La medicina ha per lungo tempo reagito con incertezza per quanto riguarda il delicato discorso del dolore sperimentato dal neonato e ancora oggi, circa il 60% delle operazioni chirurgiche e degli interventi sugli infanti, non prevede alcun trattamento analgesico.
Prima del 1970, le ricerche cliniche ed empiriche in merito al dolore e al suo trattamento si erano concentrate esclusivamente sugli adulti; solo grazie al lavoro pioneristico di autori quali Anand e Fitzgerald (a partire rispettivamente dal 1987 e 1989) si è avviata una ricerca sistematica sul dolore nel feto e nel neonato, la quale, nel corso degli anni, ha permesso di sviluppare una consapevolezza sempre crescente in merito alla grande sensibilità del neonato rispetto al dolore.
Uno dei maggiori ostacoli della ricerca in questo delicato ambito è da sempre legato all’impossibilità per il piccolo di verbalizzare il dolore, elemento che ha imposto ai professionisti la necessità di creare specifiche scale di valutazione di quest’ultimo (diverse a seconda dell’età gestazionale) che permettano di modularlo efficacemente attraverso rimedi farmacologici e non farmacologici.
Nonostante sia ormai da anni noto che il sistema nervoso centrale del neonato reagisce potentemente in occasione di uno stimolo nocivo, ancora oggi sussistono alcune incertezze in merito a quali specifiche aree della corteccia cerebrale si attivino nell’infante in risposta al dolore.
Una recente ricerca, effettuata presso l’Università di Oxford e pubblicata su eLife, ha sottolineato una nuova importante scoperta di rilevante importanza a livello clinico.
La Dottoressa Rebecca Slater, a capo della ricerca, ha spiegato che nel corso del suo studio ci sono state diverse novità che porteranno una maggiore consapevolezza sia in campo medico che in campo psicologico.
Il team ha raggruppato 10 neonati di età variabile dai 6 ai 10 giorni di vita e 10 adulti dai 23 ai 36 anni.
I soggetti sono stati monitorati durante il sonno tramite l’ausilio di una Risonanza Magnetica in grado di verificare se e quali parti del cervello si sarebbero state attivate in occasione di stimoli più o meno fastidiosi.
Il cervello dei neonati solleticati sotto il piedino con l’utilizzo di un bastoncino di legno ha reagito attivando 18 diverse reazioni su 20 aree di risposta.
Non solo. La risposta presente nello studio dimostra anche che nonostante il sonno del neonato procedeva senza risvegli improvvisi, le regioni del cervello attivate erano assimilabili a quelle di un uomo adulto sottoposto ad un dolore 4 volte più intenso.
La Dottoressa Slater ha quindi concluso lo studio confermando le evidenze disponibili oggi in letteratura, ovvero che gli infanti non solo hanno l’abilità di vivere il dolore, ma sono anche più sensibili rispetto agli adulti.
Questo studio punta a promuovere una continua ricerca in ambiento scientifico, che permetta di mantenere aggiornato chi opera in campo clinico nei reparti neonatali. Ogni manipolazione e intervento medico deve essere eseguito nel rispetto delle caratteristiche del paziente, qualsiasi età egli abbia.
Fonte
fMRI reveals neural activity overlap between adult and infant pain
Prima del 1970, le ricerche cliniche ed empiriche in merito al dolore e al suo trattamento si erano concentrate esclusivamente sugli adulti; solo grazie al lavoro pioneristico di autori quali Anand e Fitzgerald (a partire rispettivamente dal 1987 e 1989) si è avviata una ricerca sistematica sul dolore nel feto e nel neonato, la quale, nel corso degli anni, ha permesso di sviluppare una consapevolezza sempre crescente in merito alla grande sensibilità del neonato rispetto al dolore.
Uno dei maggiori ostacoli della ricerca in questo delicato ambito è da sempre legato all’impossibilità per il piccolo di verbalizzare il dolore, elemento che ha imposto ai professionisti la necessità di creare specifiche scale di valutazione di quest’ultimo (diverse a seconda dell’età gestazionale) che permettano di modularlo efficacemente attraverso rimedi farmacologici e non farmacologici.
Nonostante sia ormai da anni noto che il sistema nervoso centrale del neonato reagisce potentemente in occasione di uno stimolo nocivo, ancora oggi sussistono alcune incertezze in merito a quali specifiche aree della corteccia cerebrale si attivino nell’infante in risposta al dolore.
Una recente ricerca, effettuata presso l’Università di Oxford e pubblicata su eLife, ha sottolineato una nuova importante scoperta di rilevante importanza a livello clinico.
La Dottoressa Rebecca Slater, a capo della ricerca, ha spiegato che nel corso del suo studio ci sono state diverse novità che porteranno una maggiore consapevolezza sia in campo medico che in campo psicologico.
Il team ha raggruppato 10 neonati di età variabile dai 6 ai 10 giorni di vita e 10 adulti dai 23 ai 36 anni.
I soggetti sono stati monitorati durante il sonno tramite l’ausilio di una Risonanza Magnetica in grado di verificare se e quali parti del cervello si sarebbero state attivate in occasione di stimoli più o meno fastidiosi.
Il cervello dei neonati solleticati sotto il piedino con l’utilizzo di un bastoncino di legno ha reagito attivando 18 diverse reazioni su 20 aree di risposta.
Non solo. La risposta presente nello studio dimostra anche che nonostante il sonno del neonato procedeva senza risvegli improvvisi, le regioni del cervello attivate erano assimilabili a quelle di un uomo adulto sottoposto ad un dolore 4 volte più intenso.
La Dottoressa Slater ha quindi concluso lo studio confermando le evidenze disponibili oggi in letteratura, ovvero che gli infanti non solo hanno l’abilità di vivere il dolore, ma sono anche più sensibili rispetto agli adulti.
Questo studio punta a promuovere una continua ricerca in ambiento scientifico, che permetta di mantenere aggiornato chi opera in campo clinico nei reparti neonatali. Ogni manipolazione e intervento medico deve essere eseguito nel rispetto delle caratteristiche del paziente, qualsiasi età egli abbia.
Fonte
fMRI reveals neural activity overlap between adult and infant pain
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