La toxoplasmosi è una patologia causata da un parassita monocellulare: il Toxoplasma gondii. Si tratta di una malattia normalmente asintomatica, o che si manifesta con stanchezza, mal di testa, mal di gola, a volte febbre e dolori alle ossa.
Insomma, una malattia simile ad una qualsiasi influenza, a meno che non la si contragga durante la gravidanza.
IL TOXOPLASMA VIENE TRASMESSO DAI GATTI?
Il ciclo riproduttivo di questo parassita è molto particolare, può andare incontro a due cicli vitali differenti a seconda dell’organismo che infetta: la riproduzione sessuata, nel caso dei felidi, e la riproduzione asessuata, nel caso degli animali a sangue caldo come uccelli, roditori e suini.
Frequentemente si associa la Toxoplasmosi al gatto.
Ebbene si, spesso tutto nasce da qui, dal nostro piccolo animale da compagnia. Quando il felino consuma carne infetta (proveniente da un uccello, un topo, o da qualsiasi altro animale contaminato) il protozoo si riproduce all’interno del suo apparato digerente e produce le oocisti (le uova), che verranno espulse con le feci.
Le oocisti appena espulse non sono pericolose: per potersi ”attivare” devono restare almeno 48 ore a temperatura ambiente (circa 24° C), solo dopo possono trasmettere il patogeno. L’eliminazione del toxoplasma da parte del gatto dura circa 15 giorni dal momento del contagio. In questa fase il gatto può essere asintomatico o presentare una lieve diarrea transitoria. Successivamente, dopo i fatidici 15 giorni, l’animale non sarà più contagioso ne per gli altri gatti, ne per le persone.
Dunque è vero che durante la gravidanza non si possono accarezzare i gatti?
Il toxoplasma viene trasmesso solo se si entra a diretto contatto con le feci dei un gatto infetto dopo 48 ore che sono state espulse. Pertanto se la lettiera del gatto viene cambiata quotidianamente, o si tratta di un gatto domestico che non esce di casa, la probabilità di potersi infettare è molto bassa.
Una buona pratica può essere quella di utilizzare i guanti per pulire la lettiera o per fare giardinaggio (nel caso in cui ci siano gatti randagi) e lavarsi accuratamente le mani con acqua corrente e sapone, soprattutto prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi.
MA ALLORA IL DISCORSO DELLA CARNE CRUDA E DELLA VERDURA LAVATA?
Se un gatto infetto si aggira nell’orto e sporca espellendo le oocisti il rischio di contagio risulta essere molto elevato. Pertanto, soprattutto durante la gravidanza, è indispensabile lavare accuratamente la frutta e la verdura, per evitare ogni tipo di contaminazione.
Inoltre, abbiamo detto che il toxoplasma presenta due diversi tipi di riproduzioni. Se la riproduzione sessuata può avvenire solo all’interno dell’apparato digerente dei gatti, la riproduzione asessuata può avvenire all’interno di qualsiasi altro animale: quando l’ospite ne entra a contatto il protozoo inizia a riprodursi in diversi tessuti. Per poter eliminare il parassita basta cuocere attentamente la carne, non utilizzare il coltello con cui la si è tagliata o il tagliere per altri alimenti. Inoltre è consigliato non bere latte crudo, ma viene indicato il latte pastorizzato ed i formaggi stagionati.
Uno studio condotto in Europa, pubblicato sul British Medical Journal nel 2000, indica che dal 30 al 63% dei casi rilevati di toxoplasmosi sono dovuti all’assunzione della carne poco cotta.
COME FACCIO A SAPERE SE SONO ENTRATA A CONTATTO CON IL TOXOPLASMA GONDII?
Durante il primo trimestre di gravidanza viene prescritto a tutte le donne gravide il Toxo-test: un esame del sangue in cui vengono rilevati i valori degli anticorpi anti-toxoplasma, in particolare le IgM e le IgG.
Le IgM sono degli anticorpi relativamente grandi, che non possono passare la barriera placentare, e che vengono prodotti dal sistema immunitario durante la fase acuta della malattia: quando il nostro corpo entra a contatto con l’agente patogeno per la prima volta. Nel momento in cui il patogeno è stato debellato, questi anticorpi spariscono.
Le IgG sono degli anticorpi più piccoli, possono passare la barriera placentare (e dunque proteggere il feto). Vengono definiti “di memoria”, ovvero vengono prodotti dal sistema immunitario, dopo essere entrati a contatto con il patogeno, e rimangono in circolo per tutta la vita, garantendoci un’immunità totale. Pertanto il valore delle IgG non tornerà mai a zero: sarà sempre presente una piccola percentuale di questi anticorpi nel nostro corpo, pronta a riconoscere l’agente patogeno ed ad attivare le corrette misure di protezione.
