Migliaia di coppie potrebbero quindi trarre beneficio da un nuovo test, che, per la prima volta, adegua i tempi del trattamento di fecondazione in vitro (FIV) al ciclo di fertilità di ciascuna donna.
Partendo dal presupposto che si stima che circa il 15% dei fallimenti della FIV è riconducibile ad un errato tempismo che porta al fallimento dell’impianto, gli studiosi hanno adottato una tecnica basata sulla biopsia del tessuto endometriale e sull’analisi di oltre 200 geni chiave, che si attivano e disattivano nel tempo e possono essere letti come un orologio: secondo un primo studio pilota, questo sistema sarebbe in grado di stabilire la finestra di fertilità della donna e la tempistica ottimale per il trasferimento degli embrioni.
Il prof. Juan Garcia-Velasco dell’Istituto di fertilità di Madrid, leader dello studio, ha rivelato che è ora in corso una vasta indagine che sta coinvolgendo oltre 2.500 pazienti con pregressi e ricorrenti fallimenti di impianto in più di dieci paesi, tra i quali il Regno Unito.
E’ proprio questa l’area presso la quale i dati rivelano che unicamente il 24% delle donne sottoposte a fecondazione assistita ottiene risultati positivi, e, nella maggioranza dei casi, la causa di questi fallimenti risiede prevalentemente nella mancata conoscenza del periodo di tempo migliore per effettuare l’impianto, variabile da paziente a paziente.
I risultati del nuovo test sono incoraggianti e dimostrano che sarebbe possibile incrementare notevolmente la percentuale di successo delle tecniche di fecondazione: infatti, nella la maggior parte delle donne vi è un periodo di circa 2-4 giorni nel quale l’endometrio invia segnali chimici fondamentali, che permettono all’embrione di impiantarsi; in alcune altre tale fase è particolarmente breve e spostata più avanti/indietro rispetto a quanto accade nella maggioranza dei casi.
“Se si perde quella finestra, non importa quanto sia bello l’embrione: non sta andando a impiantarsi”, ha dichiarato Nargund, direttore medico di uno dei centri di Londra che prendono parte alla ricerca.
Il primo studio pilota è stato condotto su un campione di 85 donne che, in media, hanno fatto esperienza di cinque precedenti tentativi di fecondazione in vitro con esito negativo.
I risultati dell’indagine hanno rivelato che la finestra temporale di fertilità di queste donne era spostata in avanti o indietro rispetto a quanto è stato eseguito l’impianto: quando è stata utilizzata come “guida temporale” l’analisi dei geni endometriali, effettuata mediante il nuovo test, la percentuale di successo della FIV è salita al 33%. Un risultato di molto superiore rispetto a quelli precedentemente registrati dai soggetti campione.
Anche se attualmente la biopsia endometriale viene eseguita almeno un mese prima del trasferimento dell’embrione allo scopo di non interferire con l’impianto, l’obiettivo è ora quello di rendere il test meno invasivo, basandosi sul campionamento del fluido endometriale anziché sull’esecuzione di un prelievo tissutale.
Questo nuovo strumento aiuterà i professionisti a comprendere le ragioni per le quali i precedenti tentativi di impianto non hanno portato ai risultati sperati (nonostante l’embrione fosse in sé “perfetto”) e sarebbe inoltre motivo di speranza e conforto per le coppie che non riescono ad avere figli.
Nello studio internazionale in corso, il test viene offerto alle donne che hanno avuto due o più precedenti istanze di fallimento dell’impianto. Non ci resta che attendere i risultati.
Fonti http://www.theguardian.com/society/2015/mar/09/ivf-test-pinpoints-womans-fertility-window-implantation
http://humrep.oxfordjournals.org/content/29/6/1244
Partendo dal presupposto che si stima che circa il 15% dei fallimenti della FIV è riconducibile ad un errato tempismo che porta al fallimento dell’impianto, gli studiosi hanno adottato una tecnica basata sulla biopsia del tessuto endometriale e sull’analisi di oltre 200 geni chiave, che si attivano e disattivano nel tempo e possono essere letti come un orologio: secondo un primo studio pilota, questo sistema sarebbe in grado di stabilire la finestra di fertilità della donna e la tempistica ottimale per il trasferimento degli embrioni.
Il prof. Juan Garcia-Velasco dell’Istituto di fertilità di Madrid, leader dello studio, ha rivelato che è ora in corso una vasta indagine che sta coinvolgendo oltre 2.500 pazienti con pregressi e ricorrenti fallimenti di impianto in più di dieci paesi, tra i quali il Regno Unito.
E’ proprio questa l’area presso la quale i dati rivelano che unicamente il 24% delle donne sottoposte a fecondazione assistita ottiene risultati positivi, e, nella maggioranza dei casi, la causa di questi fallimenti risiede prevalentemente nella mancata conoscenza del periodo di tempo migliore per effettuare l’impianto, variabile da paziente a paziente.
I risultati del nuovo test sono incoraggianti e dimostrano che sarebbe possibile incrementare notevolmente la percentuale di successo delle tecniche di fecondazione: infatti, nella la maggior parte delle donne vi è un periodo di circa 2-4 giorni nel quale l’endometrio invia segnali chimici fondamentali, che permettono all’embrione di impiantarsi; in alcune altre tale fase è particolarmente breve e spostata più avanti/indietro rispetto a quanto accade nella maggioranza dei casi.
“Se si perde quella finestra, non importa quanto sia bello l’embrione: non sta andando a impiantarsi”, ha dichiarato Nargund, direttore medico di uno dei centri di Londra che prendono parte alla ricerca.
Il primo studio pilota è stato condotto su un campione di 85 donne che, in media, hanno fatto esperienza di cinque precedenti tentativi di fecondazione in vitro con esito negativo.
I risultati dell’indagine hanno rivelato che la finestra temporale di fertilità di queste donne era spostata in avanti o indietro rispetto a quanto è stato eseguito l’impianto: quando è stata utilizzata come “guida temporale” l’analisi dei geni endometriali, effettuata mediante il nuovo test, la percentuale di successo della FIV è salita al 33%. Un risultato di molto superiore rispetto a quelli precedentemente registrati dai soggetti campione.
Anche se attualmente la biopsia endometriale viene eseguita almeno un mese prima del trasferimento dell’embrione allo scopo di non interferire con l’impianto, l’obiettivo è ora quello di rendere il test meno invasivo, basandosi sul campionamento del fluido endometriale anziché sull’esecuzione di un prelievo tissutale.
Questo nuovo strumento aiuterà i professionisti a comprendere le ragioni per le quali i precedenti tentativi di impianto non hanno portato ai risultati sperati (nonostante l’embrione fosse in sé “perfetto”) e sarebbe inoltre motivo di speranza e conforto per le coppie che non riescono ad avere figli.
Nello studio internazionale in corso, il test viene offerto alle donne che hanno avuto due o più precedenti istanze di fallimento dell’impianto. Non ci resta che attendere i risultati.
Fonti http://www.theguardian.com/society/2015/mar/09/ivf-test-pinpoints-womans-fertility-window-implantation
http://humrep.oxfordjournals.org/content/29/6/1244
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