lunedì 11 dicembre 2017

Come prevenire il parto pretermine

Картинки по запросу Come prevenire il parto pretermineFattori di rischio del parto pretermine
     Durante una delle prime visite il tuo ginecologo ti farà alcune domande volte ad avere un quadro clinico completo della gravidanza. Questi quesiti servono anche ad escludere alcuni fattori di rischio che possono predisporre la madre a partorire prima del termine. Fra questi ricordiamo:

  • età della madre inferiore ai 18 anni o superiore ai 40;
  • primiparità o l’aver incorso in aborto spontaneo e/o parto pretermine in precedenti gravidanze;
  • parto gemellare;
  • basso peso corporeo della gestante prima dell’instaurarsi della gravidanza;
  • presenza di anemia, gestosi o altre malattie acute o croniche della madre;
  • comparsa di perdite ematiche e/o emorragie dovute alla placenta;
  • infezioni del tratto genitale;
  • malformazioni più o meno gravi dell’utero o della cervice;
  • insorgenza di contrazioni uterine.

     Altri fattori predisponenti che il medico verificherà insieme alla madre sono ad esempio il fumo di sigaretta, l’uso di alcool o droghe, lo svolgimento di un’attività di lavoro troppo pesante; il medico farà inoltre un’anamnesi completa dello stato di salute della madre per escludere anche eventuali malformazioni e/o patologie a carico dell’utero o della cervice.

     Per quello che concerne invece altri fattori predisponenti al parto anticipato che riguardano invece il bambino sono:


  • presenza di malformazioni fetali;
  • ritardo o arresto nella crescita fetale.

Sintomi di parto pretermine
     Una volta che il medico avrà un quadro completo della situazione, a seconda del rischio che una gestante ha di incorrere in un parto pretermine, ti consiglierà di adottare alcuni accorgimenti che vanno dal ridurre lo stress e il carico di lavoro eccessivi, al riposo assoluto durante le ultime settimane o gli ultimi mesi di gravidanza.

     Spetterà comunque alla gestante monitorare alcuni “sintomi” di parto pretermine quali, ad esempio, la presenza di crampi o fitte dolorose al basso ventre molto simili alle contrazioni che si verificano durante il travaglio: se dunque sei nell’ultimo trimestre di gravidanza e dal quadro clinico evidenziato dal medico emergono uno o più fattori di rischio di parto pretermine, in presenza di contrazioni prima della data presunta del parto, soprattutto se molto frequenti e a con cadenza regolare, è sempre bene recarsi in ospedale per un controllo. Anche la rottura anticipata delle membrane, con o senza contrazioni, è di sicuro uno dei sintomi da monitorare perché, indipendentemente dall’epoca gestazionale, questo significa che il travaglio ormai è vicino.

     Una volta recatasi dal medico per una minaccia di parto pretermine, la gestante sarà sottoposta ad una visita con rilievo ecografico per valutare lo stato di salute della madre e del feto; durante questa visita, sarà effettuata anche una cervicometria, o misurazione della cervice, che avviene attraverso un’ecografia per via transvaginale. Qualora, da questo esame, il collo dell’utero dovesse manifestare segni di accorciamento e/o dilatazione, è assai probabile che il ginecologo ti prescriva una terapia adeguata per scongiurare il pericolo di un parto anticipato.

Prevenzione del parto pretermine
     In caso di uno o più fattori di rischio o a seguito di una minaccia di parto pretermine, il medico darà alla gestante una serie di indicazioni circa il miglior comportamento da adottare: in genere, prescriverà alla futura madre il riposo assoluto, chiedendo alla madre di astenersi dal lavoro e dalle incombenze domestiche; potrebbe anche proibire alla coppia i rapporti sessuali e somministrare farmaci miorilassanti volti a ridurre e/o bloccare le contrazioni.

