Le fave, alimento di lunga tradizione, sono una gustosa alternativa ai legumi più famosi. Ma per il consumo in gravidanza occorre qualche cautela. Ne abbiamo parlato con due specialisti: Giorgio Donegani, esperto di nutrizione e tecnologo alimentare, e Stefania Piloni, ginecologa del Centro Ginecea di Milano.
Pochi grassi, tante proteine
Per cominciare: “Le fave hanno una virtù non da poco: sono poverissime di grassi. Ne contengono circa 4 mg per un etto, ideali quindi quando si deve tenere sotto controllo l’aumento di peso”, chiarisce l’esperto. A fronte di questa “leggerezza” hanno, però, una buona pagella nutrizionale. “Sono molto ricche di proteine. Le fave secche ne contengono più della carne di vitello (27,2 g per un etto di fave, contro i 20,7 g di 100 grammi di filetto)”.
Queste proteine, va detto, sono un po’ meno utilizzabili dall’organismo rispetto a quelle della carne, ma c’è un trucco per “potenziarle”. “Se le accompagniamo con cereali o, semplicemente, con del pane casereccio otteniamo un mix proteico ad alto valore biologico, che diventa equivalente a quello delle proteine animali”, suggerisce il tecnologo alimentare.
Attenzione al favismo
Un rischio, raro ma serio, legato al consumo di fave è quello correlato al favismo. “In alcune persone manca un particolare enzima (la glucosio 6-fosfato-deidrogenasi), che protegge i globuli rossi dall’effetto di alcune sostanze presenti nelle fave crude. In queste persone, il contatto con le fave crude e cotte può scatenare reazioni anche molto gravi, come la crisi anemica”, spiega la ginecologa. Il favismo è più diffuso nel Sud Italia e in Sardegna. In alcune aree dell’isola si stima che le mutazioni responsabili del deficit riguardino fino al 10-15% della popolazione.
È una condizione che può manifestarsi all’improvviso, in età adulta, anche se più facilmente compare nell’infanzia, quando il rapporto tra sostanza ingerita e peso del bambino è più sbilanciato. I sintomi sono malessere e debolezza, possibili dolori addominali e febbre, ittero, pallore, urine scure. Gli esami del sangue sono dirimenti, perché mostrano sempre un’anemia, più o meno grave.
Cosa fare quando si aspetta
“Se la futura mamma sa di essere affetta da favismo il problema non si pone perché eviterà le fave. È importante però proteggere il feto anche nel caso sia il padre a esserne affetto”, raccomanda Stefania Piloni. Attenzione: le premure valgono qualunque sia il sesso del nascituro, diversamente da quanto capita di sentir dire. “La trasmissione genetica del favismo segue dinamiche particolari e potenzialmente può riguardare sia i feti femmina che maschi. Questi sono solo lievemente meno esposti alla trasmissione, ma è importante tenere la guardia alzata in entrambi i casi”, raccomanda la ginecologa.
Non solo: “Se in famiglia ci sono casi di favismo, meglio fare il test con un semplice prelievo di sangue, per evitare rischio di esposizione”, suggerisce la ginecologa. “Tale prelievo è consigliabile comunque per le donne originarie della Sardegna e del Sud Italia, dove la patologia è maggiormente frequente”.
In caso di sintomi dubbi che insorgono intorno alle 24-48 ore dall’ingestione di fave, è bene consultare prontamente lo specialista che segue la gravidanza.
Tutte le virtù delle fave
Detto questo, le fave non vanno comunque demonizzate perché sono ricchissime di virtù. Da segnalare, ad esempio, il loro alto contenuto in potassio. “In un etto di fave fresche ne troviamo circa 330 mg”, spiega il tecnologo. Questo le rende utili in gravidanza come alleate per ridurre la pressione, per il loro effetto diuretico e per contrastare i crampi.
Ma le fave sono più ricche ancora di ferro. “Pensiamo che quelle secche ne contengono ancora di più della carne di cavallo e il triplo rispetto alle uova. Questo può essere utile in caso di anemia, fatto frequente in gravidanza”, spiega Donegani. Con un’accortezza: “Per migliorare l’assorbimento del ferro che contengono, ricordiamoci di abbinarle a frutta e verdura ricche di vitamina C. Ottimi dunque pomodori (con attenzione al lavaggio). Ma anche peperoni e un kiwi o un’arancia a fine pasto”, consiglia.
Da segnalare, per le donne incinta, anche il buon contenuto di folati, i precursori di quel “famoso” acido folico che sappiamo essere prezioso in gravidanza per prevenire malformazioni fetali come la spina bifida: “Ne sono presenti 148 mg in un etto”, spiega il dottor Donegani. Questo, comunque, non sostituisce le indicazioni agli integratori per le quali è bene attenersi alle raccomandazioni dello specialista che segue la gravidanza.
