Una revisione della letteratura scientifica recentemente pubblicata sulla rivista Obstetrics & Gynecology riconferma l’idea che praticare attività fisica in gravidanza sia vantaggioso.
Mantenersi attive durante la gestazione, influenza positivamente l’accrescimento fetale e determina implicazioni sulla modalità di espletamento del parto.
Linee guida nazionali ed internazionali raccomandano agli operatori di invitare le gestanti a praticare attività fisica per tutta la gravidanza, ove non esistano controindicazioni, allo scopo di promuovere l’ottimizzazione dell’aumento di peso e prevenire alcuni disordini legati alla gestazione stessa (quali ad esempio il diabete gestazionale, che potrebbe associarsi ad un feto di grandi dimensioni); tuttavia, l’influenza dell’esercizio sul comparto materno-fetale è da sempre scarsamente definita.
La revisione pubblicata, effettuata presso l’Università di Alberta, indaga gli esiti neonatali dell’attività fisica materna condotta sotto la supervisione di un professionista (gli esercizi sono stati eseguiti accanto ad un esperto almeno una volta ogni due settimane).
I suoi autori hanno dichiarato che essa nasce dal desiderio di fare chiarezza in merito alle disquisizioni sul fatto che l’attività fisica possa o meno influenzare negativamente gli esiti della gravidanza, incrementando il numero di nascite premature o di diagnosi di rallentamento dell’accrescimento fetale e quindi di “feti piccoli per l’età gestazionale” (SGA).
Gli autori hanno esaminato 1.036 pubblicazioni, delle quali 79 sono state considerate ammissibili per effettuare la revisione della letteratura e 28 per la meta-analisi; 13 ricerche hanno indagato l’esercizio esclusivamente aerobico, 14 l’allenamento che combina aerobica e resistenza e 1 l’attività esclusiva di resistenza (es. camminata, cyclette, danza aerobica, palestra, piscina, ginnastica in acqua). Sono stati esclusi gli interventi costituiti unicamente da esercizi del pavimento pelvico, stretching, o relax.
L’attività fisica indagata si è svolta tra 6 e 33 settimane e gli studi hanno indagato un totale di 5.322 gravidanze; la frequenza degli esercizi prescritti, variava da una a cinque volte la settimana, ed il tempo di ogni sessione era compreso tra i 15 e i 70 minuti.
I risultati dell’analisi sono convincenti: è naturalmente più probabile che si verifichi la nascita di un bambino con accrescimento regolare nel caso in cui la madre si mantenga attiva durante la gravidanza.
Le donne che hanno praticato un’attività fisica strutturata nel corso della gestazione hanno visto ridursi del 31% il rischio che il proprio figlio fosse grande per l’età gestazionale, senza che si modificasse il rischio di partorire prematuramente o di dare alla luce un bimbo piccolo per l’età gestazionale.
In aggiunta, l’esercizio prenatale ha diminuito (in media) il peso materno di 1,1 kg ed il peso neonatale di 31 g. Da ultimo, come conseguenza, nel campione di donne prese in esame, l’esercizio fisico ha ridotto del 20% il pericolo di ricorrere al taglio cesareo per macrosomia fetale.
Comprendere a fondo gli effetti dell’attività fisica materna sugli esiti neonatali, è di fondamentale importanza, per programmare esercizi che prevengano e trattino le patologia della gravidanza e del parto.
Fonte
The effect of supervised prenatal exercise on fetal growth: a meta-analysis
Wiebe HW, Boulé NG, Chari R, Davenport MH.
Mantenersi attive durante la gestazione, influenza positivamente l’accrescimento fetale e determina implicazioni sulla modalità di espletamento del parto.
Linee guida nazionali ed internazionali raccomandano agli operatori di invitare le gestanti a praticare attività fisica per tutta la gravidanza, ove non esistano controindicazioni, allo scopo di promuovere l’ottimizzazione dell’aumento di peso e prevenire alcuni disordini legati alla gestazione stessa (quali ad esempio il diabete gestazionale, che potrebbe associarsi ad un feto di grandi dimensioni); tuttavia, l’influenza dell’esercizio sul comparto materno-fetale è da sempre scarsamente definita.
La revisione pubblicata, effettuata presso l’Università di Alberta, indaga gli esiti neonatali dell’attività fisica materna condotta sotto la supervisione di un professionista (gli esercizi sono stati eseguiti accanto ad un esperto almeno una volta ogni due settimane).
I suoi autori hanno dichiarato che essa nasce dal desiderio di fare chiarezza in merito alle disquisizioni sul fatto che l’attività fisica possa o meno influenzare negativamente gli esiti della gravidanza, incrementando il numero di nascite premature o di diagnosi di rallentamento dell’accrescimento fetale e quindi di “feti piccoli per l’età gestazionale” (SGA).
Gli autori hanno esaminato 1.036 pubblicazioni, delle quali 79 sono state considerate ammissibili per effettuare la revisione della letteratura e 28 per la meta-analisi; 13 ricerche hanno indagato l’esercizio esclusivamente aerobico, 14 l’allenamento che combina aerobica e resistenza e 1 l’attività esclusiva di resistenza (es. camminata, cyclette, danza aerobica, palestra, piscina, ginnastica in acqua). Sono stati esclusi gli interventi costituiti unicamente da esercizi del pavimento pelvico, stretching, o relax.
L’attività fisica indagata si è svolta tra 6 e 33 settimane e gli studi hanno indagato un totale di 5.322 gravidanze; la frequenza degli esercizi prescritti, variava da una a cinque volte la settimana, ed il tempo di ogni sessione era compreso tra i 15 e i 70 minuti.
I risultati dell’analisi sono convincenti: è naturalmente più probabile che si verifichi la nascita di un bambino con accrescimento regolare nel caso in cui la madre si mantenga attiva durante la gravidanza.
Le donne che hanno praticato un’attività fisica strutturata nel corso della gestazione hanno visto ridursi del 31% il rischio che il proprio figlio fosse grande per l’età gestazionale, senza che si modificasse il rischio di partorire prematuramente o di dare alla luce un bimbo piccolo per l’età gestazionale.
In aggiunta, l’esercizio prenatale ha diminuito (in media) il peso materno di 1,1 kg ed il peso neonatale di 31 g. Da ultimo, come conseguenza, nel campione di donne prese in esame, l’esercizio fisico ha ridotto del 20% il pericolo di ricorrere al taglio cesareo per macrosomia fetale.
Comprendere a fondo gli effetti dell’attività fisica materna sugli esiti neonatali, è di fondamentale importanza, per programmare esercizi che prevengano e trattino le patologia della gravidanza e del parto.
Fonte
The effect of supervised prenatal exercise on fetal growth: a meta-analysis
Wiebe HW, Boulé NG, Chari R, Davenport MH.
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