Tuttavia pare che molte multinazionali cerchino la strada per aggirare la normativa ed effettuare pubblicità ingannevoli che invoglino le mamme ad acquistare latte in formula o altri prodotti.
L’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione di massa e dei social media dovrebbe essere un incentivo a promuovere, proteggere e supportare l’allattamento al seno, in realtà i social network vengono sempre più utilizzati per fare marketing sulle formulazioni artificiali, aggirando la normativa OMS e il Codice.
Secondo uno studio americano, le aziende produttrici di latte in formula sono estremamente presenti sulle pagine Facebook, hanno App per gli smartphone pensate per i neogenitori e siti web interattivi.
Inoltre vi è una massiccia presenza pubblicitaria nei video del canale YouTube.
Da ulteriori studi è emerso che il 14% delle strutture ospedaliere del Togo e del Burkina Faso (Paesi che hanno aderito al Codice ed emesso normative ad hoc) hanno ricevuto donazioni di sostituti del latte materno, fornite gratuitamente alle madri. Ai professionisti sono stati inoltre fatti regali per la promozione del prodotto e nel 16% delle strutture è stato trovato materiale promozionale.
Ben 40 prodotti hanno violato il Codice: 21 erano dell’azienda Danone, 11 della Nestlè e 8 di altre aziende minori. Nessuno dei professionisti inseriti nello studio conosceva l’esistenza del Codice e nel 60% dei casi le donne non hanno ricevuto alcuna informazione in merito all’allattamento al seno.
Addirittura pare che il 91% degli ospedali Americani distribuisca alle donne pacchi di latte in formula, violando apertamente il Codice e la normativa OMS.
Da un’indagine condotta sulle principali riviste italiane, è invece emerso un dato allarmante; sono state valutate la pubblicità dei latti di proseguimento ed è risultato che le donne che le avevano viste avevano dedotto che si sponsorizzassero prodotti adatti fin dalla nascita. Ne è risultato dunque che le aziende utilizzano la pubblicità di questi prodotti per promuovere la vendita di latte di tipo 1.
Ma non finisce qui!
C’è chi ha promosso pubblicità ingannevoli promuovendo i suoi prodotti sotto lo slogan “Il tuo bambino ha bisogno di almeno 500 ml di latte al giorno. Se il tuo latte non basta, usa xxxxx per supportare il sistema immunitario di tuo figlio”. Fornendo addirittura un questionario online che permettesse alle donne di misurare il latte prodotto giornalmente.
Oppure il prodotto in vendita sarebbe un latte creato apposta per LUI, promuovendo la crescita fisica, intellettiva e creativa di genere. La pubblicità è apertamente discriminante nei confronti della bambina presente sulla scena, che assume un atteggiamento passivo e compiacente mentre le totali attenzioni materne sono focalizzate sul fratellino.
Questi sono solo alcuni dei numerosissimi esempi di violazione del Codice e della normativa OMS; attualmente l’IBFAN sta lavorando per verificare e fermare queste aziende allo scopo di promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento al seno in tutte le donne che lo desiderano.
Articolo a cura dell’Ost. Colombo Giulia
L’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione di massa e dei social media dovrebbe essere un incentivo a promuovere, proteggere e supportare l’allattamento al seno, in realtà i social network vengono sempre più utilizzati per fare marketing sulle formulazioni artificiali, aggirando la normativa OMS e il Codice.
Secondo uno studio americano, le aziende produttrici di latte in formula sono estremamente presenti sulle pagine Facebook, hanno App per gli smartphone pensate per i neogenitori e siti web interattivi.
Inoltre vi è una massiccia presenza pubblicitaria nei video del canale YouTube.
Da ulteriori studi è emerso che il 14% delle strutture ospedaliere del Togo e del Burkina Faso (Paesi che hanno aderito al Codice ed emesso normative ad hoc) hanno ricevuto donazioni di sostituti del latte materno, fornite gratuitamente alle madri. Ai professionisti sono stati inoltre fatti regali per la promozione del prodotto e nel 16% delle strutture è stato trovato materiale promozionale.
Ben 40 prodotti hanno violato il Codice: 21 erano dell’azienda Danone, 11 della Nestlè e 8 di altre aziende minori. Nessuno dei professionisti inseriti nello studio conosceva l’esistenza del Codice e nel 60% dei casi le donne non hanno ricevuto alcuna informazione in merito all’allattamento al seno.
Addirittura pare che il 91% degli ospedali Americani distribuisca alle donne pacchi di latte in formula, violando apertamente il Codice e la normativa OMS.
Da un’indagine condotta sulle principali riviste italiane, è invece emerso un dato allarmante; sono state valutate la pubblicità dei latti di proseguimento ed è risultato che le donne che le avevano viste avevano dedotto che si sponsorizzassero prodotti adatti fin dalla nascita. Ne è risultato dunque che le aziende utilizzano la pubblicità di questi prodotti per promuovere la vendita di latte di tipo 1.
Ma non finisce qui!
C’è chi ha promosso pubblicità ingannevoli promuovendo i suoi prodotti sotto lo slogan “Il tuo bambino ha bisogno di almeno 500 ml di latte al giorno. Se il tuo latte non basta, usa xxxxx per supportare il sistema immunitario di tuo figlio”. Fornendo addirittura un questionario online che permettesse alle donne di misurare il latte prodotto giornalmente.
Oppure il prodotto in vendita sarebbe un latte creato apposta per LUI, promuovendo la crescita fisica, intellettiva e creativa di genere. La pubblicità è apertamente discriminante nei confronti della bambina presente sulla scena, che assume un atteggiamento passivo e compiacente mentre le totali attenzioni materne sono focalizzate sul fratellino.
Questi sono solo alcuni dei numerosissimi esempi di violazione del Codice e della normativa OMS; attualmente l’IBFAN sta lavorando per verificare e fermare queste aziende allo scopo di promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento al seno in tutte le donne che lo desiderano.
Articolo a cura dell’Ost. Colombo Giulia
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