Il 31,7% dei 1000 intervistati (tra i 31 e i 60 anni) dall’Osservatorio Sociale sulla Fertilità è convinto che ansia e stress siano inemici numero uno della fertilità, ma pochi sono in grado di indicare con precisione quali sono i rischi ormai accertati dalla medicina che possono ridurre davvero la possibilità di diventare mamma e papà.
Il tempo è nemico delle donne
Rimandare l’arrivo di un bebè in attesa di una maggiore stabilità economica, sociale, affettiva… Ma se si indugia troppo, si rischia di non riuscire a realizzare il desiderio di maternità. A 20 anni, una donna ha una possibilità di rimanere incinta a ogni ciclo pari al 35%. A 30 anni questo tasso si abbassa al 20%, e a 40 anni la fertilità si abbatte al 5%. Dopo i 43, invece, anche se la fertilità spontanea continua, quella assistita dalla medicina declina a livelli non più calcolabili. La fertilità dipende dall’invecchiamento dell’ovaio, regolato da un orologio biologico che inizia il suo conto alla rovescia a partire dalla vita fetale: nel pancione della mamma, una bambina ha un patrimonio di uova di 8 milioni, che si riduce a 1 milione alla nascita e a 400 mila a 12 anni. Da lì, un progressivo calo. E poi, se la futura mamma ha 20 anni, la probabilità che il bebè in arrivo possa essere affetto dalla sindrome di Down è di 1 su 1670, mentre a 40 il rapporto è di 1 su 86. Maggiori anche i rischi che il piccolo possa ereditare una malattia genetica quando l’età materna è intorno ai 47 anni: a quest’età, un bambino ogni 18 nasce con un’anomalia genetica. E ancora: a 20 anni il rischio di un aborto spontaneo è pari all’8-9 per cento, a 30 è intorno al 15, mentre a 40 è circa del 35, perché l’utero diventa fibromatoso e non facilita l’attecchimento dell’embrione. Nello stesso tempo, le uova sono spesso difettose e incapaci di svilupparsi.
No al fumo per entrambi i genitori
Nella donna, il fumo riduce la funzionalità delle cellule cigliate che tappezzano le pareti delle tube. E’ anche grazie a loro che l’ovulo maturo può progredire all’interno di questi canali, dove avviene l’incontro con lo spermatozoo. Sono sempre le ciglia che permettono all’ovulo fecondato di raggiungere l’utero, dove può attecchire e crescere. Vale dunque la pena di mantenerle in salute, rinunciando alle sigarette. Il fumo ha un effetto altrettanto deleterio nel maschio: un consumo superiore alle 5 sigarette quotidiane può ridurre la motilità e il numero degli spermatozoi. Anche in questo caso la prevenzione è una sola: niente fumo.
Alcol con molta misura
Un bicchiere a pasto non fa certo male, ma se si eccede, la fertilità può abbassarsi fino all’80%. Sia la fertilità femminile sia quella maschile. Le quote di alcol per non correre rischi: 40 grammi al giorno per i maschi, la metà (20) per le femmine. Le donne, infatti, possiedono una quota di enzimi delegati a degradare l’alcol che è pari alla metà di quella dei maschi e devono bere meno. Per definire le dosi ideali, basta sapere che un bicchiere da tavola di vino, una lattina da 33 cc di birra e un bicchierino di superalcolico contengono (ciascuno) 12 grammi di alcol.
Contraccettivi: non tutti sono alleati
La spirale è nemica della fertilità: alza i rischi di infezioni delle tube e dell’ovaio, che ne minano la funzionalità. Per questo, nell’attesa di mettere in cantiere un bebè è meglio orientarsi su altri metodi contraccettivi. Quelli ormonali (pillola, cerotto, anello) sono i più adatti alle coppie che, anche se non scartano l’eventualità di diventare genitori, non hanno ancora fatto un progetto ben preciso e quindi non vogliono incorrere nel rischio di gravidanze “non programmate”. I contraccettivi ormonali, infatti, a differenza dei metodi naturali, garantiscono loro la massima sicurezza, ma una volta sospesi si può tentare di concepire subito un bambino.
Malattie sessuali: un pericolo
Il rapporto sessuale può essere un’insospettabile via di contagio, permettendo a virus e germi di passare da un partner all’altro e di provocare infezioni pelviche che aumentano l'infertilità perché hanno come bersaglio utero, ovaio e tube. Tra i nemici più temibili ci sono la clamidia, il citoplasma, l’uroplasma e il gonococco, ma fortunatamente è possibile salvaguardasi dai loro attentati. Come? Usando tassativamente il preservativo durante i rapporti con un partner occasionale e, comunque, non sottovalutando mai i primi segnali di un’eventuale infiammazione (bruciore, prurito e perdite vaginali). Ai primi sospetti va fissata subito una visita ginecologica, effettuando poi le cure prescritte dallo specialista. Da effettuare in coppia, sino a guarigione avvenuta. È importante usare il preservativo, per evitare il passaggio del microrganismo responsabile dell’infezione dall’uno all’altro partner.
