Il Parvovirus B 19 è l’agente eziologico responsabile della quinta malattia, anche conosciuta come eritema infettivo; può contagiare sia i bambini in età scolare che la popolazione adulta. Risulta molto rischioso quando l’infezione avviene in donne gravide, soprattutto nei primi due trimestri di gravidanza, periodo in cui aumenta in maniera esponenziale il rischio di aborto o la morbilità e la mortalità fetale.
Segni e sintomi di infezione da Parvovirus B 19
Se il contagio si verifica prima delle 20 settimane di gestazione, nel 3-9% dei casi può essere causa di aborto o morte fetale endouterina. Per questo motivo la presenza di anticorpi contro il Parvovirus B 19 viene analizzata già in corso di gravidanza attraverso un prelievo del sangue che rientra all’interno del TORCH (Toxoplasmosi, Others, Rosolia, Citomegalovirus, Herpes), all’interno del quale quest’ultimo rientra nella categoria Others (altri) insieme all’infezione da sifilide, varicella e da HIV.
La viremia si manifesta in circa 6-11 giorni ed è associata a sintomi non facili da differenziare quali:
Il tutto dovuto ad una grande produzione di citochine. Solo successivamente si sviluppa il classico quadro della quinta malattia, ossia la presenza di eritema a livello soprattutto delle guance che ricorda il rossore tipico dello schiaffeggiamento.
Complicanze fetali e diagnosi
Dal momento che il virus del Parvovirus B19 cresce solo in cellule in attiva moltiplicazione come le cellule del fegato fetale, del cordone ombelicale e delle progenitrici midollari, le maggiori complicanze fatali sono rappresentate dall’anemia e dalla miocardite i quali possono determinare idrope fetale e scompenso cardio-congestizio che nel 10-20% può determinare morte fetale.
La diagnosi prenatale da infezione da Parvovirus B19 viene posta principalmente in base all'idrope fetale (definita come accumulo di liquidi in almeno 2 compartimenti fetali) e il rischio che si sviluppi è maggiore nel 2° trimestre (3.9%), in particolare se l’infezione materna intercorre prima della 20^ settimana.
Prevenzione e terapia
Ad oggi non sono disponibili vaccini per l’immunizzazione attiva della donna in età fertile, né farmaci antivirali di provata efficacia per la prevenzione dell’infezione fetale.
La prevenzione dell’infezione nella gravida è limitata alla trasmissione del virus per via aerea e le raccomandazioni in merito [CDC] suggeriscono il frequente e accurato lavaggio delle mani come unica strategia di prevenzione.
La terapia materna generalmente non richiede trattamento, solo nei casi più gravi può essere sintomatica.
Bibliografia
Puccetti C., Contoli M., Bonvicini F., Cervi F., Simonazzi G., Gallinella G., Murano P., Farina A., Guerra B., Zerbini M., Rizzo N. (2012). Parvovirus B19 in pregnancy: possible consequences of vertical transmission. Prenat. Diagn. 32, 897-902
Segni e sintomi di infezione da Parvovirus B 19
Se il contagio si verifica prima delle 20 settimane di gestazione, nel 3-9% dei casi può essere causa di aborto o morte fetale endouterina. Per questo motivo la presenza di anticorpi contro il Parvovirus B 19 viene analizzata già in corso di gravidanza attraverso un prelievo del sangue che rientra all’interno del TORCH (Toxoplasmosi, Others, Rosolia, Citomegalovirus, Herpes), all’interno del quale quest’ultimo rientra nella categoria Others (altri) insieme all’infezione da sifilide, varicella e da HIV.
La viremia si manifesta in circa 6-11 giorni ed è associata a sintomi non facili da differenziare quali:
- Cefalea
- Mialgie
- Brividi
- Febbre
Il tutto dovuto ad una grande produzione di citochine. Solo successivamente si sviluppa il classico quadro della quinta malattia, ossia la presenza di eritema a livello soprattutto delle guance che ricorda il rossore tipico dello schiaffeggiamento.
Complicanze fetali e diagnosi
Dal momento che il virus del Parvovirus B19 cresce solo in cellule in attiva moltiplicazione come le cellule del fegato fetale, del cordone ombelicale e delle progenitrici midollari, le maggiori complicanze fatali sono rappresentate dall’anemia e dalla miocardite i quali possono determinare idrope fetale e scompenso cardio-congestizio che nel 10-20% può determinare morte fetale.
La diagnosi prenatale da infezione da Parvovirus B19 viene posta principalmente in base all'idrope fetale (definita come accumulo di liquidi in almeno 2 compartimenti fetali) e il rischio che si sviluppi è maggiore nel 2° trimestre (3.9%), in particolare se l’infezione materna intercorre prima della 20^ settimana.
Prevenzione e terapia
Ad oggi non sono disponibili vaccini per l’immunizzazione attiva della donna in età fertile, né farmaci antivirali di provata efficacia per la prevenzione dell’infezione fetale.
La prevenzione dell’infezione nella gravida è limitata alla trasmissione del virus per via aerea e le raccomandazioni in merito [CDC] suggeriscono il frequente e accurato lavaggio delle mani come unica strategia di prevenzione.
La terapia materna generalmente non richiede trattamento, solo nei casi più gravi può essere sintomatica.
Bibliografia
Puccetti C., Contoli M., Bonvicini F., Cervi F., Simonazzi G., Gallinella G., Murano P., Farina A., Guerra B., Zerbini M., Rizzo N. (2012). Parvovirus B19 in pregnancy: possible consequences of vertical transmission. Prenat. Diagn. 32, 897-902
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