I miomi o fibromi uterini interessano il 20-50% delle donne in età riproduttiva e sono i tumori uterini benigni più comuni in questa fascia d’età. Il loro possibile ruolo nell’infertilità, anche se controverso, è, dunque, da sempre una grande preoccupazione per il medico e per la paziente.
I miomi sono classificati in 3 categorie principali in funzione della loro localizzazione nella parete dell’utero: miomi sottomucosi (che sporgono all’interno della cavità endometriale), miomi intramurali (che crescono nella parete dell’utero e possono o meno deformare il profilo interno della cavità uterina) e miomi sottosierosi che deformano il profilo esterno dell’utero.I miomi sottomucosi riducono la fertilità spontanea e le possibilità di successo di una tecnica PMA; la rimozione chirurgica per via isteroscopica (miomectomia isteroscopica) migliora i risultati.
In una meta-analisi in cui venivano analizzati 23 studi sulla relazione tra fibromi e fertilità, si riscontrò che, in generale, le donne con mioma hanno una percentuale di gravidanza e parto significativamente inferiore rispetto al gruppo di controllo, con un tasso più elevato di aborti spontanei.
Nell’analizzare i risultati in base alla posizione del fibroma, si è osservato che i miomi sottosierosi non influenzano la fertilità e l’estirpazione non porta benefici; gli intramurali che non deformano la cavità endometriale diminuiscono la fertilità e aumentano il tasso di aborto, sebbene la miomectomia non aumenti significativamente i tassi di gravidanza e parto di nati vivi; gli intramurali con componenti sottomucosi (che deformano la cavità endometriale) e miomi sottomucosi riducono i tassi di gravidanza e impianto e la loro rimozione migliora tali percentuali.
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