Contro la stitichezza, per il buonumore
La lista non è finita, perché le fave hanno anche un’altra virtù preziosa nell’attesa. Con il loro alto contributo di fibra, possono essere un aiuto contro la stitichezza, disturbo tipico della gravidanza. “Una porzione di fave (150g) fornisce un terzo di tutta la fibra che occorre nella giornata”, spiega Donegani. Per evitare gli effetti collaterali del consumo di legumi, come il senso di gonfiore, utile una cottura prolungata e il consumo senza buccia.
E, ciliegina sulla torta, possono aiutare anche l’umore. “Le fave sono ricche di L-dopa, una sostanza capace di aumentare la concentrazione di dopamina nel cervello. E dunque di attivare la “voglia di fare” e il buonumore”, aggiunge Donegani.
Occhio al rischio toxoplasma
Attenzione all’igiene, però. Anche se le fave fresche sono contenute in un baccello robusto, occorre qualche cautela. “In gravidanza, se si consumano fresche, è consigliato un accurato lavaggio con acqua e soluzioni disinfettanti per alimenti. Con un ammollo di almeno 10 minuti e poi risciacquo in acqua tiepida. Questo è necessario perché crescono a contatto con il terreno e dunque sono esposte al rischio toxoplasmosi”, avverte la ginecologa.
Ricordiamoci anche dell’igiene della mani prima e dopo le operazioni di preparazione. “Al pari di quanto avviene con le operazioni di giardinaggio, se è la donna incinta a occuparsene, sarebbe consigliato indossare dei guanti quando si trattano le fave”, aggiunge la ginecologa.
Fave fresche o secche?
“Quando si acquistano fresche è bene preferire quelle con il baccello duro e croccante, capace di schioccare quando lo spezziamo. Deve essere lucido, di un bel verde, senza macchie”, consiglia l’esperto. Le fave fresche, che si trovano a primavera, si possono essiccare, oppure congelare dopo averle sbollentate per pochi minuti.
Le fave secche, che sono invece disponibili in tutti i periodi dell’anno, si consumano dopo un lungo ammollo (si consigliano almeno 20 ore) e una cottura lunga, di circa 2 ore. “Per le fave secche, bene l’opzione sottovuoto, perché questo ci garantirà una maggiore tenuta nel tempo contro l’umidità”, consiglia l’esperto.
Come si gustano
Un classico per assaporarle è la purea. “In questo caso si usano quelle secche, che, dopo l’ammollo, vengono cotte e passate con il setaccio. La purea così ottenuta si condisce con un filo di olio di oliva ed è ottima consumata con un contorno di verdure”. Crude, invece, sono buonissime accompagnate da pecorino e una fetta di pane integrale.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/fave-gravidanza_alimentazione/
Pochi grassi, tante proteine
Per cominciare: “Le fave hanno una virtù non da poco: sono poverissime di grassi. Ne contengono circa 4 mg per un etto, ideali quindi quando si deve tenere sotto controllo l’aumento di peso”, chiarisce l’esperto. A fronte di questa “leggerezza” hanno, però, una buona pagella nutrizionale. “Sono molto ricche di proteine. Le fave secche ne contengono più della carne di vitello (27,2 g per un etto di fave, contro i 20,7 g di 100 grammi di filetto)”.
Queste proteine, va detto, sono un po’ meno utilizzabili dall’organismo rispetto a quelle della carne, ma c’è un trucco per “potenziarle”. “Se le accompagniamo con cereali o, semplicemente, con del pane casereccio otteniamo un mix proteico ad alto valore biologico, che diventa equivalente a quello delle proteine animali”, suggerisce il tecnologo alimentare.
Attenzione al favismo
Un rischio, raro ma serio, legato al consumo di fave è quello correlato al favismo. “In alcune persone manca un particolare enzima (la glucosio 6-fosfato-deidrogenasi), che protegge i globuli rossi dall’effetto di alcune sostanze presenti nelle fave crude. In queste persone, il contatto con le fave crude e cotte può scatenare reazioni anche molto gravi, come la crisi anemica”, spiega la ginecologa. Il favismo è più diffuso nel Sud Italia e in Sardegna. In alcune aree dell’isola si stima che le mutazioni responsabili del deficit riguardino fino al 10-15% della popolazione.
È una condizione che può manifestarsi all’improvviso, in età adulta, anche se più facilmente compare nell’infanzia, quando il rapporto tra sostanza ingerita e peso del bambino è più sbilanciato. I sintomi sono malessere e debolezza, possibili dolori addominali e febbre, ittero, pallore, urine scure. Gli esami del sangue sono dirimenti, perché mostrano sempre un’anemia, più o meno grave.
Cosa fare quando si aspetta
“Se la futura mamma sa di essere affetta da favismo il problema non si pone perché eviterà le fave. È importante però proteggere il feto anche nel caso sia il padre a esserne affetto”, raccomanda Stefania Piloni. Attenzione: le premure valgono qualunque sia il sesso del nascituro, diversamente da quanto capita di sentir dire. “La trasmissione genetica del favismo segue dinamiche particolari e potenzialmente può riguardare sia i feti femmina che maschi. Questi sono solo lievemente meno esposti alla trasmissione, ma è importante tenere la guardia alzata in entrambi i casi”, raccomanda la ginecologa.
