Nel mondo, ogni anno, 303mila donne muoiono per cause legate alla gravidanza. A questo dato occorre aggiungere poco più di cinque milioni di bambini: 2,6 nati già morti e 2,7 deceduti nei primi 28 giorni di vita. Numeri che fanno riferimento al 2015 e che descrivono più di ogni parola come in termini di assistenza sanitaria - prima, durante e dopo il parto - ci sia ancora parecchia strada da percorrere. Da qui l’idea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di aggiornare le raccomandazioni per le cure prenatali. Obiettivo: ridurre il numero complessivo dei decessi e far sì che la gravidanza possa essere vissuta soltanto come un momento fisiologico della vita.
OGNI MESE DAL GINECOLOGO
Nel documento, sintetizzato in inglese in 49 punti, gli esperti sono partiti dalle ultime evidenze scientifiche, che vedono di buon occhio un maggiore frequenza dei contatti tra una donna in dolce attesa e il proprio ginecologo. Diverse ricerche hanno infatti evidenziato come, così facendo, si riduce la probabilità di vedere morire il proprio neonato nei primi giorni di vita. Da qui la decisione di portare da quattro a otto il numero di visite ginecologiche: da effettuare alla dodicesima, alla ventesima, alla ventiseiesima, alla trentesima, alla trentaquattresima, alla trentottesima e alla quarantesima settimana. Entro la ventiquattresima va invece effettuata l’ecografia «morfologica», al fine di valutare la presenza di uno o più feti, eventuali anomalie e stabilire la data di inizio della gestazione. Tutte le donne dovrebbero inoltre valutare l’opportunità di effettuare un richiamo della vaccinazione antitetanica, per prevenire la mortalità da tetano neonatale: per cui ogni anno morirebbe quasi un milione di bambini nel mondo. Oltre che attraverso il rispetto di adeguati standard igienici durante il parto, la protezione si raggiunge somministrando due dosi di tossoide entro le due settimane dal termine della gestazione.
L’EMORRAGIA POST-PARTUM PRIMA CAUSA DI MORTE MATERNA
Come ricordato dall’Istituto Superiore di Sanità, «in Italia la mortalità materna si conferma un evento raro, che riguarda dieci donne ogni centomila nati vivi». Il dato presenta però un’ampia variabilità regionale: compresa tra i sei decessi della Toscana e i 13 della Campania (ogni centomila abitanti), dove più di sei gravidanze su dieci terminano con un parto cesareo. La procedura chirurgica aumenta (fino a quattro volte) la probabilità di mortalità materna più di quanto non faccia l’età avanzata della donna. La causa più frequente delle morti materne entro 42 giorni dalla nascita è l’emorragia (43,5 per cento del totale dei decessi), seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1 per cento) e dalla tromboembolia (8,7 per cento).
Tra le morti materne registrate nell’intervallo tra 43 giorni e un anno dal parto, un quarto è dovuto a suicidi. Particolare attenzione va posta pure alle donne straniere, protagoniste di un parto su cinque di quelli portati a termine ogni anno in Italia. «Nel nostro Paese un’interruzione volontaria di gravidanza su tre è praticata da una straniera - afferma Paolo Scollo, direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell’azienda ospedaliero-Universitaria Cannizzaro di Catania -. Comportamenti sessuali pericolosi e mancato utilizzo di contraccettivi sono due fenomeni molto diffusi che devono essere al più presto contrastati». Il resto lo fanno le difficoltà linguistiche e, nel caso di chi ha attraversato il Mediterraneo nel corso della gestazione, l’appuntamento col parto in condizioni estreme.
Fonte https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/ginecologia/otto-visite-e-unecografia-per-una-gravidanza-perfetta
OGNI MESE DAL GINECOLOGO
Nel documento, sintetizzato in inglese in 49 punti, gli esperti sono partiti dalle ultime evidenze scientifiche, che vedono di buon occhio un maggiore frequenza dei contatti tra una donna in dolce attesa e il proprio ginecologo. Diverse ricerche hanno infatti evidenziato come, così facendo, si riduce la probabilità di vedere morire il proprio neonato nei primi giorni di vita. Da qui la decisione di portare da quattro a otto il numero di visite ginecologiche: da effettuare alla dodicesima, alla ventesima, alla ventiseiesima, alla trentesima, alla trentaquattresima, alla trentottesima e alla quarantesima settimana. Entro la ventiquattresima va invece effettuata l’ecografia «morfologica», al fine di valutare la presenza di uno o più feti, eventuali anomalie e stabilire la data di inizio della gestazione. Tutte le donne dovrebbero inoltre valutare l’opportunità di effettuare un richiamo della vaccinazione antitetanica, per prevenire la mortalità da tetano neonatale: per cui ogni anno morirebbe quasi un milione di bambini nel mondo. Oltre che attraverso il rispetto di adeguati standard igienici durante il parto, la protezione si raggiunge somministrando due dosi di tossoide entro le due settimane dal termine della gestazione.
L’EMORRAGIA POST-PARTUM PRIMA CAUSA DI MORTE MATERNA
Come ricordato dall’Istituto Superiore di Sanità, «in Italia la mortalità materna si conferma un evento raro, che riguarda dieci donne ogni centomila nati vivi». Il dato presenta però un’ampia variabilità regionale: compresa tra i sei decessi della Toscana e i 13 della Campania (ogni centomila abitanti), dove più di sei gravidanze su dieci terminano con un parto cesareo. La procedura chirurgica aumenta (fino a quattro volte) la probabilità di mortalità materna più di quanto non faccia l’età avanzata della donna. La causa più frequente delle morti materne entro 42 giorni dalla nascita è l’emorragia (43,5 per cento del totale dei decessi), seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1 per cento) e dalla tromboembolia (8,7 per cento).
Tra le morti materne registrate nell’intervallo tra 43 giorni e un anno dal parto, un quarto è dovuto a suicidi. Particolare attenzione va posta pure alle donne straniere, protagoniste di un parto su cinque di quelli portati a termine ogni anno in Italia. «Nel nostro Paese un’interruzione volontaria di gravidanza su tre è praticata da una straniera - afferma Paolo Scollo, direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell’azienda ospedaliero-Universitaria Cannizzaro di Catania -. Comportamenti sessuali pericolosi e mancato utilizzo di contraccettivi sono due fenomeni molto diffusi che devono essere al più presto contrastati». Il resto lo fanno le difficoltà linguistiche e, nel caso di chi ha attraversato il Mediterraneo nel corso della gestazione, l’appuntamento col parto in condizioni estreme.
Fonte https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/ginecologia/otto-visite-e-unecografia-per-una-gravidanza-perfetta
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