La sclerosi multipla, come molte delle malattie autoimmuni, colpiscetre volte di più le donne rispetto agli uomini. La patologia ha il suo picco d’incidenza nelle donne in giovane età (20-40 anni), che probabilmente stanno progettando una gravidanza. Fino a 20 anni fa le donne colpite che desideravano diventare mamme venivano fortemente frenate, ma da allora molto è cambiato.
Come ci ha spiegato il Dott. Vittorio Martinelli, neurologo responsabile Unità di Neurologia e Coodrinatore del Centro Sclerosi Multipla dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, studi scientifici dimostrano come invece la gravidanza abbia un effetto "protettivo" verso questa malattia.
Dott. Martinelli, quante persone vengono colpite dalla sclerosi multipla?
In Italia si hanno circa 3,5mila nuove diagnosi all’anno. In totale stiamo parlando di 100 - 110mila pazienti che convivono con questa malattia autoimmune. Per questo non possiamo considerarla una malattia rara, come spesso si fa erroneamente. Il picco massimo d’incidenza si ha nei giovani in età tra i 20 e i 40 anni di vita. Come nella maggior parte delle malattie autoimmuni, le donne sono quelle maggiormente colpite. Fino a pochi anni fa le donne affette dalla malattia erano circa il doppio degli uomini, ora i dati presentano una evoluzione tendenziale verso un rapporto di 3 a 1.
Quali sono i fattori che aumentano il rischio di sviluppare la patologia?
Gli studi effettuati degli ultimi anni confermano che la componente genetica ha una sua rilevanza nel determinismo della malattia, ma solo per circa il 30%. Tra i restanti fattori causali in grado di favorire la malattia possiamo individuare alcuni elementi ambientali. Questa è infatti una patologia tipica dei paesi avanzati, più industrializzati, è rara in Paesi dell’ Africa o in altri paesi a basso tenore di vita. Questo perché nei paesi industrializzati vi è stata una progressiva riduzione della esposizione dei bambini alle infezioni e, in secondo luogo, per una maggiore attenzione all’igiene personale
Altro fattore di rischio recentemente individuato è il fumo, il grande vizio che sta prendendo piede anche tra le donne in giovane età, e che potrebbe essere corresponsabile dell’aumentata incidenza della sclerosi multipla, oltre che di una sua evoluzione più aggressiva.
C’è una correlazione tra carenza di vitamina D e sclerosi multipla?
Assolutamente sì. La vitamina D è uno dei fattori protettivi di questa malattia. Abbiamo riscontrato che tre pazienti su quattro al primo attacco sono carenti di vitamina D nel sangue. Questa carenza può condizionare e peggiorare la formazione di lesioni infiammatorie a carico dell’encefalo o del midollo spinale. Noi neurologi, ma non solo, consigliamo di mantenere il giusto apporto di vitamina D.
Cosa consiglia per aumentare i livelli di vitamina D?
Accaparrarsi questo tipo di vitamina è molto semplice: basta prendere il sole. La minore esposizione ai raggi solari è il primo responsabile della scarsa formazione della vitamina D. Ma attenzione, devono essere in ogni caso rispettate le regole di una esposizione non eccessiva. Inoltre raccomandiamo controlli annuali del mappaggio dei nevi. In ogni è possibile assumere Vitamina D in gocce o compresse al fine di mantenere i livelli di Vitamina D entro i limiti di normalità.
Quali sono i campanelli d'allarme che non vanno sottovalutati?
I primi campanelli si riferiscono a numerosi sintomi indicativi di una alterazione dei sistemi funzionali del cervello e del midollo spinale. Questi due organi fondanti del sistema nervoso sono organizzati per coordinare e trasmettere tutte le funzioni legate alla sensibilità, al movimento ed alla coordinazione motoria oltre che alla funzione visiva. Se il paziente accusa un sintomo legato ad una disfunzione di questi sistemi, questo è indicativo di un danno.
Il paziente può vedere peggio in un occhio o vedere meno i colori. Può presentare una difficoltà improvvisa della coordinazione del movimento o perdere forza e sensibilità ad uno o più arti. Si possono, inoltre, percepire difficoltà nel parlare, nel camminare o dell’equilibrio.
Come viene diagnosticata la malattia?
Quando il paziente individua la presenza di uno o più sintomi legati a problemi neurologici, il medico di famiglia consiglia in genere al paziente una visita specialistica neurologica. Il neurologo può prescrivere alcuni esami che aiutano a confermare o escludere la diagnosi di sclerosi multipla Gli esami diagnostici eseguiti possono essere la risonanza magnetica, che permette di individuare la presenza di lesioni infiammatorie a livello encefalico o midollare, i potenziali evocati e l’esame del liquido cefalo-rachidiano.
Con quali farmaci si può trattare la sclerosi multipla?
