Le cause del verificarsi della PROM sono numerose, e tendono a creare molto spesso un quadro clinico estremamente variegato.
Si tratta di una complicazione che colpisce circa il 3% delle gravidanze, e che può essere ricondotta soprattutto a infezioni delle membrane amniocoriali. Queste ultime infatti, esposte all’azione dei batteri, vengono alla lunga assottigliate fino a ledersi in seguito a sollecitazioni normalmente innocue.
Altri fattori che ne agevolano l’insorgenza sono legati alla contrazione, da parte della madre, di malattie sessualmente trasmissibili, ma anche precedenti episodi di PROM o parti gemellari che abbiano comportato la sovraestensione dell’utero e la perdita di elasticità dello stesso.
Nonostante l’attenzione nei confronti della prevenzione debba essere costante, la difficoltà legata al concorrere di molti fattori rende più utile e doveroso concentrarsi sul trattamento della PROM, anziché sulla sua profilassi. Il verificarsi di questa complicazione, infatti, è una delle principali cause di mortalità e morbilità prenatale, oltre che responsabile di gravi malformazione scheletriche e polmonari del bambino.
Nonostante l’attenzione nei confronti della prevenzione debba essere costante, la difficoltà legata al concorrere di molti fattori rende più utile e doveroso concentrarsi sul trattamento della PROM, anziché sulla sua profilassi. Il verificarsi di questa complicazione, infatti, è una delle principali cause di mortalità e morbilità prenatale, oltre che responsabile di gravi malformazione scheletriche e polmonari del bambino.
Le tipologie di gestione della PROM cambiano a seconda del periodo della loro insorgenza. Quando questa si verifichi, per esempio, durante le prime 24 settimane di gestazione, la mortalità del feto sarà quasi certa. Viceversa, una rottura delle membrane che avvenga dopo le 37 settimane assicura – grazie a interventi tempestivi e corretti – di affrontare con successo la maggior parte delle conseguenze.
Si può dire, quindi, che i casi clinici più controversi e delicati siano quelli caratterizzati da lesione delle membrane che si verifichi tra le 24 e le 37 settimane di gestazione. In tutti questi casi, un intervento diagnostico tempestivo sarà essenziale e permetterà di fare il possibile per superare la crisi.
La diagnosi avverrà in primo luogo grazie alla scoperta di perdite di liquido amniotico da parte della madre e in reparto.
Si può dire, quindi, che i casi clinici più controversi e delicati siano quelli caratterizzati da lesione delle membrane che si verifichi tra le 24 e le 37 settimane di gestazione. In tutti questi casi, un intervento diagnostico tempestivo sarà essenziale e permetterà di fare il possibile per superare la crisi.
La diagnosi avverrà in primo luogo grazie alla scoperta di perdite di liquido amniotico da parte della madre e in reparto.
A tale scopo è essenziale distinguere tali perdite da altri fluidi corporei, come urine e secrezioni vaginali.
Tramite ecografia ed esplorazioni digitali – che dovranno essere ridotte al minimo per evitare l’introduzione di batteri nell’utero – sarà, infine, possibile avere la certezza dell’avvenuta lesione prematura della membrana.
Solo in seguito a una corretta diagnosi sarà possibile intraprendere un approccio terapeutico efficace e adatto allo specifico quadro clinico, che comprenderà l’immediata ospedalizzazione della madre e una terapia antibiotica, oltre a una costante monitorizzazione delle condizioni di gestante e bambino.
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