giovedì 22 febbraio 2018

SE IL PICCOLO ODIA IL PASSEGGINO

Odiava la carrozzina, odiava l’ovetto, adesso odia il passeggino.
Si divincola come un indemoniato, mi guarda girandosi indietro ed esprime rumorosamente il suo dissenso.
“Buuuuu” – espressione del massimo disprezzo.

Il passeggino prende polvere in garage da un bel po’ di tempo.

Usiamo il triciclo per gli spostamenti comuni – ed eccolo che salta in sella con grida di gioia e commenta ogni sterzata con un “Be!” – espressione di massima felicità – agitandosi come un derviscio ogni volta che per un motivo o per l’altro ci dobbiamo fermare.
passegginoIn tutte le altre occasioni usiamo la fascia – quando il pomeriggio è freddo, per esempio, o quando l’ora della nanna è vicina e il triciclo non offre uno spazio buono per dormire, oppure ogni volta che dobbiamo percorrere un bel tragitto.

Ha la sua posizione preferita: si accoccola contro il mio seno, pancia contro pancia, tutto rannicchiato e con un’espressione di beata soddisfazione sul viso.

Quando è in fase attiva, saluta con la manina tutto quello che incontra (cani, macchine, alberi), altrimenti si appisola e dormicchia per tutto il tragitto.
Le prime volte potrebbe sembrare faticoso… ma con il tempo ho maturato una certa resistenza alla fatica  per cui camminiamo per ore, lui sempre accoccolato sulla mia pancia, come quando era un cucciolo minuscolo

Sabato pomeriggio siamo usciti a spasso.

Era freddo, e le strade erano affollate.

Dodo si è accoccolato contro di me, nella fascia, il cappello da gnometto che gli copriva il viso lasciando fuori solo gli occhi e il nasino.
Quando uscivamo con il marsupio e Dodo era un cucciolotto, era tutto un fiorire di commenti.
“Che cucciolo!” “Che meraviglia” “Piccolino!”
Adesso tutti i passanti ci guardano con aria incuriosita.

Dodo forma un megabozzolo contro la mia pancia.
Le vecchiette commentano con “almeno sta caldo”. Altre dicono “Così non si staccherà mai”.
Gli unici sguardi comprensivi (ed un po’ invidiosi) sono quelli di mamme e papà che trasportano bimbi urlanti in braccio. Dodo osserva tutto con attenzione, un’espressione di delicata soddisfazione.

Entriamo in un negozio per bambini. Cerchiamo pigiami di pile per combattere il freddo invernale.

Il negozio è pieno, Dodo fa ciao con la mano a tutti i bimbi che vede.
Arriva la commessa, mi guarda con perplessità (la stessa perplessità quando qualche mese fa le avevo chiesto se vendevano fasce portabebè).
Nell’assortimento colorato, mancano le taglie papabili.

“Che taglia cercava, signora?”

“Non so… 12 mesi, 18… insomma, per un bimbo di 80 cm.”
“Sarebbe questo il bimbo?” – occhiata perplessa al megabozzolo.
Dodo sorride e fa ciao con la manina.
“Sì”.
“Beh, ma è grande… mi sa che ci vuole una 24 mesi”.
Mi porta il pigiama. Valuto la dimensione ad occhio.
“Mi sembra ancora molto grande…”

E qui il commento artico “Signora, è lei che lo tratta come se fosse ancora un bambino piccolo, non vede quanto è grosso?”
Rimango un attimo in silenzio. Lei ne approfitta per continuare.
“I bambini vanno lasciati crescere”.
Dodo si sporge lievemente all’indietro, irritato dal fatto che nessuno ha risposto al suo ciao.
“Buuu” dice.

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