In sintesi, cosa sono e come si svolgono i cicli di PMA?
Innanzitutto è necessario distinguere due livelli di procreazione assistita: il primo livello prevede l’inseminazione intrauterina, una procedura di carattere ambulatoriale, in cui si esegue l’induzione dell’ovulazione e poi, nel momento in cui i follicoli arrivano allo stadio ovulatorio, si esegue l’inseminazione. Il seme del partner viene “capacitato”, effettuando una selezione di spermatozoi molto mobili e morfologicamente regolari, che vengono poi iniettati all’interno dell’utero. Questo metodo è raccomandato alle coppie che non riescono a ottenere una gravidanza per motivi legati alla anovulazione, cioè un’ovulazione non sempre presente, o per un fattore maschile lieve, cioè un liquido seminale non perfetto, tuttavia idoneo per fecondare in vivo.
Ci sono poi i cicli di secondo livello, nei quali viene effettuata la fecondazione in vitro. In questi casi la stimolazione ovarica è un elemento fondamentale che ha lo scopo di far crescere molti follicoli. Quando questi ultimi sono pronti, si esegue il prelievo degli ovociti dalla paziente, previa sedazione anestesiologica. Questa è in sostanza una tecnica chirurgico ambulatoriale che prevede l’esecuzione di una agoaspirazione sotto visione ecografica per il recupero degli ovociti.
Questi ultimi vengono individuati nel liquido follicolare aspirato, isolati, trattati e uniti al seme, secondo le procedure classiche che sono la FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento in utero degli embrioni), o la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).
Nella FIVET lo spermatozoo viene lasciato nel terreno di coltura insieme all’ovocita, così da consentire una fertilizzazione basata in ogni caso sul riconoscimento dello spermatozoo ed ovocita, mentre la ICSI prevede la micro-manipolazione dei gameti, cioè lo spermatozoo viene iniettato all’interno dell’ovocita.
In entrambi i casi si formano gli embrioni, e dopo alcuni giorni di coltura vengono trasferiti all’interno dell’utero tramite un catetere dedicato.
Cosa dice la normativa relativamente al numero di embrioni trasferibili?
La legge 40 del 2004 permetteva di inseminare soltanto tre ovociti, con i quali era dunque possibile ottenere al massimo tre embrioni da trasferire in utero; la Corte Costituzionale ha però considerato incostituzionale questa norma, e oggi viene data la scelta al medico, secondo criteri clinici, sul numero di ovociti da inseminare, allo scopo di ottenere un numero di embrioni idoneo a massimizzare le chance di gravidanza per la donna.
Il numero di embrioni da trasferire dipende comunque dall’età della donna e dalla qualità embrionale: possono essere 1 o 2 (più spesso) ma anche meno frequentemente tre embrioni. Il numero di embrioni non può essere mai troppo alto, allo scopo di limitare le gravidanze plurime.
Fonte https://www.progestazione.it/pma/come-si-svolgono-cicli-pma/
Innanzitutto è necessario distinguere due livelli di procreazione assistita: il primo livello prevede l’inseminazione intrauterina, una procedura di carattere ambulatoriale, in cui si esegue l’induzione dell’ovulazione e poi, nel momento in cui i follicoli arrivano allo stadio ovulatorio, si esegue l’inseminazione. Il seme del partner viene “capacitato”, effettuando una selezione di spermatozoi molto mobili e morfologicamente regolari, che vengono poi iniettati all’interno dell’utero. Questo metodo è raccomandato alle coppie che non riescono a ottenere una gravidanza per motivi legati alla anovulazione, cioè un’ovulazione non sempre presente, o per un fattore maschile lieve, cioè un liquido seminale non perfetto, tuttavia idoneo per fecondare in vivo.
Ci sono poi i cicli di secondo livello, nei quali viene effettuata la fecondazione in vitro. In questi casi la stimolazione ovarica è un elemento fondamentale che ha lo scopo di far crescere molti follicoli. Quando questi ultimi sono pronti, si esegue il prelievo degli ovociti dalla paziente, previa sedazione anestesiologica. Questa è in sostanza una tecnica chirurgico ambulatoriale che prevede l’esecuzione di una agoaspirazione sotto visione ecografica per il recupero degli ovociti.
Questi ultimi vengono individuati nel liquido follicolare aspirato, isolati, trattati e uniti al seme, secondo le procedure classiche che sono la FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento in utero degli embrioni), o la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).
Nella FIVET lo spermatozoo viene lasciato nel terreno di coltura insieme all’ovocita, così da consentire una fertilizzazione basata in ogni caso sul riconoscimento dello spermatozoo ed ovocita, mentre la ICSI prevede la micro-manipolazione dei gameti, cioè lo spermatozoo viene iniettato all’interno dell’ovocita.
In entrambi i casi si formano gli embrioni, e dopo alcuni giorni di coltura vengono trasferiti all’interno dell’utero tramite un catetere dedicato.
Cosa dice la normativa relativamente al numero di embrioni trasferibili?
La legge 40 del 2004 permetteva di inseminare soltanto tre ovociti, con i quali era dunque possibile ottenere al massimo tre embrioni da trasferire in utero; la Corte Costituzionale ha però considerato incostituzionale questa norma, e oggi viene data la scelta al medico, secondo criteri clinici, sul numero di ovociti da inseminare, allo scopo di ottenere un numero di embrioni idoneo a massimizzare le chance di gravidanza per la donna.
Il numero di embrioni da trasferire dipende comunque dall’età della donna e dalla qualità embrionale: possono essere 1 o 2 (più spesso) ma anche meno frequentemente tre embrioni. Il numero di embrioni non può essere mai troppo alto, allo scopo di limitare le gravidanze plurime.
Fonte https://www.progestazione.it/pma/come-si-svolgono-cicli-pma/
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