Tra i lipidi, l’apporto dietetico dovrebbe privilegiare i grassi polinsaturi, che sembrano influenzare positivamente lo sviluppo dei follicoli, mentre l’eccesso di grassi saturi danneggerebbe le cellule uovo. Tra i carboidrati, il contenimento del consumo di quelli ad alto indice glicemico ridurrebbe, soprattutto nelle donne con PCOS, il rischio di anovulazione. Essenziale, infine, per lo sviluppo del follicolo e della cellula uovo sembrerebbe il giusto apporto alimentare di ferroe acido folico
È più difficile verificare con esattezza gli effetti dell’alimentazione sulla fertilità maschile, perché gli studi scientifici usano spesso come “misura” lo spermiogramma, un’analisi con scarsa capacità predittiva, influenzabile da molteplici fattori ed eseguito per lo più in soggetti già classificati come infertili. Comunque, i nutrienti dei quali la letteratura scientifica riporta benefici effetti sono quelli che fungono da substrati energetici, plastici e modulanti la proliferazione cellulare. In particolare, gli acidi grassi Omega-3 e Omega-6, costituenti essenziali della membrana cellulare degli spermatozoi, sembrerebbero influenzare positivamente tutti i parametri del liquido seminale e stimolare la produzione ormonale. Anche l’acido folico è necessario per la corretta spermatogenesi, al punto che la sua carenza nella dieta si assocerebbe a un aumento della frammentazione del DNA spermatico. Sostanze antiossidanti, quali vitamine A ed E, zinco e selenio, contribuirebbero infine a proteggere gli spermatozoi dal danno ossidativo da radicali liberi: la loro supplementazione dietetica sarebbe correlabile a un miglioramento del tasso di nati vivi nelle coppie infertili.
In base ai dati attuali, invece, non esistono molti alimenti sicuramente nocivi per la fertilità; necessitano infatti di studi di approfondimento e conferma i potenziali effetti dannosi dei fitoestrogeni della soia sulla spermatogenesi, della caffeina sui meccanismi ovulatori e degli steroidi contaminanti i latticini (estrogeni) e la carne rossa (anabolizzanti) sulla funzione riproduttiva maschile e femminile. L’unico “tossico” accertato è l’alcol etilico. Con un effetto quantità-dipendente, l’etanolo ad alte dosi infatti danneggia nel testicolo le cellule che producono il testosterone e quelle che presiedono alla maturazione degli spermatozoi; nell’ovaio ha effetti diretti sulla maturazione della cellula uovo, mentre nel fegato altera il metabolismo degli ormoni. Può anche ostacolare lo sviluppo degli embrioni, il loro impianto nell’utero e la loro regolare evoluzione, causando infine una grave sindrome malformativa nota come sindrome feto-alcolica.
In conclusione, un cambiamento delle abitudini di vita e dunque la perdita di qualche chilo in eccesso, può ristabilire la fertilità e diminuire i rischi in gravidanza per chi presenta un eccesso di grasso ponderale. È stato dimostrato come un calo ponderale di almeno il 5% rispetto al peso iniziale è in grado di migliorare o addirittura normalizzare la funzionalità ovarica valutata con la regolarizzazione del ciclo mestruale e l’incremento dei cicli ovulatori, con un aumento conseguente dell’indice di fertilità.
È dunque importante, per le donne in sovrappeso che cercano una gravidanza, e per i loro partner obesi, apportare dei cambiamenti sostanziali ad esempio associando ad un programma quotidiano di esercizi fisici un regime alimentare corretto. È infatti la combinazione di un’alimentazione sana ed equilibrata, attività fisica e un cambiamento generale dei comportamenti sbagliati, causa dell’obesità, a favorire la perdita di grasso.