I trattamenti farmacologici vengono concordati con il neurologo, sulla base della gravità della malattia. Attualmente, per semplificare, abbiamo a disposizione due gruppi di farmaci, quelli di prima linea e quelli di seconda linea. I primi vengono somministrati a chi soffre di una forma più lieve, hanno un’efficacia discreta e una bassa quantità di rischi. Per i pazienti che potrebbero soffrire di una forma più aggressiva, vengono proposti farmaci più efficaci ma che possono essere associati a maggiori rischi e più frequenti effetti collaterali. Nel complesso, questi farmaci negli ultimi 20 anni hanno permesso di modificare sensibilmente il decorso naturale della malattia.
Vengono utilizzati anche altri tipi di farmaci?
Oltre a questi vengono generalmente proposti anche medicinali sintomatici con lo scopo di ridurre i sintomi associati a danni purtroppo già causati dalla malattia, con lo scopo di migliorare disturbi quali la spasticità, dolori, disturbi delle funzioni vescicali, vertigini, disturbi della motilità, eccetera. In questo modo cerchiamo di garantire la migliore qualità di vita possibile per il paziente.
La sclerosi è una malattia che colpisce in prevalenza le giovani donne. La patologia e il suo trattamento può negare una futura gravidanza?
Dopo anni possiamo confermare che non è assolutamente così. Con le nuove terapie siamo riusciti a limitare e controllare i rischi conseguenti alla malattia e ad offrire un futuro ai pazienti. Il discorso vale soprattutto per i giovani che pensano di realizzare una propria carriera professionale e anche a tutte le donne che vogliono pensare alla realizzazione della loro famiglia. La gravidanza è oggi pertanto un obiettivo accessibile anche per molte donne affette da Sclerosi Multipla.
Come affrontare una gravidanza?
Durante la gravidanza il sistema immunitario di per sé viene inibito e quindi la donna si trova a vivere una fase di riduzione del rischio di presentare una riacutizzazione della malattia. La gestazione è infatti un periodo di immunosoppressione naturale perché la risposta immunitaria non deve comportare danni al feto.
Ovviamente, dopo il parto, il sistema immunitario ritorna a una situazione di normalità e pertanto le donne affette da sclerosi multipla devono riprendere i controlli clinici e strumentali, come ad esempio la risonanza magnetica dopo 2-3 mesi e valutare la opportunità o meno di allattare o di riprendere ad assumere un farmaco preventivo che induca una protezione dalla riattivazione della malattia.
Fonte http://www.bussolasanita.it/schede-2429-si_puo_diventare_mamma_anche_con_la_sclerosi_multipla
Come ci ha spiegato il Dott. Vittorio Martinelli, neurologo responsabile Unità di Neurologia e Coodrinatore del Centro Sclerosi Multipla dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, studi scientifici dimostrano come invece la gravidanza abbia un effetto "protettivo" verso questa malattia.
Dott. Martinelli, quante persone vengono colpite dalla sclerosi multipla?
In Italia si hanno circa 3,5mila nuove diagnosi all’anno. In totale stiamo parlando di 100 - 110mila pazienti che convivono con questa malattia autoimmune. Per questo non possiamo considerarla una malattia rara, come spesso si fa erroneamente. Il picco massimo d’incidenza si ha nei giovani in età tra i 20 e i 40 anni di vita. Come nella maggior parte delle malattie autoimmuni, le donne sono quelle maggiormente colpite. Fino a pochi anni fa le donne affette dalla malattia erano circa il doppio degli uomini, ora i dati presentano una evoluzione tendenziale verso un rapporto di 3 a 1.
Quali sono i fattori che aumentano il rischio di sviluppare la patologia?
Gli studi effettuati degli ultimi anni confermano che la componente genetica ha una sua rilevanza nel determinismo della malattia, ma solo per circa il 30%. Tra i restanti fattori causali in grado di favorire la malattia possiamo individuare alcuni elementi ambientali. Questa è infatti una patologia tipica dei paesi avanzati, più industrializzati, è rara in Paesi dell’ Africa o in altri paesi a basso tenore di vita. Questo perché nei paesi industrializzati vi è stata una progressiva riduzione della esposizione dei bambini alle infezioni e, in secondo luogo, per una maggiore attenzione all’igiene personale
Altro fattore di rischio recentemente individuato è il fumo, il grande vizio che sta prendendo piede anche tra le donne in giovane età, e che potrebbe essere corresponsabile dell’aumentata incidenza della sclerosi multipla, oltre che di una sua evoluzione più aggressiva.
C’è una correlazione tra carenza di vitamina D e sclerosi multipla?