Non solo: “Se in famiglia ci sono casi di favismo, meglio fare il test con un semplice prelievo di sangue, per evitare rischio di esposizione”, suggerisce la ginecologa. “Tale prelievo è consigliabile comunque per le donne originarie della Sardegna e del Sud Italia, dove la patologia è maggiormente frequente”.
In caso di sintomi dubbi che insorgono intorno alle 24-48 ore dall’ingestione di fave, è bene consultare prontamente lo specialista che segue la gravidanza.
Tutte le virtù delle fave
Detto questo, le fave non vanno comunque demonizzate perché sono ricchissime di virtù. Da segnalare, ad esempio, il loro alto contenuto in potassio. “In un etto di fave fresche ne troviamo circa 330 mg”, spiega il tecnologo. Questo le rende utili in gravidanza come alleate per ridurre la pressione, per il loro effetto diuretico e per contrastare i crampi.
Ma le fave sono più ricche ancora di ferro. “Pensiamo che quelle secche ne contengono ancora di più della carne di cavallo e il triplo rispetto alle uova. Questo può essere utile in caso di anemia, fatto frequente in gravidanza”, spiega Donegani. Con un’accortezza: “Per migliorare l’assorbimento del ferro che contengono, ricordiamoci di abbinarle a frutta e verdura ricche di vitamina C. Ottimi dunque pomodori (con attenzione al lavaggio). Ma anche peperoni e un kiwi o un’arancia a fine pasto”, consiglia.
Da segnalare, per le donne incinta, anche il buon contenuto di folati, i precursori di quel “famoso” acido folico che sappiamo essere prezioso in gravidanza per prevenire malformazioni fetali come la spina bifida: “Ne sono presenti 148 mg in un etto”, spiega il dottor Donegani. Questo, comunque, non sostituisce le indicazioni agli integratori per le quali è bene attenersi alle raccomandazioni dello specialista che segue la gravidanza.
Contro la stitichezza, per il buonumore
La lista non è finita, perché le fave hanno anche un’altra virtù preziosa nell’attesa. Con il loro alto contributo di fibra, possono essere un aiuto contro la stitichezza, disturbo tipico della gravidanza. “Una porzione di fave (150g) fornisce un terzo di tutta la fibra che occorre nella giornata”, spiega Donegani. Per evitare gli effetti collaterali del consumo di legumi, come il senso di gonfiore, utile una cottura prolungata e il consumo senza buccia.
E, ciliegina sulla torta, possono aiutare anche l’umore. “Le fave sono ricche di L-dopa, una sostanza capace di aumentare la concentrazione di dopamina nel cervello. E dunque di attivare la “voglia di fare” e il buonumore”, aggiunge Donegani.
Occhio al rischio toxoplasma
Attenzione all’igiene, però. Anche se le fave fresche sono contenute in un baccello robusto, occorre qualche cautela. “In gravidanza, se si consumano fresche, è consigliato un accurato lavaggio con acqua e soluzioni disinfettanti per alimenti. Con un ammollo di almeno 10 minuti e poi risciacquo in acqua tiepida. Questo è necessario perché crescono a contatto con il terreno e dunque sono esposte al rischio toxoplasmosi”, avverte la ginecologa.
Ricordiamoci anche dell’igiene della mani prima e dopo le operazioni di preparazione. “Al pari di quanto avviene con le operazioni di giardinaggio, se è la donna incinta a occuparsene, sarebbe consigliato indossare dei guanti quando si trattano le fave”, aggiunge la ginecologa.
Fave fresche o secche?
“Quando si acquistano fresche è bene preferire quelle con il baccello duro e croccante, capace di schioccare quando lo spezziamo. Deve essere lucido, di un bel verde, senza macchie”, consiglia l’esperto. Le fave fresche, che si trovano a primavera, si possono essiccare, oppure congelare dopo averle sbollentate per pochi minuti.
Le fave secche, che sono invece disponibili in tutti i periodi dell’anno, si consumano dopo un lungo ammollo (si consigliano almeno 20 ore) e una cottura lunga, di circa 2 ore. “Per le fave secche, bene l’opzione sottovuoto, perché questo ci garantirà una maggiore tenuta nel tempo contro l’umidità”, consiglia l’esperto.
Come si gustano
Un classico per assaporarle è la purea. “In questo caso si usano quelle secche, che, dopo l’ammollo, vengono cotte e passate con il setaccio. La purea così ottenuta si condisce con un filo di olio di oliva ed è ottima consumata con un contorno di verdure”. Crude, invece, sono buonissime accompagnate da pecorino e una fetta di pane integrale.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/fave-gravidanza_alimentazione/
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