CHE SI NASCA mancini o lo si diventi solo in seguito è uno dei dibattiti più longevi del panorama delle neuroscienze. Quanto contano la genetica e l’ambiente in cui cresciamo nel determinare l’impugnatura di cucchiaio e forchetta? Uno studio pubblicato sulla rivista "Scientific Reports" dai neuroscienziati della SISSA di Trieste in collaborazione con i colleghi dell’Università di Padova, rivela come ad appena diciotto settimane dal concepimento la preferenza manuale sia già ben definita nel feto.
“Alcuni esami erano stati condotti già alla fine degli anni’70 basandosi sulla preferenza del pollice succhiato dal feto” premette Valentina Parma, ricercatrice della Sissa e prima autrice dello studio. Eppure, quanto lo sviluppo del sistema motorio influenzasse l’uso di una mano rispetto all’altra rimaneva una domanda aperta. “L’apprendimento ha inizio già nell’utero ma in questa fase è per forza di cose limitato: spazio e vista sono ridotti. Con la nascita, e il riadattamento che ne consegue, ci vuole qualche mese prima che i neonati riescano volontariamente ad afferrare un oggetto, manifestando così l’eventuale preferenza per l’uso di una mano” prosegue la ricercatrice.
Portando a compimento uno studio iniziato nove anni fa, Parma e colleghi hanno perciò analizzato i movimenti delle mani di 29 feti a 14, 18 e 22 settimane di gestazione tramite ecografia 4D, visualizzando l’immagine tridimensionale in tempo reale e in movimento. I ricercatori si sono focalizzati su tre tipologie di gesti: due di maggiore precisione, rivolti agli occhi e alla bocca, e uno rivolto genericamente alla parete uterina. I risultati hanno dimostrato che, a partire dalla diciottesima settimana, i feti non solo muovono più frequentemente una sola delle mani, ma che i movimenti di precisione compiuti con quello stesso arto sono significativamente più rapidi, indizio di un sistema motorio più sofisticato di quanto finora ritenuto.
“Tuttavia, la preferenza per l’uso di una mano si stabilizza solamente intorno ai sei anni di età. Quante volte abbiamo ascoltato aneddoti di persone che nella prima infanzia scrivevano con l’altra mano?” ragiona Parma. I ricercatori hanno perciò ricontattato le famiglie coinvolte originariamente nello studio, accertandosi che la preferenza osservata in grembo fosse stata mantenuta durante lo sviluppo. Tutti e 29 i bambini, oggi novenni, hanno rispettato le aspettative: i quattro feti che durante la gestazione prediligevano la mano sinistra sono mancini mentre gli altri destrimani. A seconda dei parametri considerati, “è possibile predire la preferenza manuale a nove anni sulla base dei movimenti effettuati spontaneamente nell’utero materno con un accuratezza compresa tra l’89% e il 100%. E la percentuale di mancini sul totale è in linea con quella osservata nella popolazione generale” commenta Parma.
La capacità predittiva della metodologia potrebbe essere un punto di partenza per il riconoscimento precoce di patologie in ambito clinico. “La preferenza
manuale riflette le differenze tra i due emisferi. Questa caratteristica è talvolta associata a patologie che coinvolgono un’asimmetria cerebrale, come la schizofrenia e i disturbi dello spettro autistico” chiarisce la ricercatrice. Anche perché, quelle stesse ecografie 4D che dieci anni fa
erano esami all’avanguardia sono oggi prassi in tutti gli ospedali. “La cinematica fetale potrebbe essere usata per l’identificazione di nuovi marcatori che consentirebbero di intervenire precocemente e compensare eventuali problemi di sviluppo” ipotizza la neuroscienziata.
Fonte http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/12/19/news/destri_o_mancini_gia_alla_18esima_settimana_di_gravidanza-184582748/
“Alcuni esami erano stati condotti già alla fine degli anni’70 basandosi sulla preferenza del pollice succhiato dal feto” premette Valentina Parma, ricercatrice della Sissa e prima autrice dello studio. Eppure, quanto lo sviluppo del sistema motorio influenzasse l’uso di una mano rispetto all’altra rimaneva una domanda aperta. “L’apprendimento ha inizio già nell’utero ma in questa fase è per forza di cose limitato: spazio e vista sono ridotti. Con la nascita, e il riadattamento che ne consegue, ci vuole qualche mese prima che i neonati riescano volontariamente ad afferrare un oggetto, manifestando così l’eventuale preferenza per l’uso di una mano” prosegue la ricercatrice.
Portando a compimento uno studio iniziato nove anni fa, Parma e colleghi hanno perciò analizzato i movimenti delle mani di 29 feti a 14, 18 e 22 settimane di gestazione tramite ecografia 4D, visualizzando l’immagine tridimensionale in tempo reale e in movimento. I ricercatori si sono focalizzati su tre tipologie di gesti: due di maggiore precisione, rivolti agli occhi e alla bocca, e uno rivolto genericamente alla parete uterina. I risultati hanno dimostrato che, a partire dalla diciottesima settimana, i feti non solo muovono più frequentemente una sola delle mani, ma che i movimenti di precisione compiuti con quello stesso arto sono significativamente più rapidi, indizio di un sistema motorio più sofisticato di quanto finora ritenuto.
“Tuttavia, la preferenza per l’uso di una mano si stabilizza solamente intorno ai sei anni di età. Quante volte abbiamo ascoltato aneddoti di persone che nella prima infanzia scrivevano con l’altra mano?” ragiona Parma. I ricercatori hanno perciò ricontattato le famiglie coinvolte originariamente nello studio, accertandosi che la preferenza osservata in grembo fosse stata mantenuta durante lo sviluppo. Tutti e 29 i bambini, oggi novenni, hanno rispettato le aspettative: i quattro feti che durante la gestazione prediligevano la mano sinistra sono mancini mentre gli altri destrimani. A seconda dei parametri considerati, “è possibile predire la preferenza manuale a nove anni sulla base dei movimenti effettuati spontaneamente nell’utero materno con un accuratezza compresa tra l’89% e il 100%. E la percentuale di mancini sul totale è in linea con quella osservata nella popolazione generale” commenta Parma.
La capacità predittiva della metodologia potrebbe essere un punto di partenza per il riconoscimento precoce di patologie in ambito clinico. “La preferenza
manuale riflette le differenze tra i due emisferi. Questa caratteristica è talvolta associata a patologie che coinvolgono un’asimmetria cerebrale, come la schizofrenia e i disturbi dello spettro autistico” chiarisce la ricercatrice. Anche perché, quelle stesse ecografie 4D che dieci anni fa
erano esami all’avanguardia sono oggi prassi in tutti gli ospedali. “La cinematica fetale potrebbe essere usata per l’identificazione di nuovi marcatori che consentirebbero di intervenire precocemente e compensare eventuali problemi di sviluppo” ipotizza la neuroscienziata.
Fonte http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/12/19/news/destri_o_mancini_gia_alla_18esima_settimana_di_gravidanza-184582748/
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