Assolutamente sì. La vitamina D è uno dei fattori protettivi di questa malattia. Abbiamo riscontrato che tre pazienti su quattro al primo attacco sono carenti di vitamina D nel sangue. Questa carenza può condizionare e peggiorare la formazione di lesioni infiammatorie a carico dell’encefalo o del midollo spinale. Noi neurologi, ma non solo, consigliamo di mantenere il giusto apporto di vitamina D.
Cosa consiglia per aumentare i livelli di vitamina D?
Accaparrarsi questo tipo di vitamina è molto semplice: basta prendere il sole. La minore esposizione ai raggi solari è il primo responsabile della scarsa formazione della vitamina D. Ma attenzione, devono essere in ogni caso rispettate le regole di una esposizione non eccessiva. Inoltre raccomandiamo controlli annuali del mappaggio dei nevi. In ogni è possibile assumere Vitamina D in gocce o compresse al fine di mantenere i livelli di Vitamina D entro i limiti di normalità.
Quali sono i campanelli d'allarme che non vanno sottovalutati?
I primi campanelli si riferiscono a numerosi sintomi indicativi di una alterazione dei sistemi funzionali del cervello e del midollo spinale. Questi due organi fondanti del sistema nervoso sono organizzati per coordinare e trasmettere tutte le funzioni legate alla sensibilità, al movimento ed alla coordinazione motoria oltre che alla funzione visiva. Se il paziente accusa un sintomo legato ad una disfunzione di questi sistemi, questo è indicativo di un danno.
Il paziente può vedere peggio in un occhio o vedere meno i colori. Può presentare una difficoltà improvvisa della coordinazione del movimento o perdere forza e sensibilità ad uno o più arti. Si possono, inoltre, percepire difficoltà nel parlare, nel camminare o dell’equilibrio.
Come viene diagnosticata la malattia?
Quando il paziente individua la presenza di uno o più sintomi legati a problemi neurologici, il medico di famiglia consiglia in genere al paziente una visita specialistica neurologica. Il neurologo può prescrivere alcuni esami che aiutano a confermare o escludere la diagnosi di sclerosi multipla Gli esami diagnostici eseguiti possono essere la risonanza magnetica, che permette di individuare la presenza di lesioni infiammatorie a livello encefalico o midollare, i potenziali evocati e l’esame del liquido cefalo-rachidiano.
Con quali farmaci si può trattare la sclerosi multipla?
I trattamenti farmacologici vengono concordati con il neurologo, sulla base della gravità della malattia. Attualmente, per semplificare, abbiamo a disposizione due gruppi di farmaci, quelli di prima linea e quelli di seconda linea. I primi vengono somministrati a chi soffre di una forma più lieve, hanno un’efficacia discreta e una bassa quantità di rischi. Per i pazienti che potrebbero soffrire di una forma più aggressiva, vengono proposti farmaci più efficaci ma che possono essere associati a maggiori rischi e più frequenti effetti collaterali. Nel complesso, questi farmaci negli ultimi 20 anni hanno permesso di modificare sensibilmente il decorso naturale della malattia.
Vengono utilizzati anche altri tipi di farmaci?
Oltre a questi vengono generalmente proposti anche medicinali sintomatici con lo scopo di ridurre i sintomi associati a danni purtroppo già causati dalla malattia, con lo scopo di migliorare disturbi quali la spasticità, dolori, disturbi delle funzioni vescicali, vertigini, disturbi della motilità, eccetera. In questo modo cerchiamo di garantire la migliore qualità di vita possibile per il paziente.
La sclerosi è una malattia che colpisce in prevalenza le giovani donne. La patologia e il suo trattamento può negare una futura gravidanza?
Dopo anni possiamo confermare che non è assolutamente così. Con le nuove terapie siamo riusciti a limitare e controllare i rischi conseguenti alla malattia e ad offrire un futuro ai pazienti. Il discorso vale soprattutto per i giovani che pensano di realizzare una propria carriera professionale e anche a tutte le donne che vogliono pensare alla realizzazione della loro famiglia. La gravidanza è oggi pertanto un obiettivo accessibile anche per molte donne affette da Sclerosi Multipla.
Come affrontare una gravidanza?
Durante la gravidanza il sistema immunitario di per sé viene inibito e quindi la donna si trova a vivere una fase di riduzione del rischio di presentare una riacutizzazione della malattia. La gestazione è infatti un periodo di immunosoppressione naturale perché la risposta immunitaria non deve comportare danni al feto.
Ovviamente, dopo il parto, il sistema immunitario ritorna a una situazione di normalità e pertanto le donne affette da sclerosi multipla devono riprendere i controlli clinici e strumentali, come ad esempio la risonanza magnetica dopo 2-3 mesi e valutare la opportunità o meno di allattare o di riprendere ad assumere un farmaco preventivo che induca una protezione dalla riattivazione della malattia.
Fonte http://www.bussolasanita.it/schede-2429-si_puo_diventare_mamma_anche_con_la_sclerosi_multipla
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