Insomma, una malattia simile ad una qualsiasi influenza, a meno che non la si contragga durante la gravidanza.
IL TOXOPLASMA VIENE TRASMESSO DAI GATTI?
Il ciclo riproduttivo di questo parassita è molto particolare, può andare incontro a due cicli vitali differenti a seconda dell’organismo che infetta: la riproduzione sessuata, nel caso dei felidi, e la riproduzione asessuata, nel caso degli animali a sangue caldo come uccelli, roditori e suini.
Frequentemente si associa la Toxoplasmosi al gatto.
Ebbene si, spesso tutto nasce da qui, dal nostro piccolo animale da compagnia. Quando il felino consuma carne infetta (proveniente da un uccello, un topo, o da qualsiasi altro animale contaminato) il protozoo si riproduce all’interno del suo apparato digerente e produce le oocisti (le uova), che verranno espulse con le feci.
Le oocisti appena espulse non sono pericolose: per potersi ”attivare” devono restare almeno 48 ore a temperatura ambiente (circa 24° C), solo dopo possono trasmettere il patogeno. L’eliminazione del toxoplasma da parte del gatto dura circa 15 giorni dal momento del contagio. In questa fase il gatto può essere asintomatico o presentare una lieve diarrea transitoria. Successivamente, dopo i fatidici 15 giorni, l’animale non sarà più contagioso ne per gli altri gatti, ne per le persone.
Dunque è vero che durante la gravidanza non si possono accarezzare i gatti?
Il toxoplasma viene trasmesso solo se si entra a diretto contatto con le feci dei un gatto infetto dopo 48 ore che sono state espulse. Pertanto se la lettiera del gatto viene cambiata quotidianamente, o si tratta di un gatto domestico che non esce di casa, la probabilità di potersi infettare è molto bassa.
Una buona pratica può essere quella di utilizzare i guanti per pulire la lettiera o per fare giardinaggio (nel caso in cui ci siano gatti randagi) e lavarsi accuratamente le mani con acqua corrente e sapone, soprattutto prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi.
MA ALLORA IL DISCORSO DELLA CARNE CRUDA E DELLA VERDURA LAVATA?
Se un gatto infetto si aggira nell’orto e sporca espellendo le oocisti il rischio di contagio risulta essere molto elevato. Pertanto, soprattutto durante la gravidanza, è indispensabile lavare accuratamente la frutta e la verdura, per evitare ogni tipo di contaminazione.
Inoltre, abbiamo detto che il toxoplasma presenta due diversi tipi di riproduzioni. Se la riproduzione sessuata può avvenire solo all’interno dell’apparato digerente dei gatti, la riproduzione asessuata può avvenire all’interno di qualsiasi altro animale: quando l’ospite ne entra a contatto il protozoo inizia a riprodursi in diversi tessuti. Per poter eliminare il parassita basta cuocere attentamente la carne, non utilizzare il coltello con cui la si è tagliata o il tagliere per altri alimenti. Inoltre è consigliato non bere latte crudo, ma viene indicato il latte pastorizzato ed i formaggi stagionati.
Uno studio condotto in Europa, pubblicato sul British Medical Journal nel 2000, indica che dal 30 al 63% dei casi rilevati di toxoplasmosi sono dovuti all’assunzione della carne poco cotta.
COME FACCIO A SAPERE SE SONO ENTRATA A CONTATTO CON IL TOXOPLASMA GONDII?
Durante il primo trimestre di gravidanza viene prescritto a tutte le donne gravide il Toxo-test: un esame del sangue in cui vengono rilevati i valori degli anticorpi anti-toxoplasma, in particolare le IgM e le IgG.
Le IgM sono degli anticorpi relativamente grandi, che non possono passare la barriera placentare, e che vengono prodotti dal sistema immunitario durante la fase acuta della malattia: quando il nostro corpo entra a contatto con l’agente patogeno per la prima volta. Nel momento in cui il patogeno è stato debellato, questi anticorpi spariscono.
Le IgG sono degli anticorpi più piccoli, possono passare la barriera placentare (e dunque proteggere il feto). Vengono definiti “di memoria”, ovvero vengono prodotti dal sistema immunitario, dopo essere entrati a contatto con il patogeno, e rimangono in circolo per tutta la vita, garantendoci un’immunità totale. Pertanto il valore delle IgG non tornerà mai a zero: sarà sempre presente una piccola percentuale di questi anticorpi nel nostro corpo, pronta a riconoscere l’agente patogeno ed ad attivare le corrette misure di protezione.
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