Prurito, gonfiore, dolore durante i rapporti sessuali: questi sono i fastidiosi sintomi delle varici vulvari. Si tratta di vene varicose situate sulle grandi labbra che possono essere causa di complicazioni al momento del parto e pertanto non vanno sottovalutate.
Ma cosa sono le vene varicose?
Le varici si creano quando il sangue non circola correttamente e le vene diventano visibili e sporgenti. Le zone di insorgenza più comuni sono le gambe e le cosce ma le vene varicose possono svilupparsi in qualsiasi parte del corpo. Se molto grandi, le varici sono visibili e palpabili sulla superficie cutanea; le piccole teleangectasie invece sono dilatazioni dei vasi sanguigni più superficiali e hanno l’aspetto di arborescenze rosso porpora.
Le varici sono causate principalmente dall’aumento della pressione venosa , da trombosi delle vene profonde o da insufficienza delle valvole venose. La debolezza delle pareti venose è dovuta in parte alla predisposizione genetica e in parte a fattori a rischio tipicamente femminili e alla posizione eretta.
Le vene, infatti, non hanno uno strato muscolare molto sviluppato, quindi sono maggiormente inclini a dilatazioni provocate da grandi quantità di sangue transitante oppure per un suo rallentamento. L’evoluzione della patologia nella maggioranza dei casi è ascendente dal basso verso l’alto. La gravidanza, l’età e l’obesità rappresentano fattori di rischio specifici per le donne.
Le varici vulvari compaiono in una gravida su 10, generalmente nel secondo trimestre e con maggior prevalenza nelle donne pluripare. La causa della varicosi vulvare in gravidanza è l’aumento dei livelli di progesterone che indebolisce le pareti vascolari, unita all’incremento del volume ematico e del peso dell’utero gravido.
Spesso le donne tendono a non menzionare la presenza delle varici vulvari per vergogna o perché non le ritengono di interesse ostetrico, pertanto la patologia non viene trattata adeguatamente. Le complicanze come trombosi (presenza di agglomerati di corpuscoli ematici che ostacolano la circolazione venosa) ed emorragia sono rare, tuttavia la terapia in gravidanza riduce i rischi.
Il trattamento è sintomatico durante la gravidanza e curativo in puerperio, infatti nella maggioranza dei casi il disturbo sparisce entro un mese dal parto. Nel caso in cui le varici non regrediscano, la scleroterapia (tecnica che consente di chiudere un tratto venoso in cui è presente la varice) è il trattamento di scelta.
Al momento del parto è importante segnalare all’ostetrica che assiste la presenza delle varici vulvari; infatti è opportuno ridurre il rischio di lacerazioni perineali per evitare eccessivo sanguinamento. Le presenza di vene varicose sulla vulva non è indicazione per il taglio cesareo; durante il travaglio, la discesa della testa fetale riduce la pressione sui plessi venosi e pertanto diminuisce il gonfiore delle varici.
Per ridurre il rischio di eventi trombotici si consiglia un trattamento con eparina a basso peso molecolare nelle ultime settimane di gravidanza.
Ma cosa sono le vene varicose?
Le varici si creano quando il sangue non circola correttamente e le vene diventano visibili e sporgenti. Le zone di insorgenza più comuni sono le gambe e le cosce ma le vene varicose possono svilupparsi in qualsiasi parte del corpo. Se molto grandi, le varici sono visibili e palpabili sulla superficie cutanea; le piccole teleangectasie invece sono dilatazioni dei vasi sanguigni più superficiali e hanno l’aspetto di arborescenze rosso porpora.
Le varici sono causate principalmente dall’aumento della pressione venosa , da trombosi delle vene profonde o da insufficienza delle valvole venose. La debolezza delle pareti venose è dovuta in parte alla predisposizione genetica e in parte a fattori a rischio tipicamente femminili e alla posizione eretta.
Le vene, infatti, non hanno uno strato muscolare molto sviluppato, quindi sono maggiormente inclini a dilatazioni provocate da grandi quantità di sangue transitante oppure per un suo rallentamento. L’evoluzione della patologia nella maggioranza dei casi è ascendente dal basso verso l’alto. La gravidanza, l’età e l’obesità rappresentano fattori di rischio specifici per le donne.
Le varici vulvari compaiono in una gravida su 10, generalmente nel secondo trimestre e con maggior prevalenza nelle donne pluripare. La causa della varicosi vulvare in gravidanza è l’aumento dei livelli di progesterone che indebolisce le pareti vascolari, unita all’incremento del volume ematico e del peso dell’utero gravido.
Spesso le donne tendono a non menzionare la presenza delle varici vulvari per vergogna o perché non le ritengono di interesse ostetrico, pertanto la patologia non viene trattata adeguatamente. Le complicanze come trombosi (presenza di agglomerati di corpuscoli ematici che ostacolano la circolazione venosa) ed emorragia sono rare, tuttavia la terapia in gravidanza riduce i rischi.
Il trattamento è sintomatico durante la gravidanza e curativo in puerperio, infatti nella maggioranza dei casi il disturbo sparisce entro un mese dal parto. Nel caso in cui le varici non regrediscano, la scleroterapia (tecnica che consente di chiudere un tratto venoso in cui è presente la varice) è il trattamento di scelta.
Al momento del parto è importante segnalare all’ostetrica che assiste la presenza delle varici vulvari; infatti è opportuno ridurre il rischio di lacerazioni perineali per evitare eccessivo sanguinamento. Le presenza di vene varicose sulla vulva non è indicazione per il taglio cesareo; durante il travaglio, la discesa della testa fetale riduce la pressione sui plessi venosi e pertanto diminuisce il gonfiore delle varici.
Per ridurre il rischio di eventi trombotici si consiglia un trattamento con eparina a basso peso molecolare nelle ultime settimane di gravidanza.
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