L’ultimo in Italia, in ordine di tempo, è Alex Britti, diventato papà per la prima volta a 48 anni. Ma altri sono i personaggi famosi che hanno avuto figli non più giovanissimi, a cominciare da George Clooney, neopadre due gemelli.
Ebbene, una recente ricerca condotta in Gran Bretagna e America rivela che quando il papà non è più un ragazzino, i figli, soprattutto maschi, sono più inclini ad avere un quoziente di intelligenza elevato e ad essere dei geek, termine gergale usato per indicare i secchioni, i ragazzi bravi ed esperti specie nelle scienze e nella tecnologia.
Quello che conta è l’indice geek
L’indagine, condotta da un gruppo di specialisti del King’s College di Londra insieme a dei colleghi statunitensi, ha riguardato ottomila gemelli inglesi. I ricercatori hanno dapprima stabilito che le persone di successo, in genere, sono dei geek, poi hanno definito una specie di indice geek comune a tutti i tipi in gamba e hanno cominciato a sottoporre i ragazzini del campione a dei test, per vedere quanto fossero appunto “secchioni”. È stato proprio incrociando dati sul loro quoziente di intelligenza a 12 anni che si è scoperto che questo indice è maggiore tanto più elevata è l’età del padre. Ad esempio, per un padre che ha 25 anni o meno l’indice si attesta sui 39,6 per cento, ma diventa 41 per cento per i padri tra i 35 e i 44 anni e addirittura 47 per cento quando papà ha oltre 50 anni. Questo effetto, va detto, risulta più marcato nei maschi che nelle femmine, con un aumento in media di un punto e mezzo ogni anno di età in più nel genitore. Quanto alla madre, che sia giovane o “matura” pure lei, poco conta.
Esami finali con il botto
L’influenza, insomma, sembra arrivare soprattutto dal papà e regala ai figli la possibilità di chiudere le scuole superiori con voti decisamente superiori negli esami finali, i Gcse, che somigliano un po’ alla nostra maturità. Nel caso di ragazzini con padri di oltre cinquant’anni, infatti, la possibilità di chiudere il corso di studi con un “A” o un “A stella”, che è il massimo del massimo, risulta del 32 per cento superiore rispetto a quella dei ragazzini che hanno papà giovani.
Un deciso cambio di rotta
Secondo la coordinatrice del progetto, Magdalena Janecka, si tratta di uno dei primi progetti al mondo che sostegnono che avere padri in età avanzata non è un problema, ma anzi un beneficio. In passato, invece, altre ricerche avevano collegato la presenza di un genitoro anziano con l’insorgenza di problemi come l’autismo o la schizofrenia. Certo, quale ulteriore elemento di spiegazione va considerato che spesso gli uomini che decidono di diventare padri tardi, sono capitani d’industria o professionisti di livello, che dopo aver speso gli anni della giovinezza in affari e carriera si convincono a pensare alla famiglia. Una circostanza che, ovviamente, può contribuire a spiegare l’influenza sui figli. In generale, comunque, l’indagine del King’s College, che ha visto la collaborazione di alcuni esperti americani che hanno fornito dati e conferme da incrociare, offre una nuova prospettiva alle valutazioni sulle caratteristiche dei figli, segnalando che il 57 per cento dell’indice geek deriva da fattori ereditari, ma anche l’ambiente in cui un bimbo cresce agevola. Soprattutto se è un ambiente di persone benestanti, con buone frequentazioni e un curriculum professionale lungo e di tutto rispetto.
Ebbene, una recente ricerca condotta in Gran Bretagna e America rivela che quando il papà non è più un ragazzino, i figli, soprattutto maschi, sono più inclini ad avere un quoziente di intelligenza elevato e ad essere dei geek, termine gergale usato per indicare i secchioni, i ragazzi bravi ed esperti specie nelle scienze e nella tecnologia.
Quello che conta è l’indice geek
L’indagine, condotta da un gruppo di specialisti del King’s College di Londra insieme a dei colleghi statunitensi, ha riguardato ottomila gemelli inglesi. I ricercatori hanno dapprima stabilito che le persone di successo, in genere, sono dei geek, poi hanno definito una specie di indice geek comune a tutti i tipi in gamba e hanno cominciato a sottoporre i ragazzini del campione a dei test, per vedere quanto fossero appunto “secchioni”. È stato proprio incrociando dati sul loro quoziente di intelligenza a 12 anni che si è scoperto che questo indice è maggiore tanto più elevata è l’età del padre. Ad esempio, per un padre che ha 25 anni o meno l’indice si attesta sui 39,6 per cento, ma diventa 41 per cento per i padri tra i 35 e i 44 anni e addirittura 47 per cento quando papà ha oltre 50 anni. Questo effetto, va detto, risulta più marcato nei maschi che nelle femmine, con un aumento in media di un punto e mezzo ogni anno di età in più nel genitore. Quanto alla madre, che sia giovane o “matura” pure lei, poco conta.
Esami finali con il botto
L’influenza, insomma, sembra arrivare soprattutto dal papà e regala ai figli la possibilità di chiudere le scuole superiori con voti decisamente superiori negli esami finali, i Gcse, che somigliano un po’ alla nostra maturità. Nel caso di ragazzini con padri di oltre cinquant’anni, infatti, la possibilità di chiudere il corso di studi con un “A” o un “A stella”, che è il massimo del massimo, risulta del 32 per cento superiore rispetto a quella dei ragazzini che hanno papà giovani.
Un deciso cambio di rotta
Secondo la coordinatrice del progetto, Magdalena Janecka, si tratta di uno dei primi progetti al mondo che sostegnono che avere padri in età avanzata non è un problema, ma anzi un beneficio. In passato, invece, altre ricerche avevano collegato la presenza di un genitoro anziano con l’insorgenza di problemi come l’autismo o la schizofrenia. Certo, quale ulteriore elemento di spiegazione va considerato che spesso gli uomini che decidono di diventare padri tardi, sono capitani d’industria o professionisti di livello, che dopo aver speso gli anni della giovinezza in affari e carriera si convincono a pensare alla famiglia. Una circostanza che, ovviamente, può contribuire a spiegare l’influenza sui figli. In generale, comunque, l’indagine del King’s College, che ha visto la collaborazione di alcuni esperti americani che hanno fornito dati e conferme da incrociare, offre una nuova prospettiva alle valutazioni sulle caratteristiche dei figli, segnalando che il 57 per cento dell’indice geek deriva da fattori ereditari, ma anche l’ambiente in cui un bimbo cresce agevola. Soprattutto se è un ambiente di persone benestanti, con buone frequentazioni e un curriculum professionale lungo e di tutto rispetto.
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