Nel nostro Paese colpisce il 10%delle donne in età fertile ed è tra le prime cause di ritardo del concepimento e poliabortività. I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale della Tiroide, celebrata per sensibilizzare sull’argomento uomini e donne, ma soprattutto le aspiranti mamme. Se riconosciuta, controllata e trattata adeguatamente, la tiroidite non è un ostacolo al desiderio di avere un figlio.
Sin dall’inizio, un compito fondamentale. La tiroide ha un ruolo essenziale nel garantire la fertilità della donna. Gli ormoni tiroidei, la tiroxina e la triiodotironina, controllano infatti il normale sviluppo delle ovaie e la corretta maturazione degli ovociti. Le fasi immediatamente successive al concepimento sono anch’esse sotto il controllo degli ormoni tiroidei materni, necessari all’attuazione di una complessa serie di eventi fisiologici, nota col termine di placentazione: la crescita, l’impianto e la maturazione della placenta. Ma non è tutto. La tiroide del feto completa il proprio sviluppo intorno alla 13ª settimana e diventa autonoma solo nella seconda metà della gravidanza. Fino ad allora, è la ghiandola della madre che fornisce al nascituro gli ormoni necessari per il corretto sviluppo del sistema nervoso centrale e, in particolare, della corteccia cerebrale, sede delle funzioni intellettivocognitivo.
Per fare fronte a questo eccezionale carico di lavoro, la tiroide materna deve trovarsi in perfette condizioni strutturali. In caso contrario, fertilità, progressione della gravidanza e armoniosa maturazione del cervello del bambino possono risultare compromesse. Infertilità, abortività e altre complicanze ostetriche, insieme a disordini neurointellettivi e cognitivi del bambino di varia severità sono infatti le più temibili conseguenze dell’insufficienza funzionale della ghiandola materna.
Un disordine del sistema immunitario
La tiroidite di Hashimoto è la conseguenza di un disordine del sistema immunitario che per errore attacca le cellule della tiroide, distruggendole progressivamente. La malattia ha una componente di origine genetica ed è ereditaria. Chi ha un parente di primo grado, genitore, fratello o sorella che ne soffre, corre un rischio aumentato di soffrirne a sua volta. La compromissione della ghiandola può impiegare anni, talvolta decenni, per manifestarsi con i sintomi tipici dell’ipotiroidismo: stanchezza, sonnolenza, ingrossamento della tiroide, tendenza a ingrassare. Fino alla sua manifestazione clinica, la patologia in forma asintomatica può comunque interferire con la ricerca e lo svolgimento della gravidanza. Per questa ragione, gli endocrinologi raccomandano a tutte le donne in età fertile con precedenti familiari di tiroidite, sintomi sospetti o con una storia di poliabortività o difficoltà di concepimento di sottoporsi al dosaggio ematico della tireotropina, o TSH, l’ormone prodotto dall’ipofisi che regola il funzionamento della ghiandola. Questo semplice test permette di diagnosticare un’eventuale tiroidite anche in forma subclinica. Il trattamento, in caso di diagnosi positiva, è efficace e del tutto innocuo in gravidanza e allattamento. Consiste nella somministrazione per bocca di un sostituto sintetico, la levotiroxina, dell’ormone tiroideo naturalmente carente.
Se a tavola lo iodio scarseggia
Un’altra potenziale causa di ipotiroidismo che può avere conseguenze negative sulla fertilità e la gravidanza è una carenza nutrizionale di iodio, sale minerale presente nel pesce, nelle uova, nella frutta e nella verdura. Lo iodio è il substrato essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. In gravidanza il fabbisogno materno cresce del 30% circa e non sempre l’alimentazione è in grado di soddisfarne la richiesta.Per questo, è consigliabile usare sale iodato e assumere integratori di iodio, secondo le dosi indicate dal medico curante, già in fase preconcezionale e durante tutta l’attesa.
Fonte http://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/tiroide-fertilita_concepimento_infertilita_periodo-fertile/
Sin dall’inizio, un compito fondamentale. La tiroide ha un ruolo essenziale nel garantire la fertilità della donna. Gli ormoni tiroidei, la tiroxina e la triiodotironina, controllano infatti il normale sviluppo delle ovaie e la corretta maturazione degli ovociti. Le fasi immediatamente successive al concepimento sono anch’esse sotto il controllo degli ormoni tiroidei materni, necessari all’attuazione di una complessa serie di eventi fisiologici, nota col termine di placentazione: la crescita, l’impianto e la maturazione della placenta. Ma non è tutto. La tiroide del feto completa il proprio sviluppo intorno alla 13ª settimana e diventa autonoma solo nella seconda metà della gravidanza. Fino ad allora, è la ghiandola della madre che fornisce al nascituro gli ormoni necessari per il corretto sviluppo del sistema nervoso centrale e, in particolare, della corteccia cerebrale, sede delle funzioni intellettivocognitivo.
Per fare fronte a questo eccezionale carico di lavoro, la tiroide materna deve trovarsi in perfette condizioni strutturali. In caso contrario, fertilità, progressione della gravidanza e armoniosa maturazione del cervello del bambino possono risultare compromesse. Infertilità, abortività e altre complicanze ostetriche, insieme a disordini neurointellettivi e cognitivi del bambino di varia severità sono infatti le più temibili conseguenze dell’insufficienza funzionale della ghiandola materna.
Un disordine del sistema immunitario
La tiroidite di Hashimoto è la conseguenza di un disordine del sistema immunitario che per errore attacca le cellule della tiroide, distruggendole progressivamente. La malattia ha una componente di origine genetica ed è ereditaria. Chi ha un parente di primo grado, genitore, fratello o sorella che ne soffre, corre un rischio aumentato di soffrirne a sua volta. La compromissione della ghiandola può impiegare anni, talvolta decenni, per manifestarsi con i sintomi tipici dell’ipotiroidismo: stanchezza, sonnolenza, ingrossamento della tiroide, tendenza a ingrassare. Fino alla sua manifestazione clinica, la patologia in forma asintomatica può comunque interferire con la ricerca e lo svolgimento della gravidanza. Per questa ragione, gli endocrinologi raccomandano a tutte le donne in età fertile con precedenti familiari di tiroidite, sintomi sospetti o con una storia di poliabortività o difficoltà di concepimento di sottoporsi al dosaggio ematico della tireotropina, o TSH, l’ormone prodotto dall’ipofisi che regola il funzionamento della ghiandola. Questo semplice test permette di diagnosticare un’eventuale tiroidite anche in forma subclinica. Il trattamento, in caso di diagnosi positiva, è efficace e del tutto innocuo in gravidanza e allattamento. Consiste nella somministrazione per bocca di un sostituto sintetico, la levotiroxina, dell’ormone tiroideo naturalmente carente.
Se a tavola lo iodio scarseggia
Un’altra potenziale causa di ipotiroidismo che può avere conseguenze negative sulla fertilità e la gravidanza è una carenza nutrizionale di iodio, sale minerale presente nel pesce, nelle uova, nella frutta e nella verdura. Lo iodio è il substrato essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. In gravidanza il fabbisogno materno cresce del 30% circa e non sempre l’alimentazione è in grado di soddisfarne la richiesta.Per questo, è consigliabile usare sale iodato e assumere integratori di iodio, secondo le dosi indicate dal medico curante, già in fase preconcezionale e durante tutta l’attesa.
Fonte http://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/tiroide-fertilita_concepimento_infertilita_periodo-fertile/
Nessun commento:
Posta un commento