L’industria farmaceutica ha prodotto perfluorocarbonati in grado di trasportare molecole di ossigeno in misura di 50 millilitri ogni 100 millilitri di ossigeno, ciò per metterebbe di far espandere lentamente gli alveoli polmonari grazie ad una pressione piuttosto bassa.
Questo tipo di incubatrice potrebbe un giorno sostituire parte della gravidanza e salvare molte vite.
Sullo stesso fronte si stanno muovendo dei ricercatori giapponesi che hanno creato delle placente artificiali, contenenti un liquido artificiale con proprietà simili a quelle del liquido amniotico, all’interno di queste placente ci sono dei feti di capra, l’ossigeno arriva al feto tramite un catetere direttamente collegato ai vasi sanguigni del cordone ombelicale.
Questo tipo di incubatrice potrebbe far sopravvivere bambini fin troppo prematuri ma non al di sotto della ventesima settimana, i vasi del cordone sarebbero infatti troppo piccoli per poter ospitare un catetere.
E’ ancora tutto da vedere, c’è addirittura chi ha azzardato la creazione di un utero artificiale.
Presso un’Università di New York sono stati ricreati degli uteri artificiali immersi in una soluzione di ormoni e di nutrienti e vi sono stati inserite delle morule di topo, il topo ha un periodo gestazionale di circa 21giorni ed in questo ambiente i topolini crescevano effettivamente fino al diciassettesimo giorno di gestazione, però arrivati a questo giorno morivano, non si è ben capito perchè, il feto infatti aveva ricreato una rete di vasi sanguigni per potersi tenere in vita. Evidentemente mancano ancora delle sostanze nutritive o qualcosa non è stato calcolato.
Restando in attesa di altre novità e mettendo da parte il discorso etico, semmai dovesse realizzarsi la possibilità di creare un utero artificiale, questo sarebbe un importante ausilio per scongiurare aborti spontanei in donne che per naturale predisposizione non riescono a portare a termine la gravidanza.
Fonte: Focus N° 179
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