionale di valutazione”, consiglia la dottoressa Castagna. “Anche se non c’è un ambulatorio dedicato, deve essere garantita un’assistenza multidisciplinare che vede la collaborazione dei diversi specialisti coinvolti nel corso dei nove mesi”.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/un-ambulatorio-per-le-future-mamme-con-disabilita_salute-ed-esami/
Diventare mamma si può
Quando si convive con una disabilità motoria importante, presente dalla nascita o insorta in seguito a un incidente, i dubbi e i timori legati al desiderio di diventare mamma possono essere davvero tanti. In passato era radicata l’idea che in questi casi non fosse possibile avere un bambino, ma oggi sappiamo che non è così. “Quello che non sia possibile diventare mamma è un luogo comune da sfatare”, afferma Paola Castagna, responsabile dell’Ambulatorio Disabilità al Sant’Anna di Torino. “In Italia ci sono 70mila donne con una lesione midollare. In molti casi la disabilità è la conseguenza di un trauma, come incidenti stradali o cadute. Le donne che hanno desiderato una gravidanza prima dell’incidente per un periodo spostano necessariamente l’attenzione su se stesse, spesso si sentono ‘rotte’, ma il sogno di una maternità rimane e, con un’assistenza adeguata, può essere realizzato”.
Da progetto sperimentale a servizio consolidato
L’Ambulatorio Disabilità dell’Ospedale Sant’Anna nasce nel 2008 come progetto sperimentale, ma in breve si trasforma in un ambulatorio strutturato e diventa il punto di riferimento per patologie e controlli ginecologici di routine di donne con disabilità, comprese coloro che desiderano intraprendere una gravidanza. “L’ambulatorio risponde a un’esigenza importante: le donne con disabilità fisica o psicologica hanno bisogno di un servizio dedicato, con professionisti appositamente formati e spazi che garantiscono l’accessibilità alle cure, grazie all’assenza di barriere architettoniche”, spiega la dottoressa Castagna. Inizialmente l’ambulatorio forniva assistenza ginecologica, poi il servizio si è ampliato comprendendo anche l’ambito ostetrico. “L’85% degli accessi riguarda problematiche ginecologiche e controlli di routine e, in questi anni, abbiamo effettuato 1200 visite”, spiega l’esperta. “Ma abbiamo seguito anche 50 future mamme, accompagnandole dal periodo precedente al concepimento fino alla nascita. Tra le mamme che si sono rivolte al nostro ambulatorio ci sono donne con lesioni midollari, paraplegia, tetraparesi e spina bifida”.
Si comincia con il counselling preconcezionale
Il primo passo quando una donna con una disabilità motoria o psicologica desidera diventare mamma è quello di procedere con un attento counselling precocezionale. “Nel corso di questo primo colloquio, che coinvolge la donna e il suo compagno, si effettua una valutazione di rischi e possibilità”, considera Paola Castagna. “Una volta ricevute tutte le informazioni necessarie, la scelta è sempre della coppia. Il coinvolgimento del futuro papà sin da questa fase è fondamentale: è un percorso da vivere insieme, tenendo presente che è nel momento in cui si decide di cercare una gravidanza che si diventa genitori”.
L’assistenza di un’équipe multidisciplinare
L’altra condizione indispensabile è quella di garantire alla donna l’assistenza di un team di esperti. “La futura mamma viene seguita nei nove mesi da ostetrica, ginecologa e infermiera dell’ambulatorio”, spiega la dottoressa Castagna. “La nostra équipe è in collegamento con gli specialisti che seguono la donna in base alla sua patologia. E prima della nascita, che avviene, nella maggior parte dei casi, tramite taglio cesareo, la futura mamma conosce l’anestesista che sarà presente al parto.
Così, si crea una rete assistenziale che supporta la donna e le garantisce la necessaria continuità nel corso dei nove mesi. Una volta nato il bimbo, il punto di riferimento per il periodo del puerperio sono i servizi territoriali. La neomamma torna all’ambulatorio per la visita di controllo fissata quaranta giorni dopo il parto”.
Un supporto anche emotivo nei nove mesi
Quando si vive l’esperienza della gravidanza i dubbi sono sempre tanti, ma quali sono i timori di una futura mamma che convive con una disabilità importante? “In genere, le future mamme seguite nel nostro ambulatorio sono serene, perché la gravidanza è il risultato di una scelta consapevole e informata e perché sanno di poter contare su un’assistenza specialistica”, considera la dottoressa Castagna. Ma se la futura mamma sente il bisogno di un supporto di tipo emotivo, viene indirizzata al servizio di psicologia clinica dell’Ospedale Sant’Anna. “Se, però, la donna ha uno psicologo di riferimento, il suggerimento è di portare avanti il percorso già intrapreso”, spiega l’esperta. “Qualora non sia effettivamente necessario, è infatti preferibile non inserire ulteriori figure professionali per evitare che si senta disorientata”.
E dopo la nascita?
Un’ansia frequente già nel corso dei nove mesi è quella per il ‘dopo’. Le paure e le preoccupazioni delle future mamme sono spesso legate alle difficoltà che dovranno superare per prendersi cura al meglio del loro piccino. “In questo caso, a rassicurare la donna è la presenza di una rete familiare e amicale disponibile e attenta, già abituata a ‘esserci’ e prendersi cura”, spiega l’esperta.
Disabilità, un messaggio incoraggiante
Le donne di Torino e dintorni possono rivolgersi all’Ambulatorio Disabilità del Sant’Anna, ma chi abita in una città dove non è attivo un ambulatorio dedicato come deve regolarsi? “Il suggerimento è di trovare un ospedale di riferimento sul proprio territorio e cominciare il percorso preconcezionale di valutazione”, consiglia la dottoressa Castagna. “Anche se non c’è un ambulatorio dedicato, deve essere garantita un’assistenza multidisciplinare che vede la collaborazione dei diversi specialisti coinvolti nel corso dei nove mesi”.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/un-ambulatorio-per-le-future-mamme-con-disabilita_salute-ed-esami/
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