Non sempre devono destare preoccupazione, perché possono sì uscire dai genitali esterni, ma provenire da altre parti del corpo che non siano l’utero o la placenta: tracce rosse possono, infatti, indicare la presenza di un polipo, di varici o di emorroidi. In questi casi, dunque, non indicano affatto che qualcosa non va nella gravidanza. La cura da effettuare viene indicata dal ginecologo, dopo aver accertato con una visita di che disturbo si tratta.
Se, al contrario, le tracce ematiche derivano dall’utero, il loro significato cambia a seconda dell’epoca gestazionale. Nel primo trimestre di gravidanza possono essere indice di una lieve minaccia d’aborto: non indicano necessariamente che la gravidanza sta andando male, ma possono indicare che sta succedendo qualche cosa all’interno dell’utero, come contrazioni precoci da tenere sotto controllo. Appena ci si accorge di tracce rosse è, comunque, meglio avvertire il ginecologo, perché talvolta possono indicare un’interruzione spontanea della gestazione o una gravidanza extra-uterina (ma in questo caso la donna avverte anche forti dolori al ventre). Questo tipo di gravidanza si verifica quando l’ovulo non si impianta nell’utero ma in un’altra sede, come per esempio nelle tube di Falloppio, i condotti che collegano le ovaie all’utero. A volte invece sono del tutto innocue, quasi fossero un “ricordo” delle mestruazioni, e non indicano che qualcosa vada male nella gestazione. Si tratta di perdite fisiologiche. Solo il ginecologo, però, può individuare con certezza l’origine di queste perdite.
Nel secondo e terzo trimestre le perdite di sangue possono essere causate dalla placenta previa, cioè quando la placenta si posiziona molto in basso, ostruendo in parte o completamente lo sbocco uterino in vagina. Negli ultimi tre mesi dell’attesa può verificarsi un distacco della placenta e in questo caso si hanno perdite abbondanti e forti dolori all’utero, che si contrae. Se il disturbo è lieve e il ginecologo lo ritiene opportuno la donna può continuare a fare la vita di sempre. Al contrario, se il problema che ha causato le perdite è più serio, come nel caso di placenta previa, può essere necessario il riposo, anche assoluto a letto.
Al termine della gravidanza, si possono, infine, avere perdite di sangue a causa della dilatazione del collo dell’utero, che si prepara alla nascita del bambino. Bisogna contattare il ginecologo, perché il parto si sta avvicinando. Le perdite di sangue che non devono destare preoccupazione vengono dai genitali esterni, a causa di emorroidi o varici. Anche le normali perdite biancastre, inodori, sono innocue. In tutti gli altri casi, cioè se le perdite sono di colori diversi, causano bruciore o pruriti, hanno un cattivo odore o si tratta di sangue proveniente dall’utero, possono essere la spia di qualche problema. In ogni caso è sempre meglio contattare sempre il ginecologo, per capire l’origine delle perdite e intervenire in modo opportuno. Nel secondo/terzo trimestre se le perdite ematiche insorgono di notte bisogna recarsi subito al Pronto Soccorso, senza aspettare il giorno successivo per contattare il medico: è meglio farsi visitare in ospedale il prima possibile, dato che potrebbe trattarsi di una minaccia d’aborto o di un problema più serio.
Durante la gravidanza va osservata un’igiene intima scrupolosa ma non eccessiva: via libera ai lavaggi esterni, anche due volte al giorno, ma assolutamente sono da evitare le lavande vaginali. Se le perdite sono molto abbondanti da bagnare la biancheria intima recando disagio, la futura mamma può ricorrere agli assorbenti esterni. Sarebbe meglio però utilizzare quelli in puro cotone in vendita in farmacia, per non favorire la proliferazione dei batteri o dei funghi. La biancheria intima dovrebbe essere sempre di cotone: i tessuti sintetici, infatti, impediscono una corretta traspirazione creando anche un ambiente caldo umido ideale per la proliferazione di germi.
Fonte https://www.bimbisaniebelli.it/gravidanza/disturbi/perdite-di-sangue-primo-trimestre
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