Mamme fumatrici: tutti le biasimano
«I dati ufficiali sono pochi o nulli, ma basta un rapido giro sul web per capire che “aria tira” – dice Cristiana Calilli, blogger di professione con il suo centopercentomamma.it, intervenuta a un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Torino e organizzato da WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe, associazione europea dedicata ai pazienti con tumore polmonare) -. Le mamme che fumano sono biasimate da tutti. Molte si detestano da sole perché sanno che fanno male a se stesse e ai figli. Soffrono di sensi di colpa, ma anche del fatto che quasi nessuno le aiuta. Non molti medici si offrono di dare un sostegno concreto per farle smettere e dalla famiglia, a parte le accuse, spesso non arriva altro: pochissimi sono i compagni, mariti, genitori tabagisti che, per appoggiare la neomamma, decidono di provare a smettere insieme a lei».
La amaternità sarebbe un’ottima occasione per smettere
Il risultato, ben poco utile, è che del fumo in gravidanza non si parla quasi mai e che le madri «incriminate» non di rado tacciono per vergogna, continuando ad accendersi la sigaretta. Magari qualcuna in meno. Magari di nascosto. «Invece la gravidanza sarebbe un momento propizio per impegnarsi – sottolinea Silvia Novello, presidente di WALCE e docente nel Dipartimento di Oncologia Polmonare all’Università di Torino -, perché fornisce un’ottima motivazione: la tutela del bimbo in arrivo. L’inizio della maternità è un momento perfetto per cambiare radicalmente il proprio stile di vita e lo si può fare con il sostegno del ginecologo o di altri medici che le mamme “frequentano” con una certa regolarità per diversi mesi. Per questo abbiamo pensato alla campagna «Speriamo che sia… l’ultima» alla sua prima edizione, che vuole cercare di tutelare non solo la salute dei neonati ma anche quella delle madri».
Le partecipanti seguiranno gratuitamente a un programma di cessazione dell’abitudine tabagica (per ora sono stati organizzati 4 incontri, nel corso del mese di novembre 2017, a Torino, Napoli, Padova e Bari) e riceveranno in regalo un orsetto di peluche (Ector the Protector Bear ) che tossisce se esposto al fumo di sigaretta.
Più probabilità di farcela
«Il primo passo fondamentale è dare a chi vuol smettere un sostegno, psicologico e concreto – spiega Simonetta Rapetti, pneumologa presso l’Oncologia Polmonare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano e membro di WALCE Onlus -. Si può chiedere aiuto ai Centri Antifumo (per conoscere quello più vicino casa si può chiamare il numero verde gratuito 800 554088), dove c’è personale specializzato in grado di indicare quali sono i metodi collaudati per smettere di fumare e indirizzare la fumatrice verso il suo percorso personalizzato. In questo modo si hanno più possibilità di farcela». Non ci sono dati sulla sicurezza in gravidanza dei farmaci che riducono il desiderio di fumare (buproprione o di vareniclina), che quindi non sono indicati. Si può invece parlare col medico di pillole, cerotti, inalatori e gomme da masticare, che sarebbe comunque meglio evitare durante la gestazione perché comportano comunque l’assunzione di nicotina a basso dosaggio per attenuare i sintomi dell’astinenza.
«E a chi vuole incentivare la futura mamma, come qualsiasi tabagista, a smettere – conclude Novello – ricordiamo che un appoggio morale (magari concreto, se si può smettere in coppia) è molto meglio della paura, delle «prediche salutiste» o dei sensi di colpa».
Fonte http://27esimaora.corriere.it/17_novembre_15/fumo-gravidanza-3-donne-100-non-riescono-smettere-tutti-biasimano-chi-aiuta-82ab4026-ca1c-11e7-aecd-d95fb150627a.shtml
«I dati ufficiali sono pochi o nulli, ma basta un rapido giro sul web per capire che “aria tira” – dice Cristiana Calilli, blogger di professione con il suo centopercentomamma.it, intervenuta a un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Torino e organizzato da WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe, associazione europea dedicata ai pazienti con tumore polmonare) -. Le mamme che fumano sono biasimate da tutti. Molte si detestano da sole perché sanno che fanno male a se stesse e ai figli. Soffrono di sensi di colpa, ma anche del fatto che quasi nessuno le aiuta. Non molti medici si offrono di dare un sostegno concreto per farle smettere e dalla famiglia, a parte le accuse, spesso non arriva altro: pochissimi sono i compagni, mariti, genitori tabagisti che, per appoggiare la neomamma, decidono di provare a smettere insieme a lei».
La amaternità sarebbe un’ottima occasione per smettere
Il risultato, ben poco utile, è che del fumo in gravidanza non si parla quasi mai e che le madri «incriminate» non di rado tacciono per vergogna, continuando ad accendersi la sigaretta. Magari qualcuna in meno. Magari di nascosto. «Invece la gravidanza sarebbe un momento propizio per impegnarsi – sottolinea Silvia Novello, presidente di WALCE e docente nel Dipartimento di Oncologia Polmonare all’Università di Torino -, perché fornisce un’ottima motivazione: la tutela del bimbo in arrivo. L’inizio della maternità è un momento perfetto per cambiare radicalmente il proprio stile di vita e lo si può fare con il sostegno del ginecologo o di altri medici che le mamme “frequentano” con una certa regolarità per diversi mesi. Per questo abbiamo pensato alla campagna «Speriamo che sia… l’ultima» alla sua prima edizione, che vuole cercare di tutelare non solo la salute dei neonati ma anche quella delle madri».
Le partecipanti seguiranno gratuitamente a un programma di cessazione dell’abitudine tabagica (per ora sono stati organizzati 4 incontri, nel corso del mese di novembre 2017, a Torino, Napoli, Padova e Bari) e riceveranno in regalo un orsetto di peluche (Ector the Protector Bear ) che tossisce se esposto al fumo di sigaretta.
Più probabilità di farcela
«Il primo passo fondamentale è dare a chi vuol smettere un sostegno, psicologico e concreto – spiega Simonetta Rapetti, pneumologa presso l’Oncologia Polmonare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano e membro di WALCE Onlus -. Si può chiedere aiuto ai Centri Antifumo (per conoscere quello più vicino casa si può chiamare il numero verde gratuito 800 554088), dove c’è personale specializzato in grado di indicare quali sono i metodi collaudati per smettere di fumare e indirizzare la fumatrice verso il suo percorso personalizzato. In questo modo si hanno più possibilità di farcela». Non ci sono dati sulla sicurezza in gravidanza dei farmaci che riducono il desiderio di fumare (buproprione o di vareniclina), che quindi non sono indicati. Si può invece parlare col medico di pillole, cerotti, inalatori e gomme da masticare, che sarebbe comunque meglio evitare durante la gestazione perché comportano comunque l’assunzione di nicotina a basso dosaggio per attenuare i sintomi dell’astinenza.
«E a chi vuole incentivare la futura mamma, come qualsiasi tabagista, a smettere – conclude Novello – ricordiamo che un appoggio morale (magari concreto, se si può smettere in coppia) è molto meglio della paura, delle «prediche salutiste» o dei sensi di colpa».
Fonte http://27esimaora.corriere.it/17_novembre_15/fumo-gravidanza-3-donne-100-non-riescono-smettere-tutti-biasimano-chi-aiuta-82ab4026-ca1c-11e7-aecd-d95fb150627a.shtml
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