Cure e trattamenti terapeutici a rischio
Quasi tutti sanno che le cure oncologiche (come la radioterapia e la chemioterapia) minano pesantemente la fertilità, perché possono alterare e “bruciare” le cellule riproduttive. Meno noto il fatto che alcuni interventi chirurgici del basso addome possano dare lo stesso esito: durante i processi di cicatrizzazione si possono formare aderenze che tolgono mobilità a utero e tube. Tra gli interventi pelvici a maggior rischio c’è l’eliminazione di un fibroma e, proprio per questo, in alcuni casi questo tumore benigno dell’utero va tenuto sotto controllo con i farmaci e la sua rimozione chirurgica va invece rimandata (se possibile) a dopo l’arrivo di un bebè.
L’interruzione di gravidanza
È responsabile del 90% delle sterilità secondarie successive a una precedente gravidanza dove tutto è filato liscio. Dopo un aborto, infatti, spesso si verifica un periodo di fragilità genitale dovuto al fatto che all’interno dell’utero può ristagnare del sangue, terreno ideale per la moltiplicazione dei germi. L’utero non ha quindi le sue difese naturali e corre maggiori rischi di essere colpito da infezioni che, se non curate, possono estendersi alle tube, danneggiandole. Se l’aborto è spontaneo, è importante monitorare la situazione nei 2-3 mesi successivi, riconoscendo eventuali segnali di infezione (come febbricola, perdite maleodoranti, perdite di sangue che durano troppo a lungo) da affrontare e curare con tempestività.
Il tempo passa anche per lui, ma…
L’età del maschio, invece, non ha una grossa influenza a livello biologico, ma può ugualmente avere il suo peso sul fronte psicologico: l’uomo che programma l’arrivo di un figlio quando è avanti negli anni, spesso è assalito da dubbi e paure che lo inducono a rinunciare alla paternità. Per esempio, il timore di non avere più la forza necessaria a crescere un bambino, o di essere troppo vecchio per porsi nei confronti di un figlio come un valido modello di riferimento.
I controlli periodici sono indispensabili
Anche se si è in perfetta forma, è fondamentale effettuare visite periodiche per valutare lo stato di salute del proprio apparato riproduttivo. I controlli indispensabili e da non disertare sono: una visita ginecologica l’anno (per smascherare eventuali infezioni subdole che non danno sintomi) e un pap test con cadenza triennale, per lei. Vanno programmati dal momento in cui si hanno i primi rapporti sessuali. Ma la tabella di marcia può essere modificata se le mestruazioni diventano improvvisamente dolorose, se si prova dolore durante il rapporto (quando il partner adotta una penetrazione profonda), o quando si va in bagno per svuotare l’intestino. Questi sintomi potrebbero essere il segnale di un’endometriosi, malattia legata a una crescita anomala del tessuto che tappezza la cavità dell’utero: prolifera anche su ovaio, tube, peritoneo (il foglietto che avvolge gli organi dell’addome), vescica, retto e, a volte, altri tratti dell’intestino. Se non curata, è responsabile del 30-50% delle mancate gravidanze, dovute a disturbi dell’aspirante mamma. Escluderne la presenza, però, a volte può essere abbastanza semplice: basta effettuare un dosaggio nel sangue di un marcatore (il Ca 125) che aumenta quando si soffre di endometriosi. Anche l’aspirante papà, però, deve mettere in agenda almeno una visita andrologica, da effettuarsi in forte anticipo rispetto all’eventuale programmazione di un figlio. Infatti, una recente indagine condotta dalla Società Italiana di Andrologia (la SIA) ha evidenziato che i maschi sotto i 18 anni soffrono più di un tempo di disfunzioni erettili. In pratica: non riescono a mantenere un'erezione sufficiente per la penetrazione e il rapporto sessuale è insoddisfacente. Con problemi, a volte, anche sul fronte procreativo. E ancora: il varicocele (causa di infertilità se non curato) è un disturbo molto frequente e occorrerebbe un controllo di routine per tutti i ragazzi.
Fonte https://quimamme.corriere.it/rimanere-incinta/infertilita/vuoi-un-bambino-ecco-i-veri-nemici-della-fertilita
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