lunedì 7 settembre 2020

Alcol in gravidanza? La tolleranza è zero

      Una birra come aperitivo o un bicchiere di vino a cena, che male farà mai? E invece, in gravidanza, di male ne fa eccome. Perché l'alcol, potente neurotossico, attraversa la barriera della placenta e raggiunge il cervello e gli altri organi del feto, col rischio di compromettere la salute fisica e mentale del bambino per sempre. Per ricordare quanto può essere pericoloso anche solo un bicchiere il 9 settembre si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale della Sindrome feto-alcolica. E la data scelta – il nono giorno del nono mese dell’anno, come 9 sono i mesi che ci vogliono per fare un bambino - non è un caso per sensibilizzare su  una condizione ancora poco nota. Ma non rarissima.

Quanti bambini
      La Sindrome feto-alcolica, tra cui la Fas (da Fetal Alcohol Sindrome), che ne è la manifestazione più grave, e la Fasd (da Fetal Alcohol Spectrum Disorder, o  Spettro dei disordini feto-alcolici, che comprende ogni possibile danno sullo sviluppo del feto provocati dell’alcol consumato in gravidanza, riguarda circa l’1,5% dei bambini, cioè 15 ogni 1000 nati nel mondo.
E in Italia? “Non conosciamo i dati nazionali. Ma il ministero della Salute lo scorso anno ha finanziato, e ne ha affidato il coordinamento all’Istituto Superiore di Sanità, un progetto specifico (a cui collaborano diverse istituzione tra IRCCS, ospedali pediatrici e università della Penisola, ndr) pensato per comprendere le dimensioni del consumo di alcol in gravidanza e per informare e formare gli operatori sanitari sulla Fas”, dice Simona Pichini, direttore dell’Unità di Farmaco-Tossicologia analitica del Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di sanità, rappresentante italiana dell’Alleanza europea sulla sindrome feto-alcolica nonché responsabile del progetto ministeriale. “In ogni caso - riprende Pichini - per fornire qualche dato sul nostro paese possiamo dire che da un nostro studio del 2011 risulta che il 7,9% dei bambini italiani è esposto all’alcol assunto dalle madri in gravidanza”.

Madri che bevono
       Si stima che a livello mondiale circa il 10% delle donne consumi alcol mentre è in attesa di un figlio. Una percentuale che in alcune regioni europee sale di molto, soprattutto nel Nord e nell’Est Europa, dove beve alcolici un quarto del totale delle donne incinte: in questi casi la prevalenza della sindrome aumenta da 2 a 6 volte rispetto alla media mondiale. Si pensa che tra le donne che assumono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, da un 4% a un 40% partorisce bambini con danni alcol-correlati, ma non si sa perché alcuni neonati nascano con danni più gravi rispetto ad altri (fonte Iss).

I danni
      I bambini esposti in utero all’alcol possono soffrire di problemi fisici (rimangono più piccoli e sottopeso rispetto ai loro coetanei, possono avere difetti a carico al cuore o dello scheletro, per esempio), intellettuali, comportamentali e mentali: secondo alcune stime più del 90% dei bambini con diagnosi di Fasd ha problemi di salute mentale. “La forma più grave, la Fas, è caratterizzata da specifiche malformazioni facciali: fessure palpebrali brevi, labbro superiore sottile, spazio tra naso e labbro piatto e allungato. I bambini presentano deficit di crescita, un cervello più piccolo (microcefalia), e ritardo neuro-psicomotorio”, dice Fabio Mosca, presidente Sin, Società italiana di neonatologia, direttore della UO di Neonatologia e terapia intensiva neonatale del  policlinico di Milano-Clinica Mangiagalli. “Le forme meno gravi – riprende il neonatologo – non si accompagnano a malformazioni facciali ma c’è ritardo psicomotorio, difficoltà di apprendimento, attenzione, memorizzazione”.

La dose sicura? Zero
Quanto alcool posso bere in gravidanza? – Gravidanzafelice      Ma esiste una quantità sicura di alcol per chi aspetta un bambino? Una quantità moderata che si può concedere? “Se una dose sicura di alcol esiste, noi non la conosciamo – dice Pichini – ed è chiaro che non si possono fare studi per trovarla, questa dose. Per questa ragione Iss e tutti i professionisti, dai neonatologi ai pediatri, dai ginecologi ai neuropsichiatri infantili, sono d’accordo nel dire che la dose alcolica deve essere pari a zero, sia per chi aspetta un bambino che per chi cerca una gravidanza. È dimostrato su modelli animali che l’alcol può danneggiare il feto ogni giorno, a partire dal concepimento”. E conferma anche il presidente Sin: “Non c’è una quantità moderata di alcol per chi aspetta un bambino. Quando si è incinte semplicemente non bisogna bere, perché l’etanolo attraversa la placenta e raggiunge il feto che non ha enzimi capaci di metabolizzarlo. Non abbiamo evidenze scientifiche che ci dicano che anche un solo bicchiere di birra non sia dannoso. E – aggiunge Mosca – visto che l’alcol può nuocere al feto prima che la donna sappia di essere incinta, almeno un mese prima del concepimento va praticata l’astensione: zero alcol”.

Dopo la nascita. Alcol e allattamento
      E dopo la nascita, come comportarsi se si allatta? “Dopo il parto – dice il neonatologo – non si può più parlare di sindrome feto-alcolica, naturalmente, ma questo non significa l’etanolo non possa fare danni attraverso il latte materno: dopo la nascita il cervello del bambino continua ad evolversi, quindi l’assunzione materna di sostanze tossiche per il cervello, come è l’alcol, va evitata”. Il famoso bicchiere di birra che fa latte dunque è da bocciare?  “Certo, sono i liquidi che favoriscono la produzione di latte materno, non la birra. Quindi durante l’allattamento va benissimo bere acqua, spremute ma non sostanze alcoliche”.

Un mancato riconoscimento
      Fas e Fasd non vengono sempre riconosciute: capita spesso che i bambini e gli adolescenti che ne sono affetti, spesso intrusivi, irrequieti, facilmente influenzabili e aggressivi e incapaci di riconoscere, e quindi di evitare, il pericolo, ricevano diagnosi errate, per esempio di sindrome di iperattività e deficit dell’attenzione. O che vengano marginalizzati – loro e le loro famiglie - pagando ulteriori prezzi, anche sociali, per la loro condizione.

L’importanza di una diagnosi precoce
      Invece, sebbene dalla Fasd e dalla Fad non si guarisca, individuare precocemente i bambini e i ragazzi che ne sono affetti e inserirli il prima possibile in percorsi psicoterapeutici e psicoeducativi è importante, perché li aiuta a vivere al meglio la loro condizione. “Percorsi che già esistono - rconclude l’esperta Iss – che il progetto del Ministero contribuirà a rafforzare e a implementare, anche fornendo un corso on line sulla sindrome feto-alcolica destinato a 8mila professionisti sanitari e a 2mila assistenti sociali”.

Fonte https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/09/07/news/alcol_in_gravidanza_la_tolleranza_e_zero-266226915/

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