Secondo i criteri proposti dall’OMS, la sindrome metabolica rappresenta un’associazione di alterazioni del metabolismo lipidico (ipertrigliceridemia e basso livello del colesterolo hdl), glucidico (iperglicemia) e vascolare (ipertensione arteriosa) in presenza di obesità viscerale, uno dei segni clinici dell’insulino-resistenza; essa rappresenta il fattore di rischio più rilevante per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, ed in quanto tale deve essere considerata una condizione “preclinica” piuttosto che una malattia.
Recenti studi hanno permesso rilevare una maggiore incidenza della sindrome metabolica ed un conseguente aumento del rischio cardiovascolare (fino al 50% superiore) durante la menopausa rispetto al periodo precedente; la sua incidenza nelle donne varia dal 22% al 69% in relazione al paese di appartenenza e si manifesta prevalentemente in post-menopausa piuttosto che in pre-menopausa.
Sembra quindi che l’esaurimento della riserva ovarica e l’avanzamento dell’età biologica siano uno spartiacque in termini di rischio cardiovascolare.
I fattori che possono contribuire a scatenare la patologia in menopausa sono considerati l’insufficienza ovarica, il cambiamento metabolico e l’aumento del grasso viscerale (secondario alla ridotta concentrazione ematica di estrogeni e dipendente dalla dieta); non deve stupire che la sindrome metabolica trovi una maggiore incidenza negli strati della popolazione con un livello di istruzione inferiore, per via della scarsa conoscenza dei possibili rischi e delle conseguenze di uno stile di vita poco sano.
Le attenzioni poste al mantenimento di uno stile di vita sano e all’alimentazione rappresentano il primo passo per contrastare tale problematica: eseguire un’attività fisica è fondamentale per conservare il giusto peso forma, mantenere l’organismo in buona salute, modulare il fisiologico rallentamento delle funzioni metaboliche e trarre energia dalla massa grassa.
Ogni giorno dovremmo dedicare almeno 30 minuti all’esercizio fisico, che dovrebbe essere eseguito ad un ritmo sostenuto in modo da garantire un buon ricambio di ossigeno, migliorare la captazione di insulina da parte dei tessuti, mantenere la massa muscolare, regolare il metabolismo dei carboidrati ed il peso corporeo; a tale scopo, è possibile consultare specifiche tabelle che indicano la frequenza cardiaca ideale da raggiungere in funzione del sesso e dell’età, senza dimenticare che è possibile rivolgersi a degli esperti per elaborare un programma di allenamento individuale.
In generale, le attività amiche del cuore sono di tipo aerobico, come la camminata veloce, la corsa lenta, la bicicletta o il nuoto, da protrarre per almeno 30 minuti.
Altrettanto importante è una corretta alimentazione, che consente all’organismo di sfruttare tutti i nutrienti necessari al suo equilibrato funzionamento; in menopausa, se alcune sostanze (ad esempio il calcio) possono essere carenti e necessitano di essere introdotte, altre (come il sale, i grassi animali e i carboidrati) andrebbero limitate per ridurre il rischio di insorgenza di patologie secondarie.
E’ importante conoscere le proprietà nutrizionali degli alimenti e mantenere la propria dieta il più possibile variata; la verdura, cotta e cruda, dovrebbe essere presente in abbondanza ad ogni pasto, mentre particolare attenzione va posta al consumo di frutta, cercando di limitare/evitare il consumo di quella più zuccherina (come le banane o i fichi).
Interventi diagnostici e terapeutici tempestivi possono influenzare positivamente l’aspettativa di vita dei soggetti colpiti da sindrome metabolica, contribuendo inoltre a ridurre la spesa sanitaria.
Fonti
http://www.ncbi.nlm.nih.gov
http://www.obesita.org
Recenti studi hanno permesso rilevare una maggiore incidenza della sindrome metabolica ed un conseguente aumento del rischio cardiovascolare (fino al 50% superiore) durante la menopausa rispetto al periodo precedente; la sua incidenza nelle donne varia dal 22% al 69% in relazione al paese di appartenenza e si manifesta prevalentemente in post-menopausa piuttosto che in pre-menopausa.
Sembra quindi che l’esaurimento della riserva ovarica e l’avanzamento dell’età biologica siano uno spartiacque in termini di rischio cardiovascolare.
I fattori che possono contribuire a scatenare la patologia in menopausa sono considerati l’insufficienza ovarica, il cambiamento metabolico e l’aumento del grasso viscerale (secondario alla ridotta concentrazione ematica di estrogeni e dipendente dalla dieta); non deve stupire che la sindrome metabolica trovi una maggiore incidenza negli strati della popolazione con un livello di istruzione inferiore, per via della scarsa conoscenza dei possibili rischi e delle conseguenze di uno stile di vita poco sano.
Le attenzioni poste al mantenimento di uno stile di vita sano e all’alimentazione rappresentano il primo passo per contrastare tale problematica: eseguire un’attività fisica è fondamentale per conservare il giusto peso forma, mantenere l’organismo in buona salute, modulare il fisiologico rallentamento delle funzioni metaboliche e trarre energia dalla massa grassa.
Ogni giorno dovremmo dedicare almeno 30 minuti all’esercizio fisico, che dovrebbe essere eseguito ad un ritmo sostenuto in modo da garantire un buon ricambio di ossigeno, migliorare la captazione di insulina da parte dei tessuti, mantenere la massa muscolare, regolare il metabolismo dei carboidrati ed il peso corporeo; a tale scopo, è possibile consultare specifiche tabelle che indicano la frequenza cardiaca ideale da raggiungere in funzione del sesso e dell’età, senza dimenticare che è possibile rivolgersi a degli esperti per elaborare un programma di allenamento individuale.
In generale, le attività amiche del cuore sono di tipo aerobico, come la camminata veloce, la corsa lenta, la bicicletta o il nuoto, da protrarre per almeno 30 minuti.
Altrettanto importante è una corretta alimentazione, che consente all’organismo di sfruttare tutti i nutrienti necessari al suo equilibrato funzionamento; in menopausa, se alcune sostanze (ad esempio il calcio) possono essere carenti e necessitano di essere introdotte, altre (come il sale, i grassi animali e i carboidrati) andrebbero limitate per ridurre il rischio di insorgenza di patologie secondarie.
E’ importante conoscere le proprietà nutrizionali degli alimenti e mantenere la propria dieta il più possibile variata; la verdura, cotta e cruda, dovrebbe essere presente in abbondanza ad ogni pasto, mentre particolare attenzione va posta al consumo di frutta, cercando di limitare/evitare il consumo di quella più zuccherina (come le banane o i fichi).
Interventi diagnostici e terapeutici tempestivi possono influenzare positivamente l’aspettativa di vita dei soggetti colpiti da sindrome metabolica, contribuendo inoltre a ridurre la spesa sanitaria.
Fonti
http://www.ncbi.nlm.nih.gov
http://www.obesita.org
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