La crescente diffusione dell’uso e dell’abuso di alcol tra le donne, talvolta giovani o giovanissime, rappresenta un motivo d’allarme a livello sanitario, sia per i danni che questo può provocare in gravidanza, sia per la spiccata differenza di risposta al consumo di bevande alcoliche da parte degli organismi maschili e femminili.
Lo rileva, confermando dati clinici consolidati, il Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità che pone l’accento proprio sul dilagare del consumo di alcol da parte delle donne, fin dall’adolescenza.
La differenza di genere per quanto riguarda gli effetti dell’alcol sull’organismo è confermata, una volta di più, dagli studi clinici che rivelano una notevole, e assai maggiore rispetto a quella degli uomini, vulnerabilità delle donne.
Al tempo stesso, volgendo l’attenzione sui dati epidemiologici, emerge l’incremento costante del consumo bevande alcoliche (cocktail e superalcolici compresi) nella popolazione femminile, a cominciare da quella più giovane.
Una crescita costante e, almeno apparentemente, incurante dei gravi danni ai quali le donne possono andare incontro, figlia in parte della cultura dello sballo diffusa nelle fasce età più giovani ma anche di atteggiamenti e disagi che si manifestano durante l’intero arco della vita.
Rosanna Mancinelli, del Centro Nazionale Sostanze Chimiche dello ISS, Istituto Superiore di Sanità, osserva come non ci sia ancora oggi una ferma presa di coscienza su quali sono gli effetti, i danni e i problemi alcol-correlati che, nel loro insieme, rappresentano una seria sfida per chi si occupa di salute pubblica.
È vero, infatti, che l’intera opinione pubblica è portata a scorgere soltanto gli effetti immediati dell’abuso di alcol o di un uso smodato, senza soffermarsi sui danni a lungo termine di un bere che potremmo definire continuo.
A caratteristiche psico-fisiche che la rendono più vulnerabile ai danni a breve e a lungo termine dell’alcol, la donna unisce inoltre i danni, talora irreversibili, che possono essere arrecati al fegato e alla stessa futura madre in caso di gravidanza.
È ormai certo che i maggiori e deleteri effetti dell’alcol sulle donne sono di carattere fisiologico, come dimostrato, almeno a partire dai primissimi anni Novanta, da una lunga letteratura.
Questa vulnerabilità più marcata e, di conseguenza, pericolosa deriva da differenze del contenuto di acqua nel corpo della donna rispetto a quello dell’uomo, dallo stesso metabolismo e dagli ormoni sessuali.
In altre parole, il maggiore contenuto di grasso e la minore concentrazione di acqua nei tessuti femminili rispetto a quelli maschili fanno sì che l’alcol raggiunga nel corpo di una donna concentrazioni maggiori, poiché si tratta di una sostanza che si diffonde “solo nella parte acquosa”.
Non solo. L’enzima responsabile della metabolizzazione dell’alcol (quell’ADH la cui attività viene misurata nel sangue delle persone che si rivolgono a strutture pubbliche nel tentativo di smettere di bere) è assai minore nel corpo femminile.
Da estrogeni e progesterone, ormoni femminili, l’espulsione dell’alcol dall’organismo viene inoltre rallentata e in gravidanza, il rischio aumenta.
Durante la gestazione, alla crescita delle quantità di ormoni e della loro attività, corrisponde una maggiore permanenza (e una maggiore tossicità) dell’alcol nell’organismo.
Una soglia di tossicità più alta nelle donne è un rischio supplementare.
Fonte
Donna e alcol: una sfida per il futuro della salute pubblica? Notiziario ISS
Lo rileva, confermando dati clinici consolidati, il Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità che pone l’accento proprio sul dilagare del consumo di alcol da parte delle donne, fin dall’adolescenza.
La differenza di genere per quanto riguarda gli effetti dell’alcol sull’organismo è confermata, una volta di più, dagli studi clinici che rivelano una notevole, e assai maggiore rispetto a quella degli uomini, vulnerabilità delle donne.
Al tempo stesso, volgendo l’attenzione sui dati epidemiologici, emerge l’incremento costante del consumo bevande alcoliche (cocktail e superalcolici compresi) nella popolazione femminile, a cominciare da quella più giovane.
Una crescita costante e, almeno apparentemente, incurante dei gravi danni ai quali le donne possono andare incontro, figlia in parte della cultura dello sballo diffusa nelle fasce età più giovani ma anche di atteggiamenti e disagi che si manifestano durante l’intero arco della vita.
Rosanna Mancinelli, del Centro Nazionale Sostanze Chimiche dello ISS, Istituto Superiore di Sanità, osserva come non ci sia ancora oggi una ferma presa di coscienza su quali sono gli effetti, i danni e i problemi alcol-correlati che, nel loro insieme, rappresentano una seria sfida per chi si occupa di salute pubblica.
È vero, infatti, che l’intera opinione pubblica è portata a scorgere soltanto gli effetti immediati dell’abuso di alcol o di un uso smodato, senza soffermarsi sui danni a lungo termine di un bere che potremmo definire continuo.
A caratteristiche psico-fisiche che la rendono più vulnerabile ai danni a breve e a lungo termine dell’alcol, la donna unisce inoltre i danni, talora irreversibili, che possono essere arrecati al fegato e alla stessa futura madre in caso di gravidanza.
È ormai certo che i maggiori e deleteri effetti dell’alcol sulle donne sono di carattere fisiologico, come dimostrato, almeno a partire dai primissimi anni Novanta, da una lunga letteratura.
Questa vulnerabilità più marcata e, di conseguenza, pericolosa deriva da differenze del contenuto di acqua nel corpo della donna rispetto a quello dell’uomo, dallo stesso metabolismo e dagli ormoni sessuali.
In altre parole, il maggiore contenuto di grasso e la minore concentrazione di acqua nei tessuti femminili rispetto a quelli maschili fanno sì che l’alcol raggiunga nel corpo di una donna concentrazioni maggiori, poiché si tratta di una sostanza che si diffonde “solo nella parte acquosa”.
Non solo. L’enzima responsabile della metabolizzazione dell’alcol (quell’ADH la cui attività viene misurata nel sangue delle persone che si rivolgono a strutture pubbliche nel tentativo di smettere di bere) è assai minore nel corpo femminile.
Da estrogeni e progesterone, ormoni femminili, l’espulsione dell’alcol dall’organismo viene inoltre rallentata e in gravidanza, il rischio aumenta.
Durante la gestazione, alla crescita delle quantità di ormoni e della loro attività, corrisponde una maggiore permanenza (e una maggiore tossicità) dell’alcol nell’organismo.
Una soglia di tossicità più alta nelle donne è un rischio supplementare.
Fonte
Donna e alcol: una sfida per il futuro della salute pubblica? Notiziario ISS
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