La nutrizione di un bambino nato prematuramente deve garantire il corretto apporto nutrizionale per la sua regolare crescita, fino a quando non svilupperà la capacità istintiva della suzione e della deglutizione.
Per questo motivo i nati prematuramente vengono alimentati per via parenterale (non per bocca) e contemporaneamente tramite un sondino naso-gastrico che immette direttamente nello stomaco piccole quantità di latte materno, al fine di stimolarne la motilità e prepararlo ad un’alimentazione per la normale suzione neonatale.
Alcuni ricercatori hanno condotto uno studio sui biomarker salivari per stabilire quale sia il momento più opportuno per indurre il nato prematuro all’alimentazione orale. Questi recettori salivari subiscono variazioni indicative circa l’evoluzione e lo sviluppo dei prematuri, divenendo dei veri e propri strumenti di valutazione oggettiva.
Attualmente, gli unici mezzi tramite i quali si stabilisce il momento per terminare con l’alimentazione parenterale sono assolutamente soggettivi e basati sullo sviluppo del singolo soggetto.
Le gravidanze che non vengono regolarmente portate a termine comportano la nascita di neonati pretermine con relative difficoltà correlate, su cui il passaggio all’alimentazione orale incide notevolmente soprattutto sulla decisione della dimissione dall’ospedale.
Prima di poter lasciare il reparto di maternità, infatti, un neonato pretermine deve dimostrare di aver sviluppato regolarmente tutte le capacità di un bambino nato a termine, compresa l’alimentazione per via orale in conformità alle linee guida stabilite dall’American Academy of Pediatrics.
Scegliere il momento giusto per iniziare l’alimentazione per via orale di un neonato prematuro, può risultare assai rischioso poiché, essendo totalmente assente il riflesso di suzione e deglutizione, risulta molto elevato il rischio di soffocamento oppure, in casi meno gravi, determina un rifiuto dell’alimentazione orale e una conseguente crescita ritardata.
Determinare accuratamente il momento adatto per iniziare questo tipo di alimentazione, quindi, diventa fondamentale per evitare questa serie di inconvenienti e garantire al bambino una corretta qualità di vita e di crescita.
Un team di ricercatori ha stabilito tramite i propri studi, che la combinazione di tecniche di amplificazione genica con avanzati strumenti di analisi computerizzata, permette di identificare specifici biomarkers salivari direttamente collegati alla capacità del neonato di iniziare un’alimentazione per via orale.
La ricerca, condotta in due fasi, ha esaminato dapprima i geni salivari connessi al successo dell’apprendimento dell’alimentazione orale su 12 neonati pretermine; successivamente sono stati poi identificati tali geni che, oltre a risultare strettamente collegati alla capacità del bambino di alimentarsi regolarmente, fornirebbero anche informazioni indispensabili circa la predisposizione fisiologica all’apprendimento di un’alimentazione orale.
Questi geni, insieme a sesso del neonato ed età post-concezionale, aiutano a stabilire quale sia il momento più adatto per iniziare l’alimentazione orale senza incorrere negli inconvenienti prima descritti.
Inoltre, questi markers, determinando lo stadio di sviluppo neurologico, sensoriale, gastroenterico e il senso di fame, decretano il successo di un’alimentazione orale.
Fonte
Computational gene expression modeling identifies salivary biomarker analysis that predict oral feeding readiness in the newborn.
Per questo motivo i nati prematuramente vengono alimentati per via parenterale (non per bocca) e contemporaneamente tramite un sondino naso-gastrico che immette direttamente nello stomaco piccole quantità di latte materno, al fine di stimolarne la motilità e prepararlo ad un’alimentazione per la normale suzione neonatale.
Alcuni ricercatori hanno condotto uno studio sui biomarker salivari per stabilire quale sia il momento più opportuno per indurre il nato prematuro all’alimentazione orale. Questi recettori salivari subiscono variazioni indicative circa l’evoluzione e lo sviluppo dei prematuri, divenendo dei veri e propri strumenti di valutazione oggettiva.
Attualmente, gli unici mezzi tramite i quali si stabilisce il momento per terminare con l’alimentazione parenterale sono assolutamente soggettivi e basati sullo sviluppo del singolo soggetto.
Le gravidanze che non vengono regolarmente portate a termine comportano la nascita di neonati pretermine con relative difficoltà correlate, su cui il passaggio all’alimentazione orale incide notevolmente soprattutto sulla decisione della dimissione dall’ospedale.
Prima di poter lasciare il reparto di maternità, infatti, un neonato pretermine deve dimostrare di aver sviluppato regolarmente tutte le capacità di un bambino nato a termine, compresa l’alimentazione per via orale in conformità alle linee guida stabilite dall’American Academy of Pediatrics.
Scegliere il momento giusto per iniziare l’alimentazione per via orale di un neonato prematuro, può risultare assai rischioso poiché, essendo totalmente assente il riflesso di suzione e deglutizione, risulta molto elevato il rischio di soffocamento oppure, in casi meno gravi, determina un rifiuto dell’alimentazione orale e una conseguente crescita ritardata.
Determinare accuratamente il momento adatto per iniziare questo tipo di alimentazione, quindi, diventa fondamentale per evitare questa serie di inconvenienti e garantire al bambino una corretta qualità di vita e di crescita.
Un team di ricercatori ha stabilito tramite i propri studi, che la combinazione di tecniche di amplificazione genica con avanzati strumenti di analisi computerizzata, permette di identificare specifici biomarkers salivari direttamente collegati alla capacità del neonato di iniziare un’alimentazione per via orale.
La ricerca, condotta in due fasi, ha esaminato dapprima i geni salivari connessi al successo dell’apprendimento dell’alimentazione orale su 12 neonati pretermine; successivamente sono stati poi identificati tali geni che, oltre a risultare strettamente collegati alla capacità del bambino di alimentarsi regolarmente, fornirebbero anche informazioni indispensabili circa la predisposizione fisiologica all’apprendimento di un’alimentazione orale.
Questi geni, insieme a sesso del neonato ed età post-concezionale, aiutano a stabilire quale sia il momento più adatto per iniziare l’alimentazione orale senza incorrere negli inconvenienti prima descritti.
Inoltre, questi markers, determinando lo stadio di sviluppo neurologico, sensoriale, gastroenterico e il senso di fame, decretano il successo di un’alimentazione orale.
Fonte
Computational gene expression modeling identifies salivary biomarker analysis that predict oral feeding readiness in the newborn.
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