Bisogna però stare attenti ad evitare una perdita di peso troppo rapida o diete con un numero di calorie troppo basso; piuttosto bisognerebbe seguire una dieta variegata, ricca di frutta e verdura, prediligendo quelle fresche e di stagione che conservano vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti; povera in grassi, soprattutto grassi saturi; con un contenuto proteico adeguato ma non esagerato e con proteine di origine animale ridotte, insomma una dieta equilibrata così come dovrebbe essere per mantenere in generale lo stato di salute per ciascuno di noi.
È più difficile verificare con esattezza gli effetti dell’alimentazione sulla fertilità maschile, perché gli studi scientifici usano spesso come “misura” lo spermiogramma, un’analisi con scarsa capacità predittiva, influenzabile da molteplici fattori ed eseguito per lo più in soggetti già classificati come infertili. Comunque, i nutrienti dei quali la letteratura scientifica riporta benefici effetti sono quelli che fungono da substrati energetici, plastici e modulanti la proliferazione cellulare. In particolare, gli acidi grassi Omega-3 e Omega-6, costituenti essenziali della membrana cellulare degli spermatozoi, sembrerebbero influenzare positivamente tutti i parametri del liquido seminale e stimolare la produzione ormonale. Anche l’acido folico è necessario per la corretta spermatogenesi, al punto che la sua carenza nella dieta si assocerebbe a un aumento della frammentazione del DNA spermatico. Sostanze antiossidanti, quali vitamine A ed E, zinco e selenio, contribuirebbero infine a proteggere gli spermatozoi dal danno ossidativo da radicali liberi: la loro supplementazione dietetica sarebbe correlabile a un miglioramento del tasso di nati vivi nelle coppie infertili.
In base ai dati attuali, invece, non esistono molti alimenti sicuramente nocivi per la fertilità; necessitano infatti di studi di approfondimento e conferma i potenziali effetti dannosi dei fitoestrogeni della soia sulla spermatogenesi, della caffeina sui meccanismi ovulatori e degli steroidi contaminanti i latticini (estrogeni) e la carne rossa (anabolizzanti) sulla funzione riproduttiva maschile e femminile. L’unico “tossico” accertato è l’alcol etilico. Con un effetto quantità-dipendente, l’etanolo ad alte dosi infatti danneggia nel testicolo le cellule che producono il testosterone e quelle che presiedono alla maturazione degli spermatozoi; nell’ovaio ha effetti diretti sulla maturazione della cellula uovo, mentre nel fegato altera il metabolismo degli ormoni. Può anche ostacolare lo sviluppo degli embrioni, il loro impianto nell’utero e la loro regolare evoluzione, causando infine una grave sindrome malformativa nota come sindrome feto-alcolica.
In conclusione, un cambiamento delle abitudini di vita e dunque la perdita di qualche chilo in eccesso, può ristabilire la fertilità e diminuire i rischi in gravidanza per chi presenta un eccesso di grasso ponderale. È stato dimostrato come un calo ponderale di almeno il 5% rispetto al peso iniziale è in grado di migliorare o addirittura normalizzare la funzionalità ovarica valutata con la regolarizzazione del ciclo mestruale e l’incremento dei cicli ovulatori, con un aumento conseguente dell’indice di fertilità.
È dunque importante, per le donne in sovrappeso che cercano una gravidanza, e per i loro partner obesi, apportare dei cambiamenti sostanziali ad esempio associando ad un programma quotidiano di esercizi fisici un regime alimentare corretto. È infatti la combinazione di un’alimentazione sana ed equilibrata, attività fisica e un cambiamento generale dei comportamenti sbagliati, causa dell’obesità, a favorire la perdita di grasso.
Bisogna però stare attenti ad evitare una perdita di peso troppo rapida o diete con un numero di calorie troppo basso; piuttosto bisognerebbe seguire una dieta variegata, ricca di frutta e verdura, prediligendo quelle fresche e di stagione che conservano vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti; povera in grassi, soprattutto grassi saturi; con un contenuto proteico adeguato ma non esagerato e con proteine di origine animale ridotte, insomma una dieta equilibrata così come dovrebbe essere per mantenere in generale lo stato di salute per ciascuno di noi.
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