     Se il feto è inferiore alle 34 settimane, periodo in cui i polmoni del bimbo non sono ancora perfettamente formati, il medico valuterà anche il ricorso ad iniezioni di cortisone per accelerare il processo di maturazione polmonare, al fine di evitare problemi respiratori al bambino dopo la nascita.

     Nel caso poi di donne che abbiano già avuto molti aborti spontanei o parti pretermine o sono affette da malformazioni fetali (ad esempio utero bicorne, cioè suddiviso, nella parte superiore, in due corni), il ginecologo potrebbe suggerire la pratica del cerchiaggio, dispositivo che una volta in loco impedisce all’utero di dilatarsi e accorciarsi prima del dovuto.

     Tieni presente però che questo intervento può essere effettuato solo in una fase anticipata della gravidanza (in genere tra la 12° e la 16° settimana di gestazione)  e riguarda donne che hanno già manifestato casi di parto pretermine o aborto spontaneo fra il secondo e terzo trimestre di gravidanza; il cerchiaggio di emergenza, vale a dire su donne che hanno manifestato sintomi di parto pretermine per la prima volta in assenza di particolari fattori di rischio, viene invece effettuato più tardi, in genera fra la 20° e la 26° settimana di gestazione.

     In ogni caso, si tratta di una soluzione da valutare sempre con attenzione in quanto, trattandosi di una fascetta che viene messa intorno la cervice uterina al fine di chiuderla e impedire la dilatazione, alcuni medici temono che possa far aumentare il rischio di infezioni, che a loro volta possono causare rottura delle membrane e dunque necessità di un parto anticipato.
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Complicanze del parto pretermine
     Un bambino nato pretermine può andare incontro ad una serie di problemi più o meno gravi a seconda dell’epoca gestazionale o la presenza o meno di patologie neonatali. La più grave complicanza è la sindrome da distress respiratorio che si verifica a causa dell’incompleto sviluppo dei polmoni, ma ce ne sono anche molte altre come l’emorragia cerebrale o la NEC, enterocolite necrotizzante, patologia che causa necrosi di un tratto di mucosa intestinale, che possono avere conseguenze di lungo termine più o meno gravi (paralisi, ritardo psico- motorio, ecc) e in alcuni casi portare perfino alla morte.

     Di sicuro però come abbiamo detto il problema più frequente che si riscontra nei bambini nati prematuri riguarda l’immaturità polmonare: la sindrome di distress respiratorio è provocata infatti dall’insufficienza di surfacente polmonare, miscela di sostanze che consente ai nostri polmoni di gonfiarsi favorendo il passaggio dell’aria.

     Il rischio di andare incontro a problemi respiratori aumenta con il ridursi delle settimane di gestazione e può acuirsi se si manifestano altre problematiche legate al parto come la presenza di patologie come il diabete gestazionale nella madre.

     I sintomi di distress respiratorio si manifestano a pochi minuti o talvolta ore dalla nascita e sono:


  • apnee o respirazione accelerata;
  • cianosi della pelle e delle mucose;
  • rantolii o grugniti;
  • edema degli arti superiori e/o inferiori.

     In presenza di alcuni di questi sintomi, i medici trasferiranno il bambino in terapia intensiva neonatale per effettuare tutti gli esami del caso, monitorare i parametri vitali ed escludere altre infezioni o patologie tipiche della prematurità quali ad esempio:


  • emorragia cerebrale;
  • ittero;
  • tachipnea transitoria causata dalla permanenza di liquido amniotico nei polmoni del piccolo;
  • pervietà del dotto arterioso, che dev’essere chiuso chirurgicamente o con l’ausilio di farmaci specifici;
  • enterocolite necrotizzante;
  • retinopatia del prematuro, che consiste in una crescita anomala dei vasi retinici che deve essere corretta chirurgicamente;
  • displasia broncopolmonare che richiede invece la somministrazione di ossigeno.


Fonte http://www.neolatte.it/bimboemamma/come-prevenire-il-parto-pretermine/

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